Sandro Santioli

A cura di:

Il corpo del paesaggio

Prima di tutto, il colore. È senza dubbio il fulcro della mia ricerca dalla quale si dipartono tutti quei singoli elementi, complementari e protagonisti allo stesso tempo, che mi permettono di esternare e sviluppare la mia interiorità. Infatti non mi considero un fotografo nel senso più stretto del termine: cerco semplicemente di esprimermi attraverso la fotografia.

All'inizio sono stato trascinato quasi inconsapevolmente dalle gradazioni e sfumature che mi circondavano: una sorta di innamoramento con quel quid misterioso che infiamma e appaga, senza approfondire le ragioni.
Poi, pian piano, il primo impatto coloristico ha "razionalizzato" tutta quella serie di elementi che mi hanno aperto svariate strade di sperimentazione. Sfruttando come cardine il paesaggio.
Terra, acqua, cielo, vegetazione, architettura, nudo, cominciavano a prendere vita propria, a respirare quell'ampiezza data loro dalla composizione, dal ruolo chiave della luce, dalla prospettiva.

Iniziai a prendere coscienza delle difficoltà nel riunire tutte queste caratteristiche al momento dello scatto, e soprattutto nella capacità di saper cogliere quell'attimo irripetibile.
Lasciarsi andare a ciò che vedo, mi aiuta a focalizzare il momento, a viverlo appieno senza preconcetti, proprio come fanno i bambini. Ecco che con il clic si libera energia allo stato puro. È un'alchimia tra razionale e sogno, un semplice meccanismo che scaturisce la sintesi, ovvero l'espressione di un'idea. "Semplificare, semplificare, semplificare", alla maniera di Thoreau.

Tante volte si è portati a pensare che percorrendo strade già battute ci venga graziato un 50% di sbaglio; ma proprio le molteplici esperienze sul campo mi insegnano che non c'è mai un solo modo efficace di raccontare un soggetto, né tantomeno una soluzione scontata. Uno sguardo, magari imperfetto, ma dannatamente nuovo, può far scattare un'inaspettata scintilla di genialità.

Non mi interessa la realtà pura e semplice, ma la sua trasformazione in un punto di vista soggettivo, cosi' da renderla processo creativo. Anche per questo preferisco che le immagini non abbiano didascalie, che parlino da sole, che ricreino nella mente di chi le guarda, allusioni e stimoli per l'immaginazione. Ci dev'essere la spinta a non accontentarsi mai di ciò che ci si presenta davanti. E il paesaggio toscano non si lascia soltanto ritrarre, ma dà appunto la possibilità di creare.
Un'esperienza totale con luce, sensi, rumori, odori, in cui il fotografo deve saper cogliere gli elementi essenziali attraverso una profonda ricerca e concentrazione.
L'essere immerso nella natura, soddisfa non solo un'esigenza artistica, ma soprattutto un bisogno spirituale.

L'uso degli obiettivi è un po' la chiave di volta della questione: a volte lo scatto giusto è proprio davanti ai nostri occhi, e il fuoco lungo non fa altro che portarcelo in primo piano, catapultandoci in una nuova dimensione fotografica. Altre volte la sintesi dell'insieme o "l'esplosione" di un piccolo spazio va colta con un grandangolo.
Coinvolgiamo tutti i nostri sensi per trovare una visione d'insieme, un equilibrio, dopodiché è la fotografia a staccare e a rivisitare il soggetto. Può bastare il taglio dell'obiettivo, una leggera sfocatura, e il reale si lega all'irreale, rifuggendo le facili lusinghe del cosidetto "concettuale", che trovo spesso molto fine a se stesso.

Qualcosa che ritengo invece molto importante è il lavoro di revisione dei miei scatti, eseguito con estrema meticolosità, per prendere coscienza dei potenziali errori che spesso non si avvertono sul campo.
Tutto questo mi provoca sempre sensazioni molto forti, facendomi rivivere quei momenti. In più, con la foto a colori bisogna prestare una particolare attenzione alla composizione, e far in modo che ogni singolo elemento si inserisca in un sistema di relazione; uno scatto a colori se non è bilanciato, ben tagliato, perde significato, forza. Ne segue che una foto a colori non può essere una foto in b/n + il colore, bensì deve esprimere il colore in se stessa.

