Il re

A cura di: Enrico Grotto

Ottobre… il mese che preannuncia i caldi colori dell’autunno.
Ormai l’esodo dalle montagne degli “invasori estivi” è già terminato… ora regna l’assoluta pace e tranquillità della Natura. Il silenzio è interrotto esclusivamente dal ticchettio del picchio muraiolo che svolazza dalla punta di un abete all’altro; dal fischio del capobranco che alto sulle rocce segnala la nostra presenza agli altri camosci; dai sibili del vento che gioca con le fronde degli alberi; da tutti quei rumori che udiamo nella foresta, rumori di cui essa mai ci svelerà l’origine… non c’è voce umana che accompagna il nostro cammino. Ma su tutti, c’è un suono che ci zittisce, ci paralizza, fa battere più forte il nostro cuore: inermi, non possiamo far altro che ascoltare…

Era appena iniziata una nuova avventura nel mio angolo di paradiso… mai mi arrischio ad intraprendere un’escursione in montagna da solo, ma questa volta avevo bisogno di sentirmi parte di essa, estraniarmi dalla specie umana per sentire il contatto con gli altri esseri viventi e non.

Enrico GrottoEnrico Grotto

Arrivato al Passo Rolle le nuvole mi diedero il loro benvenuto; sentivo ancora forte il legame con l’uomo e presa in mano la mia reflex cercai di immortalare la danza di quelle nobili forme. Rimasi colpito dal confronto tra le opere di Uomo e Natura e mi ritornò alla mente una frase letta non so dove e in quale tempo passato: “Il Mondo cesserà di esistere quando l’Uomo sarà già scomparso…”.

Ma qualche istante dopo, le nuvole sembravano volermi rapire da questi pensieri, regalandomi scenari ricchi di contrasto: giochi di luce ed ombra sulle scintillanti pareti verticali delle Pale di San Martino catturarono la mia attenzione… gli ondulati pascoli brulli e la limpida dolomia erano esaltati ancor più grazie al cielo terso che appariva sullo sfondo.

Sul culmine d’atmosfera dello spettacolo, ecco il Cimon e la Vezzana fare il loro ingresso in scena: trionfali, emersero dalle nubi apparendo ai miei occhi in tutto il loro fascino. Gli effetti speciali creati da questo fumo naturale non erano lontanamente paragonabili con quelli riprodotti sui set e sui palcoscenici...

Enrico Grotto

Mi incammino. Il sole, che giovava a nascondersi tra il velo di nubi all’orizzonte, si affrettava già a tramontare… quando stavo per arrivare ai piedi della Piccola Cavallazza, Lui, in lontananza, annunciò la sua presenza. Non avevo una meta precisa e quel richiamo mi spinse a sedermi sull’erba stepposa ad ascoltare: silenzio… così fu il sole, che lentamente si celava tra i profili delle vette del Colbricon, a spingermi a tirar fuori la reflex dallo zaino per immortalare gli ultimi raggi di luce sul lago sottostante.

Alle mie spalle le nubi continuavano a ballare, ma la mia attenzione non era più per esse. Offese dal mio atteggiamento, decisero di cogliermi di sorpresa e farmi un bello scherzetto: alleate con il vento, rapidamente si posarono silenziosamente sulle pendici delle montagne che mi circondavano. Obiettivo centrato! Erano ritornate loro al centro dei miei pensieri: tuttavia non ero preoccupato di ritrovarmi nella nebbia senza luce, conoscevo bene quel territorio… Giusto il tempo di congelare in un paio di scatti quell’ingresso prepotente, che mi trovai inghiottito dal quella massa dispettosa…

Enrico Grotto

Ma la situazione favorì lo sciogliere dei miei legami. Ora ero circondato da qualcosa che andava al di là dello spazio e del tempo, immerso in una dimensione eterea che non sembrava avere origine o fine. Le nubi mi avevano reso parte di esse.

