1 tema, 5 immagini

A cura di:

Antonio Cacciola
I Vattienti, un rito di espiazione
foto di Antonio Cacciola, testo di Anne-Catherine Vassallo.

Come in ogni parte d'Italia e del mondo cattolico, la Settimana Santa è celebrata e sentita in modo particolare, rievoca un momento di grande significato, mistero e forti emozioni. Viene rivissuta una vicenda di sofferenza e violenza, antichi riti di giustizia, una condanna a morte, la morte di un innocente.

Sono pochi a rimanere del tutto estranei durante questa settimana. A Nocera Terinese, in Calabria, questo viene rievocato in tutta la sua carica di forte sofferenza. Un intero paese è coinvolto, soffre e partecipa. Per questo, Antonio Cacciola, fotoamatore che predilige il reportage, raccontare usi e costumi della gente di tutti i giorni, ha voluto documentare un rito che si ripete nei secoli.

Lo ha fatto immergendosi tra la folla, seguendo il percorso dei vattienti, sentendo in prima persona il mistero del rito e documentarlo in questi immagini dove il rosso del sangue versato predomina.

La mattina del Sabato Santo, una statua del 600 raffigurante la Madonna Addolorata viene portata in processione da portantini vestiti di bianco con una corona di spine in testa. Con immensa devozione, una devozione che si respira nell'aria dove la sofferenza, la speranza, i problemi di ognuno vengono riversati su quella Madonna.

La segue un intero paese e stranieri, gente del posto emigrata che ritorna apposta per questa celebrazione, curiosi, fotografi. In parallelo a questa processione, si svolge un altro rito, antichissimo, passionale: quello dei vattienti.

Il vattiente è un uomo qualunque, ma che in questo Sabato Santo sente la necessità di battersi e offrire il suo sangue. Quest'uomo qualunque diventa un espiatore. Si batte per ottenere una grazia o per averla ricevuta, rinnova un battesimo di sangue attraverso questa espiazione. I vattienti si preparano in un locale, si spogliano dagli abiti civili e indossano pantaloncini corti, un maglione, in genere nero, un copricapo nero con una corona di spine.

Allo stesso tempo si prepara l'acciomu (parola dialettale derivante da Ecce Homo), generalmente un ragazzino, vestito soltanto di un panno rosso che lascia scoperte le spalle. Porta una croce rivestita di panno rosso e rappresenta Gesù dopo la flagellazione, quando gli misero un mantello rosso e una corona di spine per deriderlo come Re dei Giudei.

Mentre si svolge la vestizione, sono disinfettati il cardo, un disco di sughero sul quale sono fissati tredici pezzi di vetro appuntiti chiamate lanze: simbolo di Cristo e i dodici apostoli. Poi la rosa, altro disco di sughero ma ben levigato, che viene usato per lasciare l'impronta del sangue sulle mura delle case che sono state visitate dai vattienti e anche sulla spalla dell'acciomu.
Il vattiente esce in strada con le braccia incrociate tenendo il cardo in una mano e la rosa nell'altra. Vattiente e acciomu vengono legati da una cordicella e saranno sempre uniti per tutto il percorso. I vattienti corrono per il paese e si battono prima davanti la propria casa e poi davanti le case di amici e parenti, davanti i sacrati delle chiese e le icone votive.

Quando incontrano la statua della Madonna in processione, si inginocchiano, pregano e si battono. Nelle case, la gente li aspetta per versare il vino sopra le ferite per disinfettarle.
I vattienti sono accompagnati da parenti e amici, con taniche di vino dove è stato bollito con rosmarino, che versano sulle gambe sanguinanti (questa miscela ha poteri curativi e in fatti al vattiente non rimane alcuna cicatrice e non si è mai sentito di qualche infezione dovuta a questo rito). Alla fine, per le strade del paese rimangono le tracce di sangue e vino, fino alla prossima pioggia.

Chi é
Antonio Cacciola è un fotoamatore che inizia a fotografare nel 1978. I temi che preferisce sono: il reportage in bianco e nero di cui cura personalmente le varie fasi di sviluppo e stampa sia dei negativi sia delle foto; il paesaggio, sia in bianco e nero sia a colori; il ritratto di gente comune che poi elabora al computer.
Ha partecipato a vari concorsi Nazionali e Internazionali ottenendo riconoscimenti come il Fotocine 80, nel 1986; il Salone Internazionale D'Arte Fotografica ad Alessandria, nel 1997; il premio Repubblica di San Marino, nel 1997; Il Cappello nel Mondo, ad Alessandria, nel 1999; L'isola dei sogni, a Ischia, nel 2001.

La rivista Fotocine 80 ha pubblicato un suo reportage sull'Albania nel 1994. Ha partecipato ad alcune collettive per poi arrivare alle sue personali, fra le quali Pianeta Albania all'Atelier Fotografico Siena nel 1996, Neapolitès patrocinata dal Circolo Fernando Pessoa presso il Caffè Artistico-Letterario Pascò di Firenze nel 2001 e nel 2002 Luci e colori all'Atelier Fotografico di Siena.
Dodici sue foto sono state utilizzate per il libro di poesie di Giovanni Dotoli Roma-Beirut: andata e ritorno.

 

 

1 tema, 5 immagini:
Gianluigi Gargiulo
Antonio Cacciola

Metodi di pagamento: