Inviati

A cura di:

Tokyo Eye, sguardi d'Oriente
Alberto Canale

Per ciascuno di noi il Giappone può essere un mito lontano, da immaginare, che forse un giorno s'incontra, e allora una meravigliosa realtà si para davanti allo sguardo. La parvenza è quella dell'anomalia. Ho avuto la fortuna di immergermi nella quotidianità di una famiglia di miei cari amici che, come è loro consueta abitudine, mi hanno ospitato e messo completamente a mio agio. Il mio occhio s'immerge nell'incalzare pulsante di colori e movimento. Tokyo si rivela allo spettatore con tutta la sua placida confusione, nella mistica cultura zen che pare consegnare ad ogni immagine la rilassante sensazione che ogni persona sia, nel marasma, la parte necessaria senza la quale quello splendido mosaico non potrebbe mantenersi in vita.

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© Alberto Canale, Tokyo Eye, TOKYO DISNEYLAND

La mia fotografia è una costante ricerca di sguardi e di espressioni che difficilmente si possono ricreare a comando. L'organizzazione mentale di quello che sto per fotografare deve essere però ben chiara, quasi schematica, per poi trasgredire e ricercare la "foto" che non sempre arriva ma che quando viene colta sa come ripagarmi. Abituato a creare e raccontare storie fotografiche per i giornali, mi sono subito dato da fare a cercare di trovare un filo conduttore in questa nuova avventura. Cercavo qualcosa che non fosse già stato fatto in precedenza e possibilmente che destasse la curiosità nello spettatore al mio ritorno.

Lo spunto mi è stato dato dalla pacifica convivenza tra tecnologia e tradizione che ha colpito la mia attenzione di occidentale abituato a un imbarbarimento della propria cultura. Non è stato facile mantenere la concentrazione sul progetto iniziale perché sono stato letteralmente sopraffatto dalle mille stimolazioni visive. Colori accesi, sguardi, frenesia di luci intermittenti riflesse sulle strade bagnate mi hanno letteralmente stordito. Sono partito con un progetto fotografico ben chiaro, ma nel momento in cui mi sono ritrovato di fronte questa realtà ho perso ogni riferimento e ho cercato di portare a casa più emozioni che potevo.

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© Alberto Canale, Tokyo Eye, SHABONDAMA (Bolle di sapone a Musashino Tokyo)

Del mio corredo Nikon ho utilizzato focali dal 17mm al 200mm. Non mi sono spinto ad utilizzare ottiche ultragrandangolari perché ho cercato di concentrarmi più sulle atmosfere e sui contrasti cromatici piuttosto che sulle inquadrature estreme. Ho scelto di utilizzare la Nikon D200 come corpo in quanto mi ha permesso di essere abbastanza discreto nel momento della ripresa. Il mio percorso è iniziato dall'immensa e suggestiva Tokyo, dove sono stato per circa una settimana, per poi proseguire verso il porto di Yokohama. Mi sono spostato in seguito a Kyoto e poi a Nara, le antiche capitali del Giappone dove l'antichissima cultura orientale è più evidente con la presenza di numerosi templi buddhisti.

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© Alberto Canale, Tokyo Eye, HARAJYUKU GIRLS (ragazze di Harajyuku a Tokyo)

La filosofia zen pervade ogni singolo momento delle vita di ogni giapponese e questo si può notare nella centralità della figura umana come unità fondamentale e necessaria al buon funzionamento della società. Il rispetto della persona delimita i confini invalicabili che sono la libertà stessa di ogni singolo individuo. Sia nel piccolo paese come nella grande metropoli il movimento dei suoi abitanti può sembrare caotico agli occhi dei meno attenti, ma rivela un altissimo grado di organizzazione difficilmente riscontrabile in altre parti del mondo.

Ho camminato e pedalato per Tokyo nei suoi quartieri e quello che mi chiedevo costantemente è come tutto potesse avvenire quasi senza rumore. Persone che si muovono delineando dei percorsi che si intersecano con altri milioni di sentieri immaginari, senza scontrarsi e senza sovrapposti nel più completo rispetto del prossimo. Tutto avviene in un silenzio quasi irreale, un silenzio che predispone alla comunicazione più vera, quella delle immagini.

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© Alberto Canale, Tokyo Eye, ISHIBEI KOJI CHAYA (donna nella casa a Kyoto)

Chi è
Alberto Canale, nato a Genova nel 1978, dopo essersi laureato frequenta corsi di reportage e ritratto. Inizia la sua avventura come assistente di vari fotografi trasformando la passione nel suo lavoro. Lavoracon la Sovrintendenza ai Beni Artistici per la catalogazione di opere d'arte. In seguito si avvicina come freelance al fotogiornalismo e grazie ad alcune agenzie di stampa nazionali realizza ormai da diversi anni reportage fotografici destinati ai maggiori settimanali italiani ed esteri. Nell'aprile 2005 inaugura a Genova lo studio "Fotografi Boccadasse" che offre servizi di ritratto, cerimonia e pubblicità www.fotografiboccadasse.com. Viene scelto da FNAC come nuova proposta fotografica per il suo reportage sul Giappone, "Tokyo eye" www.albertocanale.com.

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© Alberto Canale, Tokyo Eye, INOGASHIRA KOEN (parco di Inogashira Tokyo)

 

"E dove sarebbe, di preciso, questo Giappone?". Baldabiou alzò la canna del suo bastone puntandola oltre i tetti di Saint-August. "Sempre dritto di là". Disse. "Fino alla fine del mondo".

Alessandro Baricco, "Seta"


Una visita prolungata, quando si tratta di paesi che appartengono alla medesima grande famiglia di quello in cui siamo nati e cresciuti, differisce da una più breve soltanto perché fornisce la mente d'un maggior numero di fatti, d'una più chiara visione dei particolari nel quadro d'insieme. Se invece valichiamo i confini entro cui hanno operato per secoli le influenze e le tradizioni del mondo classico, del cristianesimo, del rinascimento europeo, tra semplice visita e lunga residenza può anche aver luogo un salto qualitativo: possiamo anche penetrare in un altro ordine di idee, in un mondo governato da nuove dimensioni. L'inviato speciale va e torna; vede le cose cogli occhi del luogo d'origine; conosce le categorie dell'esotico e vi si diletta. Ma chi vive, lavora, soffre, per un'importante parte della propria vita, fra popoli la cui storia potrebbe essersi svolta sopra un altro pianeta, finisce per sentirsi piano piano trasformato; ciò che sembrava a prima vista strano diventa normale, coloro che parevano figure esotiche si rivelano invece uomini, donne, bambini meravigliosamente veri ed umani. Per un verso si respira dunque la grande identità dell'avventura terrena, per un altro si capisce come sia legittimo vedere cose e vita con occhi del tutto diversi dei nostri. Percezioni ambedue importanti, ora che il mondo sta diventando sempre più piccolo di spazi, sempre più vasto di popolo.

Fosco Maraini, "Ore giapponesi"

 

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© Alberto Canale, Tokyo Eye,
MARUI (negozio Marui a Tokyo)

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