[Condi]Visioni


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Sponz Fest & Vinicio Capossela + Palestina & Ryszard Kapuściński



Le visioni condivise di questo numero - accomunate dall’idea di “fare comunità” - sono il racconto dello Sponz Fest, creato quattro anni fa dal cantastorie Vinicio Capossela nella sua Calitri, accompagnato dalle immagini di Giuseppe Di Maio; e un passaggio di Antonio Politano in Palestina, 48 ore tra Betlemme e Gerusalemme per un progetto di turismo responsabile, che consente di ricordare lo scrittore-giornalista polacco Ryszard Kapuściński a dieci anni dalla scomparsa.



Capossela e la Banda della Posta cantano in mezzo alla gente, sullo sfondo Calitri © Giuseppe Di Maio

Chi c’è stato, lo sa: lo Sponz Fest è una magia capace di coinvolgere e travolgere, un flusso di energia che dagli stretti vicoli di Calitri si espande per un’intera settimana, in agosto, nella Valle dell’Ofanto nelle terre ventose dell’Alta Irpinia. La storia dello Sponz Fest è un piccolo miracolo, nato per darsi un’occasione di fare “comunità”. Partito come festa sui riti dello sposalizio, si è allargato ai temi dell’unione, del rapporto con la terra, dell’incontro con altre culture. Un Fest anche itinerante sul territorio di 5 comuni a dorso di muli inseguiti da mariachi, in una settimana di plenilunio. Un altro anno precedente si è svolto sulle stazioni di una tratta ferroviaria sospesa (la storica Avellino-Rocchetta).




Diables, compagnia spagnola di arte pirotecnica, in azione lungo le strade di Calitri. © Giuseppe Di Maio

Un invito continuo alla festa, incoraggiato dal direttore artistico Vinicio Capossela. La festa antica, dionisiaca, sponzante. La festa che dissipa e consuma, per ricordarci che non bisogna avere paura di vivere, ma bisogna impiegare tutto il dono della vita affinché quando karos, la morte, arriva con la sua falce, non le resti niente da prendere. Musicisti, artisti, scrittori, poeti, registi, attori ad animare il programma del Festival che come sempre spazierà tra diversi ambiti: dalla musica alla letteratura, dall’arte ai temi ambientali, dall’enogastronomia al trekking senza dimenticare le attività dedicate ai più piccoli e far mancare, come ogni anno, un concerto/evento speciale di Vinicio Capossela (www.sponzfest.it e sulla pagina Facebook ufficiale www.facebook.com/sponzfest).




Conclusione della notte d'Argento, Stazione ferroviaria Conza-Andretta-Cairano © Giuseppe Di Maio

Così racconta il suo Sponz Giuseppe Di Maio: «Spesso per noi amanti della fotografia è quasi un vizio andare alla ricerca di luoghi, scene da fotografare lontane dalla nostra realtà e quotidianità, soprattutto se riguarda la realtà di un piccolo paese. Ho deciso quindi di dedicare spazio a qualcosa di molto vicino a me, il luogo in cui sono nato, ho vissuto e vivo tuttora, cogliendone la veste migliore, quella di un paese in festa.




Luci dell'alba, gli Arizona Dream in concerto, sullo sfondo Cairano. © Giuseppe Di Maio

Ho lavorato e lavoro come fotografo al festival di Calitri chiamato Sponz Fest, ideato e curato dal cantante e scrittore - in questo caso anche direttore artistico - Vinicio Capossela, che ha cercato di far rivivere le tradizioni popolari di un tempo a partire dal tema dello “sposalizio”, sottolineando come il matrimonio rappresentasse un vero e proprio momento di gioia, che legava sposi e invitati. Come racconta lo stesso Vinicio, «nel secondo dopoguerra il matrimonio era il corpo e il pane della comunità e la musica che accompagnava il rito era umile e doveva solo far ballare».




