PANNING E MOSSO

 

Due fotografi professionisti parlano della sfida forse più intrigante: il panning.
Dalla loro esperienza, ecco i consigli per realizzarlo nel modo migliore.
Fotografie di Eugenio Manghi e Annalisa Losacco

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Un'antilope alcina in corsa, fotografata con
un tempo lento ma con tecnica panning.

Per fotografare il movimento esistono sostanzialmente due tecniche, utili sia per le foto d'azione che per realizzare immagini grafiche al limite dell'astrattismo.

La prima è il "panning"
Consiste nel seguire il movimento del soggetto, cercando di mantenerlo sempre inquadrato nello stesso punto del mirino, allo scopo di rappresentarlo fermo su uno sfondo mosso. La strisciata ottenuta sui piani lontani sarà più o meno pronunciata, a seconda dei tempi di otturazione impiegati e della velocità con cui si muovono il soggetto e la fotocamera.

La seconda è "l'immobilità"
È una tecnica che consiste nel tenere più o meno immobile la fotocamera, eventualmente su treppiede, e consentire che il movimento del soggetto venga registrato durante l'esposizione. Si tradurrà in una scia più o meno breve e definita sull'emulsione. Ne risulterà un effetto di mosso che, dosato sapientemente all'interno della composizione, potrà suscitare un certo interesse.

Osserviamo che paradossalmente, proprio quando congeliamo il soggetto e muoviamo lo sfondo per mezzo del panning, la fotografia restituisce una più pronunciata sensazione del movimento. Dipende essenzialmente da come si comporta il nostro sistema visivo: quando guardiamo qualcosa che si muove velocemente, d'istinto seguiamo il soggetto. Cioè siamo portati a fare un panning con gli occhi. D'altra parte, questo è il solo modo di cui disponiamo per "rallentare" visivamente l'azione e cogliere i dettagli. Il panning è dunque una delle forme più tecniche, e nello stesso tempo aleatorie, per il controllo del mosso. Sicuramente è la più adeguata per gli animali in corsa o gli uccelli in volo.
È un modo anche per "suggerire" il movimento attraverso la fotografia, piuttosto che semplicemente ritrarlo: il panning lascia infatti immaginare, senza davvero mostrarlo, l'istante antecedente e quello successivo di un'azione.

Un'azione di panning
Una mattina di qualche anno fa, nella Wager Bay che è un braccio di oceano artico a nordovest della Baia di Hudson, in Canada, mi trovavo appostato tra le rocce che chiudono, a nord, una depressione salata vicino alla foce del fiume Sila. Un'area periodicamente invasa dalle acque di marea, dove i caribù sono soliti passare ore leccando il sale rimasto sulle pietre.
Era la regione delle Barrenlands, le cosiddette "terre sterili" nel territorio autonomo eschimese del Nunavut.
Tutt'altro che priva di vita, la tundra ospita qui una fauna incredibile: caribù, ghiottoni, volpi, lupi, aquile, falchi pellegrini, poiane e, sulla costa, orsi polari.
Aspettavo il passaggio di qualche gruppetto di caribù, una parte del grande branco in migrazione verso sud. Da qualche giorno aveva incominciato a transitare alla spicciolata nelle vicinanze di Sila Lodge.
Quando si è in appostamento, i pensieri corrono via veloci e la cosa più difficile è mantenere la concentrazione su ciò che si sta facendo.
Un giovane maschio di caribù dalle corna ancora corte, forse spaventato dal movimento lontano di uno dei pochi turisti che osano sfidare la breve estate artica lassù, d'un tratto mosse proprio verso di me, che mi tenevo ben nascosto tra i grandi massi erratici di un'antica morena glaciale. La sua andatura non era sciolta e neppure rilassata.
La testa alzata per meglio aspirare l'aria e percepire gli odori, prese a trottare passandomi davanti a tutta velocità.
Imbracciavo un 500mm Nikon f/4, dotato di messa a fuoco manuale ed appoggiato su monopiede. Il tempo d'esposizione impostato (per il diaframma f/5,6) era 1/250 di secondo. Con il sole velato stavo sovraesponendo di circa 1/2 stop, allo scopo di rendere più leggibile il vello scuro dell'animale.
Ebbi solo un paio di secondi per seguirlo con una leggera rotazione del busto e per scattare una raffica di quattro fotogrammi.
Due riuscirono bene.

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Panning eseguito sulla corsa di un caribù, lungo una morena glaciale.

La cosa più difficile durante il panning è la messa a fuoco, sempre piuttosto indecisa a causa della rapidità degli eventi. L'autofocus può essere di aiuto, sia impostato in modo singolo (per una regolazione preliminare), che in modo continuo, sempre nella speranza di riuscire a tenere ben centrato il soggetto sul sensore di messa a fuoco. Diversamente, la fotocamera perderà quasi sicuramente il fuoco e noi... la foto: infatti nel panning non c'è tempo per recuperi o indecisioni; neppure per quelle, pur brevi, dell'elettronica.

Panning particolari
Vi sono situazioni in cui il panning è particolarmente facile. Immaginiamo di voler fotografare degli uccelli veleggiatori in una giornata di vento. In zone in cui avremo accertato la presenza di un soggetto interessante basterà appostarsi in posizione appena rilevata, una roccia, il tetto di una casa, una torre di osservazione, e non di rado ci si ritroverà a pochi metri da uccelli sospesi a mezz'aria. Sostenuti dal vento, non si prenderanno neppure la briga di battere le ali, per un tempo più che sufficiente a fotografarli.
Tanti anni fa mi trovavo su una torre di osservazione all'interno di una riserva biologica dell'Unesco, nel Parco Nazionale spagnolo di Coto Doñana. Ero lì per fotografare una colonia di spatole, installata assieme a qualche centinaio di aironi su gigantesche sughere secolari. La brezza mattutina era tesa e l'orizzonte limpido. Parecchi nibbi volavano intorno alla colonia per depredare i nidi. Fatto un giro, spesso a vuoto, si fermavano controvento per un istante dietro la torre e poi si lanciavano nuovamente sulle sughere. Ero a una decina di metri dal suolo: con il 300mm potevo fotografarli quasi a pieno formato.
Qualcosa di simile mi capitò un'altra volta su un traghetto norvegese, dove alcuni gabbiani reali seguivano la nave volando alla stessa velocità. Fotografarli in volo, con un Nikkor 180mm f/2,8 fu semplicissimo: il panning infatti veniva realizzato non tanto mediante l'inseguimento, possibile con la fotocamera, bensì dal movimento stesso della nave!
I modi per annullare il movimento relativo di un soggetto rispetto al fotografo non finiscono qui. In un'altra occasione, nel deserto africano del Namib, mi trovavo a guidare un fuoristrada con alcuni fotografi a bordo. Al mio fianco sedeva Annalisa.
D'un tratto, uno struzzo sbucò da alcuni bassi cespugli. Si mise a correre parallelamente alla pista, seppure un po' distante. Rendendoci conto che non avrebbe risentito, in termini di sicurezza, di una nostra rapida accelerazione, decidemmo di seguirlo. Tutto si svolse in pochi secondi: Annalisa si preparò a fotografare, inquadrando lo struzzo con un 100-400mm f /5,6 stabilizzato, mentre io seguii l'animale stando molto attento ad evitare le buche della pista (che, ci tengo a sottolinearlo, non avrei mai lasciato) e soprattutto a frenare prontamente nel caso l'animale avesse scartato nella nostra direzione. Annalisa ebbe appena il tempo per una raffica di tre fotogrammi, dopo di che lo struzzo accelerò ulteriormente seguendo una linea divergente dalla nostra e si allontanò definitivamente. Due foto riuscirono bene.

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La corsa di uno struzzo, seguita con tecnica panning dall'auto in movimento.

