Intervista 1

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I quattro di TerraProject, non solo WPP

Era da tempo che volevamo intervistare i quattro membri di TerraProject (Michele Borzoni, Simone Donati, Pietro Paolini, Rocco Rorandelli), un collettivo italiano - fondato a Firenze nel 2006 - che si occupa di tematiche sociali e geografiche realizzando progetti di fotografia documentaria. L'occasione l'ha fornita il riconoscimento assegnato a Pietro Paolini al recente World Press Photo (secondo premio nella categoria Daily Life). Così - come due anni fa, in occasione del premio Photo of the Year World Press Photo 2009 a un'immagine di Pietro Masturzo, si partì dal premio per porre le stesse domande ai componenti dell'agenzia Kairos Factory di cui Masturzo faceva parte - Sguardi ha realizzato un'intervista in parallelo ai quattro membri fondatori di TerraProject. Alla fine si compone un quadro, nel rispetto delle storie e delle caratteristiche di ciascuno, che nel caso di TerraProject assume ancora più senso visto che producono dei lavori anche collettivi diventando, come si autodefiniscono, un autore multiplo fatto di sguardi singoli.


© Pietro Paolini / TerraProject

Bolivianas © Pietro Paolini / TerraProject

Partiamo dalla storia dei singoli: qual è la vostra formazione, come siete arrivati alla fotografia?

[Michele Borzoni] Nel 2006 dopo essermi laureato in scienze geologiche ho deciso che avrei provato a cambiare strada e che avrei provato a dedicarmi a tempo pieno alla fotografia. Mi sono trasferito cosi a New York, dove ho frequentato il corso di fotogiornalismo all'ICP. Esperienza che rifarei certamente, anche se adesso sono sempre più convinto che le strade per arrivare a questo mestiere siano tantissime, e pertanto anche le meno accademiche possono essere sicuramente percorribili.

[Simone Donati] Ho frequentato il corso triennale di fotografia dello Studio Marangoni a Firenze e nel corso degli anni successivi mi sono specializzato nel reportage e nella documentazione fotografica.


© Michele Borzoni / TerraProject

Mass celebration in the St. George church in Istanbul, religious see
of the Ecumenical Patriarchate of Costantinople.
© Michele Borzoni / TerraProject

[Pietro Paolini] Ho iniziato ad avvicinarmi alla fotografia durante il liceo, poi mi sono iscritto al corso triennale alla Fondazione Studio Marangoni a Firenze. Nello stesso tempo ho iniziato a lavorare come assistente. Negli anni successivi mi sono sempre mantenuto con la fotografia, facendo i lavori più svariati e autofinanziando i miei reportage personali, fino ad arrivare piano piano a far coincidere il lavoro con quello che mi piace fare con la fotografia.

[Rocco Rorandelli] La mia carriera fotografica è iniziata ufficialmente al termine di un dottorato in scienze biologiche. In realtà credo che avessi preso quella decisione abbastanza tempo prima, dopo una serie di incontri ravvicinati con il fotogiornalismo e alcuni suoi esponenti, e dopo alcuni anni di assistentato. E così nel 2006 mi sono dato un anno per vedere cosa sarebbe successo di me e della mia vita provando a lavorare nell'ambito fotografico. Al termine di quell'anno non avevo raccolto niente di concreto, ma sapevo di voler continuare. Se ripenso a questo percorso vedo come alcune delle cose che ho appreso e sviluppato durante il mio percorso universitario sono risultate utili, per esempio la capacità di scrivere progetti e l'approccio 'scientifico' ad un tema da affrontare.


© Copyright Simone Donati / TerraProject

Welcome to Berlusconistan. Mirabello (FE), Tricolore feast 2009.
A moment during the beauty contest for the election of Miss Tricolore.
© Simone Donati / TerraProject

Sul sito scrivete che "TerraProject Photographers si propone come strumento di promozione dei suoi membri e dei loro lavori personali, come luogo di confronto e crescita collettiva". Ecco, come funziona il lavoro in un collettivo? Come si armonizzano le scelte, il gusto, lo stile personale con quelli degli altri e con la filosofia generale, con "l'esigenza di una chiave di lettura comune"?

[MB] Fino ad ora, la chiave di lettura principale è stata quella di privilegiare in qualche modo una scrittura collettiva, talvolta a discapito dell'autonomia e dell'autorialità del singolo, e che desse invece attenzione e risalto al gruppo. Pertanto tutti i processi che normalmente si fanno per arrivare ad un corpo di lavoro finito, nei lavori collettivi sono discussi e partecipati secondo un'ottica orizzontale, dove quindi i pensieri dei singoli pesano in egual modo.

[SD] I progetti vengono scelti insieme, di solito dopo che ad uno di noi è venuta in mente un'idea da sviluppare. Ci dividiamo quindi i compiti a livello logistico e poi ognuno realizza la serie di immagini assegnata. In fase di editing ci confrontiamo sul creare un corpo unico e armonico.