Una banda di Mariachi suona sotto una quercia secolare, accompagnando l'arrivo della carovana di asini e muli, davanti la chiesa di San Vito, Aquilonia. © Giuseppe Di Maio

Nel corso dei quattro anni della manifestazione sono stati affrontati tanti temi, invitati molti artisti, si è respirata un’aria mista di letteratura e musica. Il festival ha abbracciato paesi limitrofi, suggerito luoghi da riscoprire. Il mio compito è stato quello di documentare e raccontare tutti i momenti che hanno caratterizzato il festival, dall’alba al tramonto, immortalando la moltitudine di eventi, che ha fatto si che fosse una festa senza tempo.




Centinaia di palloncini colorati lanciati sulla folla a chiusura del concerto di Vinicio Capossela. © Giuseppe Di Maio

Per riuscire a fotografare in queste occasioni è molto importante anticipare lo scatto, quindi bisogna sempre collaborare con l’organizzazione per essere nel posto giusto al momento giusto. Io utilizzo due corpi macchina, d800 e d7000. Mi consente di velocizzare i tempi dovuti al continuo cambio di lenti: utilizzo la d800 principalmente con il 14-24mm 2.8 e il 24-70mm 2.8; e la d7000 con il 70-200mm 2.8. Mi piace vivere (e fotografare) il festival in prima persona, amo documentare quello che accade da vicino, provando allo stesso tempo a essere invisibile, cercando di non alterare la scena che sto documentando.




Vinicio Capossela durante il concerto alla Sponz A-rena, Stadio Comunale, Calitri. © Giuseppe Di Maio

La lente che utilizzo di più per questo tipo di scatti è il 14-24mm perché riesce a restituire una profondità di campo tale da proiettare l’osservatore all’interno della scena. L’unico difetto di questa lente, oltre alla distorsione, è che bisogna fotografare da vicino i soggetti; a volte, si verificano degli inconvenienti, come quando, dopo aver fotografato i Diables armati di fuochi d’artificio, ho dovuto buttar via tutti i vestiti, ormai bruciati a causa del contatto con il fuoco.




La “polvere nel bicchiere”, degustazione di vini in compagnia di Diego Sorba e Vinicio Capossela, Calitri, Borgo Castello. © Giuseppe Di Maio

Invece, per fotografare i concerti che si tengono durante il festival, utilizzo quasi sempre il 24-70mm e il 70-200mm, da sotto il palco per cogliere al meglio le espressioni e quello che accade durante la serata, una volta sul palco monto il 14-24mm sulla D800 e porto con me la d7000 con il 70-200mm. Vinicio Capossela segue tutte le tappe del festival, quindi si potrebbe cadere facilmente nella banalità di fotografarlo di continuo; il mio intento, invece, è stato quello di catturare anche tutto il contesto. Per cercare di raccontare le sue emozioni e quelle che regala al pubblico, restando invisibile ai suoi occhi».




L'ingresso alla Grotta della Natività, Betlemme © Antonio Politano

Fare turismo, responsabile. A contatto con la gente e la cultura del luogo, di terre ritenute sante. Nel cuore natale della Palestina, separato da muri costruiti per isolare Israele e Cisgiordania, sullo sfondo di insediamenti dichiarati illegali dalla comunità internazionale. A Betlemme, dove secondo la tradizione nacque Gesù, è stato creato un “albergo di comunità” (una quindicina di edifici ristrutturati con circa 70 posti letto), per valorizzare i centri storici di alcuni paesi confinanti con il Mar Mediterraneo, custodi di una larga parte dell’eredità culturale di quest’area.




La Grotta della Mangiatoia, Basilica della Natività © Antonio Politano

Una forma di accoglienza, basata sul coinvolgimento degli abitanti e il rispetto per i loro valori identitari, che fa aprire le porte della propria casa per condividerla (tutta o in parte) con i turisti. Un intervento finanziato dall’Unione Europea, nell’ambito del progetto Future of Our Past (“Il futuro del nostro passato”) che mette in rete istituzioni, università e centri culturali di Palestina, Malta, Egitto, Libano, Spagna e Italia.




