Avventure africane
Nel regno dei leoni
di Fabio Blanco

 

Quando ci si prepara per un viaggio lo si fa sempre fantasticando su ciò che si incontrerà sul nostro percorso, ci si attende di assistere a paesaggi immensi, di incontrare personaggi strabilianti, immagini emozionanti.

Quando ci si prepara per un viaggio per il cuore della savana africana nulla di tutto ciò è più vero. Il Serengeti, l'altopiano con la più grande concentrazione di mammiferi del mondo, è in grado di regalare sensazioni che nessun altro ambiente Africano può far vivere ad un viaggiatore.

Queste sensazioni sono conosciute come "mal d'Africa".

Il luogo di cui stiamo parlando è il Serengeti e la Tanzania è lo stato che lo ospita, esso con il Masai Mara del Kenya forma uno degli ecosistemi naturali più caratteristici del mondo.

Quando si arriva in Tanzania dall'Europa la sensazione di ritrovarsi nella culla dell'umanità è tangibile: i colori, i profumi, i suoni sono straordinari e coinvolgono il viaggiatore in una sorta di entusiasmo naturale.

Ciò che colpisce maggiormente è il tempo che rallenta, sembra quasi fermarsi. Per un europeo, ancora abituato a ritmi produttivi come quelli presenti nella nostra civiltà, può risultare anche irritante, ma ben presto milioni di anni di esperienza prendono il sopravvento e ci si accorge che non doversi confrontare con il tempo è molto meglio, tanto alla fine sarà sempre lui a vincere.

Ma la meta essenziale di questo viaggio non sono le città pittoresche di questa giovane ma stabile Repubblica, così la mattina dopo ci si prepara per l'avventura che ci ha spinto ad affrontate dieci ore di volo: l'esplorazione della savana africana.

Si incomincia con il lasciare alla base il superfluo che spesso si porta da casa e che, in un fuoristrada, può occupare spazio vitale o peggio costringere a privarsi di materiale fotografico: si prepara quindi lo zaino con il sacco a pelo, qualche maglietta, due pantaloni e pochi altri oggetti personali, il resto dell'equipaggiamento sarà l'attrezzatura fotografica.

La guida di questo viaggio sarà l'amico Antonio Sirolli; Antonio è un biologo ricercatore, grande esperto di questi territori e sarà lui a condurre i viaggiatori in queste regioni che, se non ben attrezzati e ricchi di esperienza, possono risultare poco ospitali.

Si carica il fuoristrada e si procede con le compere dei viveri che il nostro cuoco ci cucinerà con sapiente competenza.
Terminati i preparativi si parte, alcune decine di chilometri di strada asfaltata, causa della nostra unica foratura, ci separano dai primi territori senza presenze antropica che attraverseremo. Passiamo così sulle pendici del cratere del Ngorongoro che ci spalancano la vista sui vasti territori della savana del Serengeti.
Di fronte a noi immense pianure, senza alberi e abitate da piccoli erbivori alla ricerca dei fili d'erba più verdi, ci separano dal luogo scelto per il primo pernottamento: Seronera.

Seronera è il Luogo ove si trova la sede di ricerca del Parco del Serengeti, a causa della sua relativa vicinanza all'ingresso vi si trovano anche molti dei turisti che visitano questo vastissimo territorio tutelato, ma non per questo il luogo è meno ricco di fascino.

Apprestare il campo, montando le tende mentre il cuoco è intento a preparare la cena, gustata poi alla luce delle lampade a petrolio, è già di per se una sensazione particolare, farlo immersi in questi territori senza tempo è di una suggestione difficile da descrivere.

La prima notte di un viaggio in queste terre è sempre un'emozione unica, un tetto di stelle senza eguali, i rumori della notte, la soddisfazione di aver vissuto e immortalato con la nostra macchina fotografica le scene vissute nel primo giorno di viaggio sono pensieri che fanno tardare il sonno.

