High Dynamic Range: le potenzialità della pittura nella fotografia digitale

A cura di: Stefano Natrella

Premessa Introduzione
Gamma dinamica luminosa totale Fotografare: attrezzatura e shooting
Sviluppo RAW/NEF con ViewNX HDR con Photomatix Pro
HDR in Photoshop CS3 e Tone Mapping Plug-in HDR in Paint Shop Pro PHOTO X2

 

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Premessa
(a cura di Gerardo Bonomo)

Non vogliamo introdurre questo eXperience parlando di pellicola, tanto per riconfermare una possibile superiorità tecnica soprattutto delle ultimissime fotocamere digitali. Vogliamo e dobbiamo introdurre il lavoro parlando della pellicola per meglio comprendere uno dei tanti obiettivi vantaggi del digitale, vantaggio non in termini di facilità o di tempo di esecuzione del processo, ma di risultato. La fotografia si è sempre dovuta misurare con il Range Dinamico, o Gamma Luminosa, che è il rapporto di visualizzazione contemporanea nell'immagine finale tra le zone d'ombre e le alte luci di un'immagine. Ogni supporto, dalla diapositiva alla negativa colore e bianco e nero ha il suo preciso Range Dinamico, oltre il quale la scelta nell'immagine finale deve per forza di cose accettare o delle parti bruciate o delle ombre prive di dettaglio.

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La tavolozza dei colori di Giovanni Segantini: medium e range dinamici dello scorso millennio
ma con insospettabili estensioni tonali e zonali.

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La Mini Color Checker di GretagMacbeth: ad ogni passaggio di trasformazione
della visualizzazione del reale in un'immagine fotografica stampata il range dinamico
si assottiglia sempre più.

In stampa da negativo, soprattutto bianco e nero, possono avvenire dei veri miracoli grazie alle mascherature e alle bruciature, modificando così in modo evidente il Range Dinamico. Molto difficile ottenere un medesimo risultato in stampa da negativo colore, a meno di non lavorare su internegativi; ugualmente difficile nella stampa manuale da diapositiva.

Il Range Dinamico, con il digitale, è sostanzialmente cambiato, e più che nel risultato in ripresa in quello in postproduzione: lavorando con particolari software il Range Dinamico può estendersi al punto da superare la soglia di percezione oggettiva del reale. Affinandosi su questo particolarissimo intervento di postproduzione è possibile migliorare leggermente ma visibilmente il Range Dinamico, e quindi il risultato finale, senza che chi guarderà poi l'immagine possa accorgersi dell'intervento; oppure è possibile estremizzare il Range Dinamico, rendendo pienamente visibile l'intervento, portando a immagini concepite con una tecnica diversa e di conseguenza cariche di un diverso linguaggio fotografico, di un diverso modo di trasferire non il proprio vedere, ma il proprio Vedere.

Presentiamo qui la ricerca condotta da Stefano Natrella nel mondo dell'HDR.
Stefano Natrella ha dalla sua lustri di militanza in camera oscura e quindi di analogici interventi di mascheratura e bruciatura; il suo punto di vista sull'HDR parte quindi da complesse e analogiche radici lontane, quando non esisteva il comando "UNDO" e l'HDR analogico in camera oscura era arte riservata a pochi.
Ha scelto un'immagine scattata in Engadina, la patria adottiva del grande Giovanni Segantini che ha dipinto gli stessi cieli e le stelle nuvole al tramonto con il meraviglioso occhio della sua profondità artistica, ma con l'indubbio vantaggio, rispetto a noi "poveri" fotografi, di creare qualsiasi HDR sulla tela semplicemente combinando a piacere le luci e le ombre.
L'HDR, una delle più recenti tecnologie di postproduzione digitale ci aiuta quindi a muoverci all'interno dei nostri bracketing come il pennello di un pittore sulla sua tela.
Proiettati quindi nel futuro con il digitale ma con un occhio sempre aperto a chi ci ha preceduti nella ricerca sulla rappresentazione visiva della realtà.

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Trittico della Natura, La Morte. (Museo Segantini, St. Moritz)
La piana innevata è già sotto l'ombra delle montagne, mentre una nuvola in cielo riceve ancora la luce del sole al tramonto:
quanti EV si potrebbero contare tra le due donne vestite a lutto e i nevai illuminati dal sole?
A trovarsi di nuovo di fronte a una simile inquadratura solo attraverso il miglior uso della tecnologia HDR si riuscirebbe
a restituire tutta la gamma tonale della scena. Segantini, padre del divisionismo, è riuscito attraverso un percorso
pittorico innovativo a rendere perfettamente le infinite estensioni di gamma tonale che gli si paravano di fronte
durante le sue ricerche attraverso l'OberEngadin, senza per questo minimamente alterare la percezione della realtà –
sì, certamente, della sua realtà – durante la sua stesura attraverso le campiture delle sue gigantesche tele
(il quadro qui raffigurato misura 190x322cm): il colore molto denso è applicato in modo da non lasciare trasparire spazi
chiari o bianchi, come nelle opere impressioniste o neoimpressioniste. Per la rappresentazione della luce, alla quale Segantini attribuiva molta importanza, la tecnica divisionista non era sufficiente: Segantini cercò di accentuare maggiormente
le parti illuminate dal sole, circondandole di zone d'ombra. Per aumentare ulteriormente l'effetto luminoso
aggiungeva ai colori oro, giallo e bianco.
 

 

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