Controllo creativo
Per parlare di mosso in senso grafico, creativo, posso portare ad esempio una foto di fenicotteri che ho realizzato in Camargue molti anni fa. Mostra la rincorsa che prelude l'involo di un piccolo stormo di questi trampolieri. È stata realizzata a mano libera, impiegando un lungo fuoco 600mm alla massima apertura, f/8, con un tempo di scatto pari a 1/30 di secondo. Il cielo era molto nuvoloso. Gli elementi più chiari, le ali dei fenicotteri, hanno prodotto sul fotogramma un andamento leggermente ondulato, corrispondente al movimento degli uccelli in corsa e al micromosso del fotografo. Il leggero spostamento della fotocamera, che non oserei definire panning, ha contribuito a rendere illeggibile lo sfondo.

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Fenicotteri, fotografati con un lento tempo di otturazione e con il teleobiettivo.

In conclusione: in ogni situazione il controllo creativo del mosso non può prescindere da una discreta dose di casualità.
Vale comunque la pena sottolineare due cose: nel panning si impiegano tempi relativamente lunghi in riferimento all'ingrandimento del soggetto (1/30 - 1/250 di secondo per un animale in fuga ripreso a pieno formato).
Tenendo invece ferma la fotocamera, il tempo di posa deve essere regolato in base a quanto vogliamo limitare la strisciata del soggetto, cosa che dipende dalla rapidità del suo movimento. E' dunque impossibile suggerire a priori un tempo di posa piuttosto che un altro. Occorre regolarsi a occhio e in base all'esperienza. Apparentemente, il discorso è complesso, ma in pratica, non c'è nulla di difficile.

Sincro sulla II tendina
Una finezza ulteriore consiste nell'arricchire il mosso con un colpo di flash sincronizzato sulla seconda tendina dell'otturatore della reflex. In questo modo la fotocamera azionerà il lampeggiatore alla fine dell'esposizione della pellicola, un istante prima della chiusura dell'otturatore stesso: l'effetto che ne risulterà sarà di una strisciata segnata da un istante finale più nitido e fermo. Se il lampeggiatore o la fotocamera non dispongono di questa funzione, la sincronizzazione avverrà sulla prima tendina. Allora la strisciata seguirà l'immagine nitida, invece che precederla (in genere, l'effetto è considerato poco piacevole).
Per realizzare dei bei panning è molto importante fare pratica. Aquesto proposito non è necessario disturbare sempre gli animali: anche le auto in città vanno bene, oppure i ciclisti o perfino qualche appassionato di corsa a piedi. In questo caso le focali possono anche essere più corte e i tempi di posa allungarsi.
Servono allora, forse, pellicole meno sensibili di 100 ISO, in modo da poter continuare a impiegare diaframmi aperti e tempi relativamente lenti. Quando la luce dovesse rivelarsi comunque troppa per coppie tempo/diaframma dell'ordine di 1/60 - f /5.6, il trucco è sempre quello di anteporre all'obiettivo un filtro grigio (almeno di fattore 2; qualunque filtro polarizzatore svolge bene questa funzione).

Pellicole, obiettivi e stabilizzazione
Premesso che non esistono pellicole intrinsecamente "giuste" o "sbagliate" per il controllo creativo del mosso e per il panning, la scelta di un'emulsione deve tener conto anche di altri fattori.
Ad esempio, quando le condizioni in cui si fotografa sono impegnative o la foto è difficile - situazioni all'ordine del giorno per il fotonaturalista, a causa della scarsa prevedibilità dei comportamenti animali - spesso il risultato migliore si ottiene scattando molto.
E' importante allora poter fotografare senza dover lesinare troppo sul film.
Tentare un panning significa quasi sempre scattare a raffica: ma con che cuore un fotoamatore può permettersi 5 fotogrammi al secondo sapendo che, compreso lo sviluppo, un rullo di Ektachrome, di Velvia o di Provia costa come una bottiglia di Champenois?
Qualità ed economia sono due concetti molto correlati tra loro e sta al fotografo trovare il giusto compromesso. Se sappiamo che dovremo sacrificare interi rotoli alla realizzazione dello scatto giusto, allora sarà magari preferibile impiegare le cosiddette pellicole amatoriali, come Fuji Sensia o Kodak Elite, dal costo più contenuto e anche un po' più morbide.
Anche perché si tratterà comunque di emulsioni di qualità, niente affatto da sottovalutare, e anche un po'meno contrastate di quelle considerate professionali.