La scalinata interna della Chiesa dell’Assunzione di Maria (o della tomba di Maria), Gerusalemme © Antonio Politano

Il passaggio in Palestina è l’occasione per ricordare la figura di Ryszard Kapuściński, scomparso ormai dieci anni fa, il più autorevole esponente del genere reportage narrativo. Lo facciamo citando alcuni brani da Cristo con il fucile in spalla (Feltrinelli), un’antologia di reportage del 1975: cinque dall’America latina e centrale, uno dal Mozambico, quattro dal Medio Oriente e in particolare dalla Palestina. Come scrive Maria Nadotti, Kapuściński «pratica già in queste pagine quella che sarà la cifra di tutti i suoi grandi affreschi storici, da Shah-in-shah a Il Negus, da Imperium a Ebano: un’osservazione minuziosa dei margini della scena, del suo fuori campo, e un ascolto attento delle voci minori, dei brusii e dei bisbigli e, soprattutto, dei silenzi».




L'insediamento di coloni di Har Gilo, di fronte a Betlemme © Antonio Politano

Scrive Kapuściński: «Questa è oggi la Palestina, per metà abitata dagli israeliani e per l’altra metà occupata da loro. Nell’odierna Israele arabi ed ebrei sono condannati gli uni agli altri […] Il problema sta tutto qui. Nel fatto che la Palestina è così piccola. Un sasso tirato da una delle sue frontiere ricade sulla frontiera opposta. Nello spazio di quella traiettoria sta tutta la Palestina».



Murales sul muro di divisione tra territori israeliani e palestinesi a Betlemme © Antonio Politano

«Tutte le civiltà d’Europa e del Medio Oriente hanno piantato un albero sulla terra palestinese e il palestinese si è nutrito dei suoi frutti. I palestinesi appartengono all’élite intellettuale del mondo arabo. Condividono la caratteristica di tutti i semiti: la passione per le discussioni. La mente del palestinese lavora a velocità vertiginosa e senza un attimo di sosta. Si dice che, al caffè, il palestinese chieda al cameriere: “Per favore, un caffè e qualcuno con cui discutere”».




In preghiera di fronte al Muro del Pianto, Gerusalemme © Antonio Politano

«Le forze armate israeliane, a seguito di un’azione palestinese, di solito arrivano e uccidono un numero di persone sufficiente a servire da monito, ma non troppo elevato per evitare che si sollevino voci di condanna […] Qualche tempo più tardi, nella metropolitana di Parigi, in un autobus di Londra o in un caffè di Vienna la gente apprende dai giornali che da qualche parte alcuni fedayn hanno ucciso alcuni israeliani, dopodiché si sono fatti saltare per aria. Il giorno dopo legge che l’aviazione israeliana ha bombardato a sua volta, uccidendo alcuni palestinesi. Ma poiché tutto questo accade in luoghi così lontani e i nomi sono così difficili da ricordare, la gente se ne dimentica».



Lungo la spiaggia, Giaffa © Antonio Politano

Chi sono

Ryszard Kapuściński è nato a Pinsk, in Polonia orientale, oggi Bielorussia, nel 1932, e morto a Varsavia nel 2007. Dopo gli studi a Varsavia ha lavorato fino al 1981 come corrispondente estero dell’agenzia di stampa polacca PAP. In Italia, il suo maggiore editore è Feltrinelli che dei suoi numerosi libri-reportage ha pubblicato: Il Negus. Splendori e miserie di un autocrate (1983, 2003), Imperium (1994), Lapidarium. In viaggio tra i frammenti della storia (1997), Ebano (2000), Shah-in-shah (2001), La prima guerra del football e altre guerre di poveri (2002), In viaggio con Erodoto (2005, premio Elsa Morante sezione “Culture d’Europa”; “Audiolibri - Emons Feltrinelli”, 2011), Autoritratto di un reporter (2006), L’altro (2007), Ancora un giorno (2008), Nel turbine della storia. Riflessioni sul XXI secolo (2009), Giungla polacca (2009), Cristo con il fucile in spalla (2011) e Se tutta l’Africa (2012). Nella collana di e-book Zoom Feltrinelli ha pubblicato Con gli alberi contro (2013). Nel corso della sua lunga carriera ha avuto numerosi riconoscimenti tra cui, nel 2003, il premio Grinzane per la Lettura e il premio Principe de Asturias. L’Università degli studi di Udine gli ha conferito la laurea honoris causa in traduzione e mediazione culturale nel 2006.