© Rocco Rorandelli / TerraProject / PictureTank

Tobacco in India. Dawn. Farmer Dipali Lohar during tobacco harvesting
in a mixed tobacco and sorgum field.
© Rocco Rorandelli / TerraProject / PictureTank

[PP] Il lavoro di gestione, organizzazione e promozione chiaramente si avvantaggia del fatto che siamo in quattro; riusciamo a creare più possibilità per tutti anche sfruttando le diverse attitudini e i singoli punti di forza. Per quanto riguarda i progetti fotografici collettivi, il nostro interesse è stato sempre quello di sperimentare la creazione di autore multiplo, ma coerente. Ci siamo sforzati di produrre singolarmente delle foto che rientrassero nello stile del collettivo, lo sguardo singolo in questo caso viene assolutamente messo da parte, favorendo il risultato finale del lavoro. Ognuno poi si sfoga e trova la sua personale visione nei progetti individuali. Una delle cose interessanti è proprio mettere in gioco il classico concetto di autore e di stile.

[RR] Il linguaggio collettivo che abbiamo sviluppato in questi anni di collaborazione è una cosa di cui vado particolarmente fiero, perché è la summa di ideali e visioni che ognuno di noi porta dentro sé. E riuscire a veicolare i desideri di quattro persone senza alcuna costrizione o deformazione è una cosa bellissima. In realtà, quando abbiamo deciso di riunirci sotto un nome unico, la priorità era quella di aiutarsi a vicenda ad affrontare il mondo della fotografia, un po' come un gruppo di scalatori al cospetto della vetta, in cordata. Ma poi in maniera molto naturale abbiamo iniziato a produrre lavori comuni che parevano vivere di una propria identità. Era come se avessimo creato un quinto elemento del gruppo.


© Copyright Simone Donati / TerraProject

Valley of Angels. Angelo takes care of the newborn Siria in the kitchen of the old house.
© Simone Donati / TerraProject

Qual è il progetto realizzato o da realizzare che ritieni sia significativo della tua/vostra sensibilità?

[MB] Da più di un anno sto portando avanti un progetto sulle comunità cristiane in Medio Oriente. Un lavoro complesso e lungo che però mi sta piacendo moltissimo. Nel collettivo credo che il nostro lavoro più significativo o comunque quello che avesse in embrione tutti gli elementi che poi negli anni si sono ripresentati, sia stato quello sui terremoto in Italia. Un viaggio nell'italia minore segnata dai più importati eventi sismici a partire dal terremoto del Belice, fino all'ultimo dell'Aquila.

[SD] Credo che ogni progetto che ho realizzato fino ad oggi abbia la sua importanza in sé, per il periodo in cui l'ho fatto ed anche per come l'ho fatto; l'ultimo lavoro Valley of Angels racconta la vita di una famiglia in Sicilia che ha deciso di scegliere uno stile di vita naturale.


© Michele Borzoni / TerraProject

Christian minority in Pakistan. St. Joseph Middle School, Christian school
in Rawalpindi where half of the students are christians and half muslim.
© Michele Borzoni / TerraProject

 

[PP] Uno dei miei lavori collettivi preferiti è quello realizzato sul tema dell'uso di uranio impoverito nella guerra dei Balcani, di cui abbiamo realizzato anche un multimedia, anche se di sicuro è quello che un po' si distacca dagli altri. Per quello che riguarda i progetto individuali, chiaramente il mio lavoro più significativo è sicuramente Bolivianas (con cui ha vinto il secondo premio nella categoria Daily Life all'ultimo World Press Photo, ndr).

[RR] Ognuno di noi segue progetti collettivi e lavora a reportage individuali. Nel 2012 abbiamo in cantiere due progetti fotografici collettivi, di cui uno abbastanza complesso; e io continuerò il mio lavoro sull'industria del tabacco, stavolta viaggiando negli Stati Uniti dopo una campagna di fund-raising. E poi dovremmo riuscire a pubblicare un libro ed esporre un progetto comune su cui abbiamo lavorato per quattro anni.


© Rocco Rorandelli / TerraProject / PictureTank

Tobacco in Indonesia. Sales girls working for Djarum Black
Menthol during the R&B parade, organized by Djarum.
© Rocco Rorandelli / TerraProject / PictureTank

Cosa pensi delle attuali sorti e tendenze della fotografia documentaria, come vi piace definirla, tra digitale, multimedia, mercato, ecc.?

[MB] Credo che la fotografia documentaria stia vivendo un momento di grandi cambiamenti. Non necessariamente negativi. Certamente il fotogiornalismo, cosi come si è presentato e fatto fino agli anni ‘90, in pochi anni non esisterà più. Ci saranno invece tante altre forme e modi per farlo. È un momento importante e credo che sia importante per i fotografi capire quale direzione prenderà.

[SD] Credo che ci sarà il bisogno di implementare il rapporto tra le nuove tecnologie e la fotografia tradizionale, sempre tenendo d'occhio la qualità dei lavori, che rimane comunque fondamentale.

