Still Life vai al Forum

Piatto Dolomieu
di Sergio Pivetta

 

Anni fa, nel 1988, alcuni ristoranti della provincia di Belluno, per valorizzare la loro cucina, hanno proposto la manifestazione "Piatto Dolomieu".
Ogni ristorante proponeva una propria specialità e, durante la serata, veniva offerto agli invitati a ricordo della cena, un piatto raffigurante un'opera del pittore chiamato ad esporre le proprie opere per l'occasione.

Per il manifesto delle serate, mi è stato commissionato lo still life di uno dei piatti, argomento di questa discussione.

Dal colloquio con gli organizzatori, è emerso che le specialità culinarie proposte erano quelle semplici, delle famiglie dei contadini bellunesi che lavoravano la terra, rivedute in chiave moderna, per andare avanti, verso il futuro e conservando le proprie origini.

Questo il titolo del tema. E adesso viene il bello, lo svolgimento.
Passato e futuro, come conciliarli in un'unica immagine?

Prendo il notes e inizio a buttar giù alcune idee, alcuni schizzi.

Un paio di queste decido anche di realizzarle, ma non mi convinceranno
(magari di quella con i tubi neri, la prima è banale, ne parlerò in un altro thread).

Non riuscivo a trovare il collegamento con le motivazioni del menù.
Quella di cui parlerò qui, è quella che più mi ha convinto, e che ho realizzato e consegnato.
Dovevo fotografare un piatto. Dove appoggiarlo? su che superficie? includervi legumi, carni, frutta?

La specialità culinaria che veniva presentata proveniva dal lavoro della terra,
ho deciso quindi per un fondo di terra.
Ho steso uno strato di sabbia e l'ho livellato ben bene.


Una specialità antica protesa verso il futuro...
forse sullo sfondo ci stava il profilo dei grattacieli, il profilo di una città, ma qui siamo a tavola.
Idea: quindi il profilo delle posate.

Proteso verso il futuro.
Cosa mi aiuta meglio? La prospettiva.
Diamogli un aiutino disegnando sulla sabbia delle linee convergenti verso la città di posate.

Adesso decidiamo il punto di ripresa, trovatolo, posiziono il banco ottico, inclino i corpi mobili in modo da inclinare il piano di messa a fuoco ed avere a fuoco tutto quello che mi serve senza chiudere eccessivamente il diaframma (regola di Scheimpflug), sfruttando quindi la massima qualità dell'obiettivo.




E' noto che il massimo di qualità della lente si ha ad un diaframma intermedio (e che dipende da obiettivo a obiettivo) e che cala VISTOSAMENTE più lo si apre o chiude.

Trovata la posizione ideale per il piatto e sistematolo leggermente inclinato, restava un ultimo decisivo ragionamento sui colori presenti.
Il piatto è sul ciano-blu, la città... magenta, cosa manca?
il giallo, e cosa? ovviamente le stelle.

Le stelle sono state realizzate con la stessa tecnica dello still life delle ruote dentate

Questa volta gli scatti sono stati tre:

  • uno per avere solo i puntini luminosi,
  • uno scatto col filtro cross screen per i raggi,
  • uno col filtro diffusore per un leggero alone luminoso.

Tutti e tre gli scatti, sono stati fatti con un filtro giallo per dare il colore giallo ai raggi e all'alone.



L'illuminazione.


Non è stato facile decidere.
Una luce di effetto, radente o contrastata rischiava di rendere pesante, freddo per l'occasione conviviale, lo scatto.
Eccessivamente morbida avrebbe reso piatto il set del piatto.
Ho cercato quindi una via intermedia giocando sull'indipendenza della luminosità delle posate rispetto a quella del piatto.
Non sono rimasto pienamente soddisfatto della scelta ma, neanche adesso, saprei trovare un'altra soluzione che sia migliore.
Luce principale leggermente morbida con un banck 40x40.
Come sfondo ho scelto un fondale sfumato dal grigio al bianco.

Particolare cura alle posate, dipinte con smalto color magenta e che ho illuminato con una luce riflessa da un pannello bianco posto davanti ad esse, ma più basso del piano di sabbia in modo da non renderlo visibile e sul quale sparavo il fascio di luce di uno spot.
Sicuramente un fotografo potrebbe essere un ottimo giocatore di biliardo.


Come pellicola ho scelto una pellicola negativa VHC formato 120, caratterizzata da una alta saturazione e contrasto dei colori per controbilanciare la "piattezza" della luce.
Il formato ottenuto era 6x7.
Le torce flash che avevo non erano potenti, il massimo diaframma che mi permettevano di usare era f16 1/2, a me serviva invece usare, per avere la profondità di campo voluta, f32.


Bene, siamo sul rettilineo d'arrivo.

Tiriamo fuori il pallottoliere e facciamo un pò di conti:
da f16 1/2 devo arrivare a f32 più l'aumento di 1 stop dovuto al tiraggio del soffietto... 5 scatti uno sull'altro, più i 3 scatti per le stelle.

e...click :


e, per chi si ferma a cena, buon appetito.

In questa mio "workshop" ho cercato di essere il più sintetico possibile, pur essendo l'argomento non semplice.
Spero di non esserlo stato troppo e di essermi dimenticato qualcosa di interessante.