NIKON, NEL CUORE E NELL'ANIMA

 

Fondatore e Direttore Editoriale di Fotographia



Tutto è cominciato con la Nikon F.
Memorie, ricordi e riflessioni che si allungano sui decenni, durante i quali si sono affermati i connotati del Mito Nikon, produzione fotografica con l'impronta della Leggenda. Strana, la memoria. Strano, il ricordo. Per quanto mi sforzi di pensarci, non riesco a ricordare la prima volta che ho sentito nominare "Nikon", marchio che ha accompagnato la mia vita adulta. Però, ho il ricordo di molti aneddoti e altrettante storie che riguardano Nikon. Prima di tutto è d'obbligo una riflessione e considerazione a monte, che inserisce l'epopea Nikon in un contenitore più generale, e per questo vasto. Da una parte, c'è la storia Nikon, dall'altra, il concreto e fattivo contributo che Nikon ha dato alla storia espressiva della fotografia.

Da Blow Up a Valentina
Proprio dal cinema, e al cinema, Nikon ha tratto straordinario beneficio, con relativa proiezione nel costume e nelle socialità internazionali.
Il riferimento d'obbligo è per Blow Up di Michelangelo Antonioni del quale la Nikon F è in qualche misura coprotagonista, tra le mani del fotografo Thomas (David Hemmings), a tutti gli effetti il protagonista della vicenda, narrata attorno le sue azioni e a partire da queste. Per una generazione, come anche per generazioni successive, è stata una autentica folgorazione. Quindi, se bisogna individuare e sottolineare una data in qualche modo e misura discriminante, dobbiamo giocoforza richiamarci a Blow up. Però, alla metà degli anni Sessanta, la Nikon F fluttuava già nell'aria.

Tanto è vero che, segnalazione da un punto di vista meno universale di quello cinematografico, possiamo riferirci anche al mondo del fumetto d'autore.
Nei panni di Neutron, investigatore con poteri sovrannaturali, il critico d'arte Philip Rembrandt utilizza una Novak N, che altro non è che una Nikon F Photomic.
Il fumetto è di Guido Crepax: Ciao Valentina!, apparso nell'ottobre 1966 e ripubblicato in numerose antologie. Questo fumetto ha uno straordinario collegamento con il cinematografico Blow up, al quale è cronologicamente anteriore: anche qui, dettagli casualmente e involontariamente inclusi nel secondo piano di fotografie di moda rivelano un omicidio.

Con la Nikon nel cuore
La mia vita con Nikon... ovvero la vita di una generazione (sono nato nel 1951) che si è avvicinata alla fotografia con entusiasmo e l'ha frequentata con concentrata convinzione. In momenti relativamente vicini, nella primavera 2001, con l'occasione della riedizione in chiave moderna dell'antica Nikon S3 in versione celebrativa, sono tornati d'attualità i fasti delle Nikon a telemetro. Si tratta di una epopea di eccezionale valore tecnico e tecnologico, che ha segnato gli anni che dalla seconda metà dei Quaranta si sono estesi a tutti i Cinquanta. L'autentico mito Nikon nasce e si consolida appunto dalla reflex Nikon F, la prima a sistema. Proprio la definizione e quantificazione di "sistema" sollecitò, ai tempi, la ricerca di informazioni dettagliate.

Ricordo perfettamente un volume da autentico culto: Il libro Nikon, pubblicato nel 1970 da ComproCasa Editrice, affiliazione dell'allora distributore Cofas di Roma. La redazione è attribuita a Giorgio Bianchi, ma chi garantiva i contenuti era Giulio Forti, attuale editore e direttore del mensile Fotografia Reflex, autentico artefice di questa straordinaria opera di consultazione.
In quegli anni la Nikon F era tanto e talmente un Sogno, che il mensile Photo 13 identificò come "Vorrei avere una Nikon?" una rubrica di considerazioni, osservazioni e analisi redatte dalla parte di un ipotetico appassionato (medio).

