Berlino vent'anni dopo

A cura di: Vincenzo Tessarin

Nel giardino del castello di Sansouci a Postdam, una città a pochi chilometri da Berlino, c'è un angelo seduto: sembra attendere paziente che l'uomo decida di diventare un essere migliore.

Questa cittadina alle porte di Berlino fu sede dell'omonima conferenza con la quale il 17 Luglio 1945, Churchill, Truman e Stalin, in rappresentanza  degli Stati vincitori della Seconda Guerra Mondiale, suddivisero Berlino in quattro zone di occupazione.

Vincenzo Tessarin

Il Muro (1961-1989) toccò anche Potsdam, e la separò dal lato occidentale berlinese; sul Glienicke Brücke, detto "Ponte Delle Spie", venivano effettuati gli scambi di spie fra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica.

Sembra ieri che dai telegiornali trasmettevano immagini di quei ragazzi che con attrezzi più disparati aprivano brecce in quel che era stato per quasi trent'anni il MURO per antonomasia, il confine, la barriera tra est e ovest che separava due mondi apparentemente così distanti.

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Sembrava dovesse durare per sempre, sembrava che non ci sarebbe mai più stata una sola Germania e che est e ovest non si sarebbero più incontrati se non per parlare di conflitti.

Invece erano anni che da Mosca arrivavano segnali di cedimento, il Muro cominciava a scricchiolare, e le parole " Glasnost" e " Perestroika " erano il piccone che giorno dopo giorno scalfiva quel simbolo di separazione.

Berlino oggi è una delle capitali più dinamiche e multietniche d'Europa, dove si percepisce un fermento di cambiamento continuo, dove il presente ed il passato, mai dimenticato, si muovono verso il futuro.

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Camminando per il centro di Berlino capita spesso di trovare i segni di quel passato così buio, sia del periodo nazista che di quello sovietico.

Il perimetro dove sorgeva "il Muro" è evidenziato sulla pavimentazione stradale e sui marciapiedi che attraversava; in alcuni tratti è stato lasciato intatto, a ricordare un periodo storico che ha causato tanto dolore a questa città divisa ed ai suoi abitanti.

Lungo le rive della Sprea, di fronte agli edifici della Cancelleria, si posso scorgere croci bianche con i nomi e le foto di quei ragazzi morti mentre tentavano di varcare il Muro in cerca di libertà.

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Anche dietro al Reichstag,  sede del Parlamento,  con la sua torre di vetro al centro della cupola,  “araba fenice” fatta risorgere dalle proprie ceneri dall'estro di Sir Norman Foster, si incontrano lunghe file di queste croci bianche; la gente che passa si ferma a leggere i nomi e le giovani età di queste vittime.

Camminando per le vie di Berlino si scorgono piccole piastre di ottone apposte nel marciapiede; su di esse sono incisi i nomi e i luoghi di deportazione delle famiglie ebree che abitavano nelle case di fronte.

E poi  monumenti con figure scarne di deportati, dove qualcuno depone fiori o sassi, come da usanza ebraica.

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Il Memoriale alle Vittime dell'Olocausto, a poche centinaia di metri dalla Porta di Brandeburgo, è uno dei più grandi, con i suoi quasi 10.000 mq. di superficie, lì a ricordarci quell'infausto dramma della civiltà umana. Dopo  una nevicata il Memoriale pare assumere quasi dei connotati mistici.

Una ragazza col cappotto rosso che lancia palle di neve al suo compagno: ecco, mi ritorna in mente il film di Spielberg sulla tragedia ebraica.

Camminare nel labirinto di questi monoliti giganti è stata una commozione ed una strana emozione. Il ricordo è presente continuamente insieme al fermento che regna in questa città moderna e giovane.

Vincenzo Tessarin

In vent'anni Berlino ha saputo lasciarsi alle spalle i segni di una guerra che è continuata anche dopo la Seconda Grande Guerra, reinventandosi e modernizzandosi, diventando un centro di interesse culturale e sociale per l'Europa intera.

Ora vicino a resti del Muro abbattuto svettano moderne architetture che si stagliano contro il cielo come a Potsdamer Platz. E così l'avveniristico Sony Center dove ogni anno si svolge il famoso Festival del Cinema.

A Berlino il presente è già futuro, ed il passato è un ricordo sempre presente.

Il ricordo dei giorni trascorsi a Berlino, oltre che per le tante emozioni vissute, è stato il freddo pungente che mi ha accompagnato per tutto il tempo, specie di sera: all'interno della cupola del Reichstag, un'aria gelida; per le strade notturne innevate, il vento che tagliava il viso.

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Le mie foto sono state foto sofferte anche per il freddo: non era facile a volte decidere di togliermi i guanti per scattare sul pulsante della D700, per fortuna sempre pronta ed affidabile. Era comunque tanta la gioia di guardare nel mirino con il fedele compagno 14-24 … cosi da poter abbracciare un angolo incredibilmente ampio senza notare distorsioni evidenti. Mi sono stati di grande aiuto anche il 24-70 e il  favoloso 70-200 che mi ha permesso di cogliere momenti significativi senza essere invadente.
 

 

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