In una terra che gode di 12 ore di luce e 12 ore di notte (siamo a poco più di un grado di latitudine dall'equatore) il giorno incomincia per tutti, animali e viaggiatori, alle 6.30.

C'è un vantaggio ad esser però viaggiatori: la colazione la si trova preparata mentre gli animali se la devono procurare.
Terminata la colazione si carica l'attrezzatura sul fuoristrada e si parte alla ricerca di immagini fatte di natura, luce e fascino selvaggio seguendo le piste tracciate dagli esploratori, battute dai ricercatori e frequentate dai grandi mammiferi africani.

Così si può incrociare lo sguardo delle gazzelle, di sentire il rombo degli zoccoli di un gruppo di possenti bufali, ma anche avere il tempo di godersi il volteggiare di un falco giocoliere sulle pianure battute da mandrie composte da centinai di migliaia di capi di gnu e zebre che, come un solo corpo, seguono le piogge alla ricerca dei pascoli più verdi.

Ma l'incontro più emozionante è senza dubbio con Lui, l'indiscusso Re della savana: il leone, fiero, sornione, potente, maestoso, simbolo da solo di questo continente. Lo si può osservare solitario, assonnato, sotto l'ombra di un'acacia o in gruppo circondato dal suo pride di leonesse insieme alla prole.

Non bisogna farsi ingannare dall'immagine che il Leone da di sé, durante i momenti assolati della giornata:
il Re, anche se molto più attivo durante le fresche notti, è in realtà sempre pronto a scattare e scagliare i suoi oltre duecento Kg di muscoli verso la vittima predestinata.

Tuttavia, al sicuro sul fuoristrada, è possibile avvicinarsi molto più di quanto si possa immaginare senza correre pericoli, questo perché il mezzo non viene percepito dall'animale né come una preda né come un pericolo.
La giornata si conclude in un intensissimo quanto breve tramonto che solo l'Africa è in grado di regalare.

Il giorno dopo abbandoniamo la zona più turistica del Serengeti per addentrarci nei territori del nord, fino a quasi sfiorare l'equatore, per arrivare là dove i turisti non si spingono e dove i ricercatori e i documentaristi incominciano il loro lavoro.

I luoghi ci danno così la possibilità di incontrare e fotografare il raro otocione, un canide che si nutre prevalentemente di insetti; l'Antilope Alcina, un gigante di oltre ottocento kg e il Dik Dik la più piccola antilope vivente.

Lungo il tragitto il nostro capo spedizione Antonio propone una deviazione verso un'ansa del fiume, frequentata da un numeroso e chiassoso gruppo di ippopotami, ci fermeremo così sulle ripide rive del fiume per consumare il nostro pranzo con loro.

L'esplorazione continua nei giorni e porta così il viaggio sempre più a nord sino a guadare il fiume Mara, affluente del Lago Vittoria, costeggiare le sue rive costituite da intrigata foresta fluviale, e addentrarsi nelle immense pianure del nord fin quasi al confine con il Kenya.

In questi territori, grandi come tutto il Veneto incontrare quattro leopardi in un sol giorno non è cosa rara, come non è improbabile avvistare il raro rinoceronte nero.
Otto giorni di emozioni indimenticabili seguendo le orme dei grandi fotografi del National Geographic, rivedendo e fotografando gli ambienti che prima di noi hanno fatto grandi i fotografi di questa famosa istituzione.

L'ultima notte una visita inaspettata al campo regala un'esperienza degna dai racconti di Hemingway: alle due di notte veniamo svegliati dal ruggito di un leone che, con la sua compagna, aveva deciso, nelle loro scorribande notturne, di fermarsi per una decina di minuti all'interno del nostro campo, reputandolo evidentemente alquanto accogliente.

Ricordi ed emozioni di un viaggio indimenticabile, un viaggio con l'alto rischio di ammalarsi di quella bellissima malattia chiamata "mal d'Africa".