Una mia particolare attenzione è rivolta, inoltre, al grado di saturazione dell'immagine: a volte preferisco una saturazione corposa, che ottengo con una leggera sottoesposizione, in modo da esaltare la profondità e l'impatto coloristico dell'immagine. Ma altre volte rimango incantato dalla "leggerezza" e dalla morbidezza di scatti sovraesposti, o dove le alte luci giocano un ruolo fondamentale.

Parlando a livello tecnico, il mio supporto più congeniale è la diapositiva, preferibilmente Fuji, a bassa sensibilità. Il mio corredo fotografico è composto da alcuni corpi macchina Nikon F5 e F100, e di obiettivi dal 14 mm al 400 mm.
Inoltre porto sempre in borsa un duplicatore di focale 1,4x o 2x. Per il formato panoramico uso Hasselblad Xpan. La scelta del formato 35 mm è dettata dalla sua praticità sul campo durante i miei frequenti spostamenti, spesso a piedi, attraverso campi coltivati, sentieri o stradine altrimenti non percorribili. In più con tali piccole dimensioni, e soprattutto con un supporto come la diapositiva, preferisco evitare interventi successivi, puntando a giocare d'anticipo, così da determinare definitivamente, sin dall'inizio, la composizione, l'esposizione e il taglio nel momento stesso in cui scatto. Riguardo all'argomento filtri, ne utilizzo solitamente 4 o 5: frequentemente il polarizzatore, poi una gamma di degradanti su tonalità grigie, blu e malva, qualche filtro warm e lo skylight.

Cerco sempre di enfatizzare o esaltare una particolare immagine, o un suo effetto, facendo attenzione a non stravolgerla mai; per questo non mi interessa molto l'uso del computer nel campo della manipolazione. L'unico emendamento alla mia regola d'oro, riguarda quelle foto scattate per uso pubblicitario, dove un elemento di disturbo (come un palo della luce, una macchina), potrebbe deviare l'attenzione dalle caratteristiche del prodotto.

Sono ormai 15 anni che lavoro in questo campo, durante i quali ho accumulato una notevole esperienza, anche a livello umano, insieme a discrete soddisfazioni.

La fotografia ha sempre accompagnato i momenti salienti della mia vita, fin dall'inizio durante gli anni del liceo prima e quelli universitari in seguito; ho iniziato con un archivio di appena 1000 immagini circa, puntando al settore turistico, come fotografo ed editore allo stesso tempo.
Alla consistente produzione di cartoline, calendari, poster, biglietti e altro materiale vario, si accompagnano diverse pubblicazioni: "Terre di Toscana" (1989 e aggiornato nel 1992, 1995, 1998, 2001), "Capri" (1991), "Chianti" (1993) e "Paesaggi-Toscana e Umbria" (1997). Collaboro in modo continuativo con svariate riviste ed aziende, italiane ed estere; insegno da anni in vari workshop, e a tale proposito mi preme citare la mia assidua collaborazione con il Toscana Photographic Workshop (www.tpw.it), che organizza vari stage durante l'arco dell'intero anno, coinvolgendo quotati fotografi da tutto il mondo. Diversificata è la mia attività espositiva in Italia e all'estero. Nella mia carriera ho ottenuto premi e riconoscimenti vari.

Attualmente sono impegnato nella masterizzazione e riversamento su cd del mio intero archivio, che si aggira sulla cifra del mezzo milione di immagini, assieme a una continua progettualità sulla creazione di nuovi prodotti. Dal 1999 sono socio e collaboratore del portale www.terraditoscana.com e ho un sito www.sandrosantioli.com dove si trova un'ampia selezione del mio lavoro.

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