Ero là, sdraiato in riva a quello specchio d’acqua privo di ogni volontà di andarmene: ad un tratto tornò in scena Lui: “Mbhooooo…”. Quest’unico e prorompente suono che proveniva da km di distanza mi catturò in un attimo! Saltai in piedi, rimisi in spalla lo zaino e mi affrettai a riprendere il cammino… ma verso dove!? Non avevo una direzione precisa, seguivo quello che mi suggeriva il cuore, guidato dal quel suono, ora udibile a scadenze regolari…
Mi fermai lungo le pendici della Tognazza, sapevo che da lì avrei avuto una buona visuale sul mondo circostante. Ancora: “Mbhooooooo…”. Questa volta il suono era più distinto, non era più perso in quella valle lontana, ancora nascosta ai miei occhi da un sottile manto di nuvole. Quel suono decretò l’inizio di una magia…

Enrico Grotto

Mi fu tutto più chiaro! Lui, le Nuvole, il Sole non si stavano contendendo la scena, non stavano gareggiando per conquistare la mia attenzione, per essere i soli… stavano recitando sullo stesso palcoscenico…
Le Nuvole danzavano vorticosamente davanti ai miei occhi lasciando intravedere a brevi sprazzi il mondo circostante; il Sole decise di colorarle con la sua calda luce rossa… e Lui, Lui riempì quel silenzio con il suo potente richiamo, così forte da rimbombare dentro me, fino a conquistarmi… “Mbhooooooo…”

Enrico Grotto

… ero là, seduto… immobile… eppure, in me, sentivo che volavo con le ali spiegate come un falco accarezzando le nubi e giocando col vento… sentivo che il calore mi stava abbandonando, mentre il freddo della sera abbracciava quell’angolo di mondo che fino a qualche istante prima brillava di colori… facevo il mio primo ingresso nella radura al centro della foresta… “Mbhooooooo…”…

Poi tutto si spense… arrivato al culmine della tensione, dopo esser passato da spettatore a parte integrante della scena e aver finalmente compreso la potenza della Natura diventando parte di essa, tutto si spense… prima di rimettere lo zaino in spalla per ritornare al mondo civilizzato, decisi di portare con me gli ultimi ricordi di quella magia…

Arrivato alla macchina, decisi di avviarmi verso Paneveggio… era un richiamo naturale… arrivato, mi sedetti in un angolo al buio, con lo sguardo rivolto al Caporale, il Cimon…
Silenzio… nemmeno il vento osava muoversi per paura di compromettere l’atmosfera… quei momenti mi sembrarono lunghissimi e non saprei dire con precisione quanto tempo passò… silenzio…

Enrico Grotto

Ad un certo punto, mentre scendeva la notte, si accesero nuovamente i riflettori sul palcoscenico: la Luna piena apparve a tratti tra le nuvole, i suoi raggi inondarono di una luce argentea il desolato prato davanti a me… e fu così che ri-iniziò: pensavo che lo spettacolo fosse già terminato, ma in cuor mio non ci credevo… era questo che mi aveva spinto a spostarmi…

“Mbhoooooo… Mbhoooooooo… Mbhoooooooo” fragorosi, a poche decine di metri di distanza, questi suoni mi rapirono nuovamente… ora, non c’era più un momento di silenzio… intorno a me sentivo il suo respiro, il rumore degli zoccoli sul suolo in quella corsa frenetica, lo schiocco secco delle corna che si intrecciavano… e, cosa ancor più strana, non percepivo la voglia di avere una fotocamera che mi permettesse di congelare quei momenti: ero lì, e questo era tutto ciò che bastava per mantenermi in equilibrio.. lì a poche decine di metri da quegli esemplari maestosi, i padroni indiscussi di questo angolo di mondo: “Mbhooooo”… era Lui, il Re…

Enrico GrottoEnrico Grotto

ATTREZZATURA:

Corpo macchina:
D40 (il suo peso praticamente nullo e la sua buona qualità non mi hanno deluso in nessun momento in nessuna situazione; l'ultima foto della gallery è scattata a 800 ISO, rumore praticamente nullo);
Ottiche:
Nikkor 12-24 f/4 (perfetto sia per contrasto, versatilità, nitidezza e cromie), Nikkor 18-55 f/3.5-5.6 (non utilizzato, ma visto il suo peso e la discreta qualità è un ottica che porto sempre con me!), Nikkor 55-200 f/4-5.6 (utilizzato per la prima serie di foto e l'ultima: risulta essere un po' troppo morbido - qui un test eseguito sull'ottica);
Accessori: Scatto Remoto (indispensabile), Cavalletto Hamastar 750 (il suo peso nullo permette di viaggiare leggeri, ma è impensabile utilizzarlo a media e massima altezza), filtri Cokin serie P (ho usato praticamente solo il gnd8 in pochi scatti per via della sua invadente dominante magenta).

 

 

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