1966 - Blow UP
1979 – Apocalypse Now

Oltre la Nikon F
Nikon F, diciamo sempre, ma non tutti potevano permettersela, così, per rimanere accanto al Mito, molti comperavano e usavano la Nikkormat: io tra i tanti. Non era a sistema ma era una trentacinque millimetri di invidiabile efficacia. Solo che... non era la Nikon F, e dunque spesso la si viveva come un ripiego. Giustizia le sarebbe stata fatta decenni dopo, in Ospite d'inverno (The Winter Guest), film inglese del 1997, diretto da Alan Rickman, la protagonista Frances (Emma Thompson) usa proprio una Nikkormat, riflettendo sulla quale sottolinea che «Vede quello che dico io. Di volta in volta, scopre l'animo delle persone, vede quello che hanno dentro, se si lasciano andare. [...] Se sono fortunata, mi mostrerà anche i loro segreti, li porterà allo scoperto, uno ad uno».

Allo stesso tempo, alleggerendo i toni, ricordiamo che è ancora Nikkormat per il confusionario neolaureato ingegner Colombo (Maurizio Nichetti) di Ratataplan, del 1979. Quindi, Nikon F (che poi sarebbe diventata F2, F3... fino alla F6 con la quale si è conclusa la genìa della pellicola fotosensibile) e Nikkormat.

Questa scala gerarchica deve aver messo a disagio anche i piani commerciali del produttore, che dalla fine dei Settanta, a partire dalla EM, ha smesso le distinzioni, identificando come "Nikon" tutte le sue reflex e le compatte a seguire. Così che, il riferimento è presto emigrato dal solo ambito specialistico, per abbracciare tutto il pubblico della fotografia.
I professionisti e gli appassionati hanno sempre distinto la reflex di vertice, quella immancabilmente a sistema, dalle altre, per quanto le finalità professionali si sono sistematicamente estese a tutte le reflex della gamma.
A questo proposito ricordiamo la serie delle Nikon FE e FM, che dalla realtà del fotogiornalismo internazionale sono trasmigrate alla sceneggiatura e scenografia cinematografica. Due citazioni, sopra tutte, separate nel tempo, spazio e contenuto. Nikon FE e/o FM di generazione non identificata in Gli occhi di Laura Mars (Eyes of Laura Mars, di Irvin Kershner; Usa, 1978), usata dalla protagonista, interpretata da Faye Dunaway, fotografa di moda che si scopre chiaroveggente e collabora con la polizia nell'individuazione di un feroce assassino.
Ancora, lo stesso per l'agente della Cia Tom Bishop (Brad Pitt), che agisce nella guerra civile in Libano nascondendosi dietro la facciata di fotoreporter inviato: Spy Game, di Tony Scott; Usa e Gran Bretagna, 2001.

Allo stesso momento, riprendendo il filo della constatazione secondo la quale «il richiamo e riferimento Nikon è presto emigrato dal solo ambito specialistico, per abbracciare tutto il pubblico della fotografia», non possiamo ignorare, né sottovalutare, il modo nel quale il marchio è universalmente considerato. Tanto che è uno dei collegamenti marchio prodotto più affermato: Nikon uguale fotografia. Ancora dal cinema: in Toccato! (Gotcha!, di Jeff Kanew; Usa, 1985), al ragazzo che gli chiede in prestito la macchina fotografica, il padre risponde testuale: «Non è una macchina fotografica, è una Nikon!».


Nikon nell'anima (e dna?)

