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Zingari
Josef Koudelka

A Milano, fino al 16 settembre, la Fondazione Forma per la Fotografia presenta Zingari di Josef Koudelka, «senza dubbio uno dei lavori fotografici più celebri del Novecento». La mostra, in prima mondiale e in collaborazione con Magnum Photos, rispecchia fedelmente la sequenza e il menabò del volume Cikáni (zingari in ceco) che lo stesso Koudelka aveva progettato nel 1970, prima di lasciare la Cecoslovacchia, e rimasto a lungo inedito. Quel volume, riproposto da Contrasto, testimonia la spettacolare teatralità visiva che Josef Koudelka aveva concepito intorno al suo lavoro di ricognizione fotografica delle comunità gitane dell'Est Europa.

© Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto
© Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto, Romania, 1968

In esposizione le 109 immagini del libro, sontuosamente stampate (sotto la stretta sorveglianza dell'autore) appositamente per la presentazione di Forma. Da un lato, le immagini raccontano la quotidianità delle comunità gitane negli anni Sessanta in Boemia, Moravia, Slovacchia, Romania, Ungheria e in alcuni casi in Francia e Spagna. Dall'altro, testimoniano lo sguardo penetrante e insolito dell'autore, la sua capacità di fermare, in momenti unici per la perfetta composizione formale e la pregnanza dell'azione, scene di vita familiare, momenti di festa, di gioco e di ritualità collettiva. Una dopo l'altra, le immagini compongono un vero affresco visivo di grande potenza e con poetica malinconia registrano la fine di un'epoca, la fine di un viaggio: quello del nomadismo zingaro in Europa. Riferimento essenziale "di culto" per generazioni di fotografi, Zingari mantiene nel tempo la sua forza e conferma la grandezza del suo autore, Josef Koudelka, tra i più grandi fotografi viventi.

© Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto
© Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto, Slovacchia, 1963

Di seguito, riportiamo un brano del testo di Willy Guy che accompagna le immagini. « Gli zingari sono sempre stati visti come forestieri pur avendo abitato nei paesi dell'Europa per più di sei secoli. Conoscono bene il significato della parola "esclusione" e la loro lunga permanenza in Europa è stata segnata da campagne di espulsione o da periodici pogrom dalle conseguenze ancora più spaventose. Queste persecuzioni sono culminate nella Seconda guerra mondiale, quando mezzo milione di zingari morì nei campi di concentramento nazisti, insieme agli ebrei. Eppure non sarebbe corretto leggere la storia gitana soltanto come una cronaca di continue persecuzioni. Gli zingari hanno rappresentato una componente importante delle economie locali, soprattutto in Europa centrale e orientale. Dispersi in una vasta diaspora e senza un loro territorio, vivevano nelle baracche degli insediamenti rurali o in quartieri urbani generalmente segregati (mahala), o ancora in piccole bande nomadi, offrendo prodotti artigianali e servizi di vario tipo. Insomma non erano un gruppo a se stante ma avevano una relazione simbiotica con gran parte delle popolazioni con le quali vivevano.

© Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto
© Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto, Moravia, 1966

I lontani antenati degli attuali zingari lasciarono il nord dell'India intorno al 1000 d.C. come è stato dimostrato soprattutto dalla ricerca linguistica, ma ancora non si conoscono le ragioni del loro esodo verso occidente. Gli zingari giunsero in Europa all'inizio del XIII secolo, attraversando l'Asia minore fino a Bisanzio dove si parlava greco e, secondo i documenti storici, poco tempo dopo si stabilirono nel Peloponneso e in diverse isole greche. Un'illustrazione del 1486 del porto ionico di Modon (l'attuale Methoni) mostra le capanne di un grande insediamento fuori delle mura cittadine, a dimostrazione che sin da tempi lontani gli zingari erano disposti a fermarsi se trovavano opportunità di sussistenza. Bisanzio è considerata la culla dell'identità zingara europea e la piattaforma da cui poi gli zingari si sono diffusi in tutta Europa come dimostra la prevalenza di parole di origine greca rispetto alle altre lingue nei dialetti romanì. […]

© Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto
© Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto, Boemia, 1963

L'ex-Repubblica Cecoslovacca, che comprendeva Boemia, Moravia e Slovacchia, fece da spartiacque fra quelle che potevano essere definite le aree occidentali e orientali della storia degli zingari in Europa. A ovest, nelle terre ceche di Boemia e Moravia, il modello di sviluppo fu simile a quello di Francia, Germania e Inghilterra: l'atteggiamento dei governanti nei confronti degli zingari in genere era quello di ignorarli come fossero inutili seccature o di legiferarne l'espulsione o l'esecuzione per scoraggiare nuove ondate migratorie. Nell'Europa occidentale di oggi molti zingari sono ancora nomadi. […]

© Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto
© Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto, Slovacchia, 1967

Gli zingari di queste fotografie furono ritratti negli anni Sessanta, per la maggior parte in uno stato che non esiste più e governato da un regime che crollò nel 1989. Tuttavia, dall'abbattimento delle strutture moribonde del Comunismo, l'avvento della democrazia liberale non ha offerto speranze di una vita migliore o più libera per i rom, come vengono chiamati oggi. Anzi, per la maggior parte di loro il tenore di vita è crollato e sono di fatto i cittadini più poveri di un'Unione Europea allargata. E lo stesso può dirsi degli altri rom d'Europa che continuano a condurre vite precarie ai margini della società. Questo popolo di venti milioni di persone, secondo le stime, costituisce la minoranza etnica più estesa ed emarginata d'Europa».

© Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto
© Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto, Romania, 1968
© Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto
© Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto, Slovacchia, 1966

 

Chi è
Josef Koudelka nasce in Moravia nel 1938. Inizia la sua carriera come ingegnere aeronautico e diventa fotografo professionista verso la fine degli anni Sessanta. Nel 1968 fotografa l'invasione sovietica di Praga, pubblicando le sue fotografie con le iniziali P. P. (Prague Photographer, fotografo di Praga). Per queste fotografie, nel 1969 riceve da anonimo il premio Robert Capa dell'Overseas Press Club. Nel 1970 lascia la Cecoslovacchia per cercare asilo politico e, poco dopo, entra a Magnum Photos. Nel 1975, viene pubblicata la prima edizione di Gypsies, il primo di una lunga serie di libri di questo fotografo, incluso Exiles (1988), Chaos (1999), Koudelka (2006) e Invasione Praga 68 (2008). Nel corso della sua carriera Koudelka ha vinto svariati premi come il Prix Nadar (1978), il Grand Prix National de la Photographie (1989), il Grand Prix Cartier-Bresson (1991), e l'Hasselblad Foundation International Award in Photography (1992). Le sue fotografie sono state esposte al Museum of Modern Art e all'International Center of Photography di New York, all'Hayward Gallery di Londra, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Palais de Tokyo di Parigi, alla Fondazione Forma di Milano e al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Nel 1992 ha ricevuto la nomina di Chevalier de l'Ordre des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura francese. Oggi vive fra Parigi e Praga.

© Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto
© Josef Koudelka/Magnum Photos/Contrasto, Slovacchia, 1967

 

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