Cantautore, poeta, scrittore ed entertainer, Vinicio Capossela (Hannover, 1965) ha debuttato nel 1990 sotto l’egida di Renzo Fantini (Paolo Conte, Francesco Guccini) con il disco All’una e trentacinque circa, che gli vale la Targa Tenco, premio che gli verrà attribuito altre tre volte. Se sono i primi dischi “pre-biografici”, come Modì (1992) e Camera a sud (1994), a confermarne il talento in Italia e all’estero – è del 1995 un prestigioso sold out al Theatre de la Ville di Parigi – con Il ballo di San Vito (1996) arriva il primo deragliamento musicale: fanfare macedoni e la chitarra di Marc Ribot si fondono in una musica che vive di riferimenti e rimandi immaginifici e al tempo stesso più personali. Nel 1998 realizza il suo primo album dal vivo, intitolato Liveinvolvo con la complicità di Neat Veliov e della sua Kocani Orkestar. Importanti anche le incursioni nel mondo del teatro e televisivo. Dall’album Canzoni a Manovella (2000) in poi Capossela rivolge la sua attenzione a temi più universali, spesso ispirati alla grande letteratura, da Melville a Céline a Dante a Omero. Nel 2003 arriva L’indispensabile, la prima raccolta di successi. I lavori successivi, Ovunque Proteggi (2006), Da Solo (2008) e Marinai Profeti e Balene (2011) oltre ad incarnarsi in spettacoli di grande successo, forniscono lo spunto per una documentazione filmata, come nel caso dei due live Nel niente sotto il sole (2007) e Solo show (2009). Radio, scrittura, cinema sono spesso confluiti nel percorso di Vinicio Capossela, segno distintivo di un artista che da sempre non considera ma, anzi, travalica le barriere esistenti tra le diverse arti: è del 2004 il suo primo romanzo, Non si muore tutte le mattine, da cui trae uno spettacolo di teatro d’ombre e le Radiocapitolazioni trasmesse da Radio 3. Nel 2009 pubblica sempre per Feltrinelli In clandestinità con l’amico-poeta Vincenzo CostantinoCinaski”. Alla Grecia e al rebetiko, “più che una musica, un modo di vivere”, dedica il disco Rebetiko Gimnastas (2012), il film Indebito (2013), girato insieme al regista Andrea Segre, e il libro Tefteri, taccuino dei conti in sospeso (2013), pubblicato da Il Saggiatore. Nel 2013 debutta come produttore per la Banda della Posta, un album di musiche per sposalizi, con cui si esibisce in tour. Sul tema dello sposalizio incentra il Calitri Sponz Fest (2013), da lui ideato e di cui è direttore artistico. Nell’aprile del 2015 Feltrinelli pubblica il suo quarto libro, Il paese dei Coppoloni, candidato al Premio Strega, accompagnato anche da un documentario-viatico prodotto da LaEffe per la regia di Stefano Obino. Nell’ambito dello Sponz Fest, festeggia la Notte d’argento, per i suoi 25 anni in musica: un grande concerto con ospiti speciali, durato più di sette ore nella stazione di Conza in Alta Irpinia, preludio di un tour celebrativo intitolato Qu’Art de Siècle, in una serie di concerti-atti unici per ospiti e repertorio. L’ultimo suo album di studio si intitola Canzoni della Cupa (www.viniciocapossela.it).

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