Ancora oggi capita di ri-vedere un gesto datato, che data anche chi lo compie. Una volta innestato l'obiettivo alla baionetta Nikon di una reflex dei nostri giorni, sicuramente autofocus, diffusamente ad acquisizione digitale di immagini, c'è ancora chi ruota fulmineamente la scala dei diaframmi verso le due estremità. Questa azione, che oggi serve a nulla, era invece necessaria con la Nikon F: serviva per assicurare che la forcella di trasmissione del diaframma comunicasse l'apertura relativa dello stesso obiettivo al sistema esposimetrico.
Chi oggi continua a compiere quel gesto rivela la propria anagrafe, oltre i propri trascorsi tecnici.
Lo stesso dicasi, in altro ambito, per chi fa la "doppietta" quando cambia marcia in automobile. Però, tra fotografia e guida dell'automobile, le differenze sono sostanziali. Il discorso sulla fotografia stabilisce i connotati e la solidità di una storia, quella Nikon nello specifico, che vanta profonda influenza sulla storia della stessa fotografia.

Maurizio Rebuzzini alla presentazione
delle Nikon D3 e D300,
con la sua intramontabile Nikon F al collo.

Tanto che, nel proprio percorso, il neocostituito Museo Nazionale Alinari della Fotografia (MNAF) ha riservato a Nikon, visualizzando nello specifico una Nikon F, una delle otto tematiche con le quali ha sottolineato i cardini dell'evoluzione tecnologica della fotografia.

Nikon personali
Quante, le Nikon della propria vita? Personalmente sono legato a una Nikon F del 1965, con logotipo originario inciso sulla calotta superiore. È bello da guardarsi e dà una certa sicurezza. Come ho individuato l'anno di produzione?
Dal numero di matricola, che per decenni ha utilizzato un codice estremamente semplice: le prime due cifre indicano l'anno di produzione.
In genere, quando ho bisogno della visione reflex, ancora oggi preferisco la Nikon F a tutte.
Tanto più che, dopo una revisione di qualche anno fa, la mia favorita consente il sollevamento preventivo dello specchio reflex anche dopo l'avanzamento della pellicola. Così inquadro, se serve sollevo lo specchio, e scatto. E poi, per snobismo e antichità di pensiero, non rinuncio al fantastico Nikkor-O 21mm f/4, non retrofocus, che impone il sollevamento dello specchio e l'inquadratura con mirino esterno, da collocare sulle apposite guide coassiali alla leva di riavvolgimento: infatti, la Nikon F è priva di slitta porta accessori, che altererebbero la linearità del suo design.

 


Sistema Nikon


Due parole, a questo punto, sul design e sulle sigle originarie degli obiettivi Nikkor.
Design: la Nikon F appartiene al ristretto novero delle quattro o cinque macchine fotografiche più belle, dal punto di vista della forma, della storia evolutiva della tecnica e tecnologia fotografica. La Nikon F è bella nella forma, in ordine con la sostanza dei propri contenuti tecnici.
Nikkor: sveliamo una vicenda delle origini. Gli alfabetici che seguivano la dicitura Nikkor indicavano il numero delle lenti incluse nel gruppo ottico dell'obiettivo. In relazione alle iniziali di nomi latini o greci si aveva: T/tre, Q/quattro, P/cinque, H/sei, S/sette, O/otto, N/nove, UD/undici. Il citato Nikkor-O 21mm f/4 era composto da otto lenti.

E, allora...
Non posso immaginare la fotografia senza Nikon. Quindi non riesco a ipotizzare la mia stessa vita senza Nikon. In apertura ho mentito.
Ricordo bene la prima Nikon F, che mi ha folgorato nel 1965. Niente di specifico o altisonante, nessuna colonna sonora ha sottolineato quel momento, ma nel quartiere dove sono nato per strada ho incrociato un fotografo con Nikon F al collo. Nel mio ricordo, è stato un attimo assolutamente straordinario, e a distanza di anni, posso non solo ricostruire la scena in ogni minimo dettaglio, ma persino ritrovare l'odore diffuso, le vibrazioni di quell'aria che ha il profumo dei ricordi dell'infanzia.
Ora, vengo a sapere che Nikon compie novant'anni. Io la conosco da quarantadue dei miei cinquantasei.
Tanti auguri.