La scelta dell'ottica
Due parole sulle focali ideali per il panning e sull'opportunità o meno di fotografare con i tele-zoom. Nel primo caso mi limito a far osservare che difficilmente la posizione del fotografo rispetto a un animale in corsa o in volo sarà tale da permettergli di rinunciare al tele (200-400mm). Nel panning di animali questo sarà l'obiettivo ideale, anche perché la scarsa profondità di campo aiuterà a rendere più indistinto lo sfondo e quindi a staccare meglio il soggetto.
Per quanto riguarda i tele-zoom, cioè le ottiche a focale variabile che oggi si spingono fino a 400mm, ogni casa ne produce di assai buoni ma, ahimè, decisamente costosi.
Prescindendo comunque da considerazioni di carattere economico, questi zoom presentano due svantaggi. Il primo è che la loro luminosità massima è sempre quella della focale più lunga: se li paragoniamo alle ottiche fisse di pari livello e costo, alle focali più corte risultano meno luminosi.
Il secondo è che presentano spesso una discreta caduta di luce ai bordi. La cosa è particolarmente sensibile quando il soggetto si staglia su sfondi chiari o uniformi (soprattutto il cielo, l'acqua, un prato), mentre si nota meno nel bosco o con sfondi variegati.
In ogni caso, se la caduta di luce raggiunge o supera il valore di 1 stop, la diapositiva diventa difficile da stampare su positivo, a causa dell'aumento del contrasto che rende più evidente il difetto.

Questioni di stabilizzazione
Per quanto riguarda il panning con ottiche stabilizzate, è evidente che il movimento orizzontale "a seguire" la corsa di uno stambecco, di un bufalo eccetera, operato dal fotografo, viene percepito inizialmente dall'ottica come qualcosa cui "porre rimedio".
In realtà, la cosa non è così problematica come può apparire.
Infatti, se da un lato su alcuni obiettivi è possibile escludere la stabilizzazione orizzontale, rendendo il sistema ottico insensibile al panning, ma lasciandolo libero di correggere le incertezze sulla verticale, si può dire che anche sfruttando la stabilizzazione sui due assi, dopo una frazione di secondo lo stabilizzatore "capisce" che si tratta di un movimento uniforme e non lo corregge più. Per la fisica, uno stato di quiete è assimilabile a uno stato di moto uniforme: lo stabilizzatore si limiterà quindi, come sempre, a correggere gli impercettibili tremolii e i movimenti brevi del fotografo.
In ogni caso, la nostra "strisciata veloce" non avrà nulla da temere: come è naturale, il sistema di compensazione non potrà opporsi alla spostamento fisico della fotocamera.
L'unico movimento che questi nuovi obiettivi non potranno congelare sarà, ovviamente, quello proprio del soggetto.
Attenzione dunque alla rapidità con cui si svolge l'azione: per fotografare i gesti rapidi e improvvisi di un animale, come dicevamo, anche durante un panning, con le lunghe focali sarà spesso necessario impostare tempi di otturazione abbastanza rapidi, adeguati al rapporto di riproduzione a cui staremo lavorando.
Se preferiremo utilizzare la fotocamera in modalità automatica, varrà allora la pena ritornare alla priorità di diaframmi, fotografando a tutta apertura, o quasi.

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Una garzetta in volo. Seguendo il movimento del soggetto è possibile fermare l'azione
con efficacia.

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