[PP] Penso che sia un momento molto interessante, in cui abbiamo la responsabilità e la gioia di poter sperimentare nuove forme, modelli di produzione e di distribuzione. Anche se siamo ancora molto legati alla pellicola, abbiamo sempre sperimentato anche la multimedialità, che può sfruttare tutte le potenzialità della rete, vera rivoluzione nell'uso e nella fruizione delle immagini. Penso che il concetto stesso di fotografia documentaria si stia ampliando e ridefinendo, grazie al lavoro di molti giovani fotografi. Negli ultimi anni abbiamo sentito tante persone dire che la fotografia di reportage sta morendo, noi siamo sempre stati convinti che sia morto solo un modo di fare questo tipo di fotografia e di interpretarla, l'evoluzione è un processo naturale, dobbiamo solo essere aperti alle nuove idee, farle crescere, difenderle ed essere consapevoli che il futuro sarà quello che noi ci impegniamo a costruire. Ho molta fiducia nelle nuove generazioni di fotografi.

[RR] Da qualche anno seguiamo da vicino il dibattito sul destino della fotografia documentaria. Nonostante la nostra relativamente breve carriera abbiamo potuto osservare una rapida e drammatica trasformazione di alcuni punti fermi della fotografia documentaria, dalla chiusura dell'agenzia Grazia Neri, che ci ha rappresentati fino alla liquidazione, alla contrazione del mercato editoriale. Abbiamo partecipato a numerosi dibattiti sulla questione, durante i quali sono state fatte previsioni fosche ed ottimistiche. Forse è un po' presto per capire cosa accadrà, e la chiave è mantenere una certa flessibilità e puntare alla qualità.


© Pietro Paolini / TerraProject

Italian Coastline © Pietro Paolini / TerraProject

 

Chi sono

Michele Borzoni è nato nel 1979 a Firenze. Nel 2006 Si diploma presso l'International Center of Photography in Documentary Photography and Photojournalism Program di New York. Durante il corso degli studi svolge un internship con Jonas Bendiksen/Magnum Photos, e sempre nel 2006 partecipa all'Eddie Adams Workshop, Barnstorm XIX, NY. Vince il First Prize Yann Geffroy Award 2007 con il lavoro “Srebrenica, sete di giustizia” e la New York Times Scholarship for ICP students. Vincitore della Tierney Fellowship 2009 e del Primo Premio Singles People in the News del World Press Photo 2010. Nel 2012 viene selezionato dalla rivista PDN “30 new and emerging photographers to watch”. I suoi lavori sono pubblicati su numerose testate italiane e internazionali, come Newsweek, LeMonde Magazine, Geo, Io Donna, D La Repubblica delle donne, Vanity Fair, Time, International Herald Tribune, Sette Corriere della Sera, Mare, Internazionale, IL, L'Europeo, L'Espresso, ecc. Membro fondatore del collettivo di fotografia TerraProject Photographers dal 2006, i suoi lavori sono stati esposti in Italia, Stati Uniti, Cina, Brasile.

Simone Donati (1977) è nato a Firenze dove vive e lavora. Nel 2005 completa il corso triennale di fotografia alla Fondazione Studio Marangoni di Firenze. Dopo uno stage all'agenzia Magnum Photos di New York dal 2006 si occupa a livello professionale di fotografia documentaria. Negli ultimi anni la sua attenzione si è focalizzata sulla situazione politica e sociale italiana.

Pietro Paolini è nato a Firenze nel 1981. Ha frequentato il corso triennale presso la Fondazione Studio Marangoni a Firenze nel 2005. Nel 2004 è iniziato il suo interesse per la realtà del Sud America, con particolare attenzione verso i paesi del nuovo socialismo latino americano, Venezuela, Bolivia ed Ecuador. Nel 2006 fonda insieme ad altri tre fotografi il collettivo TerraProject. Le sue fotografie sono state esposte in Italia e all'estero. Collabora come free lance con molte riviste italiane e internazionali. Nel 2009 ha vinto la sezione "borsa di studio" al premio "Canon giovani fotografi". Dal 2001 fa parte del Reflexion masterclass di Giorgia Fiorio e Gabriel Bauret. Nel 2012 vince il secondo premio reportage nella categoria Daily life del World Press Photo, con il suo lavoro "Bolivianas".

Rocco Rorandelli è nato a Firenze (1973). Dopo il dottorato in biologia, nel 2006 ha iniziato a dedicarsi professionalmente alla fotografia, prediligendo temi sociali e ambientali. Ha realizzato reportage fotografici in Europa, Africa, America e Asia e i suoi lavori sono stati esposti in Italia, Germania, Spagna, Svizzera, Cina, Stati Uniti. Le sue immagini sono state utilizzate per campagne di sensibilizzazione da varie organizzazioni quali WHO, FAO, Amnesty International e sono comparse su numerose testate giornalistiche, tra cui Le Monde Magazine, Le Figaro Magazine, GEO France, Paris Match, Newsweek, The Wall Street Journal, D La Repubblica delle donne, L'Espresso, Vanity Fair, L'Europeo, Io Donna, Corriere della Sera Magazine. È tra i finalisti del Sony World Photography 2010 e ha ricevuto una Honorable Mention nel PX3 2008. Nel 2011 ha vinto un grant del Fund for Investigative Journalism per il suo lavoro sull'industria del tabacco.

www.terraproject.net
 

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