Una compatta da tasca che nasconde il cuore di una reflex digitale con zoom 28-200mm, e di una videocamera stereo ad alta definizione HD.

A cura di Gerardo Bonomo

» Il passato è padre del presente e nonno del futuro » L'ottica innanzitutto
» Guardare e fotografare sono “cose” che si imparano » I comandi della P7000, un balzo avanti guardando indietro di trent'anni
» P7000: trattiamola pure con i guanti! » La ghiera dei menu rapidi: come impostare la fotocamera senza perdere l'attimo
» ND, ritratti e non solo: a tutta apertura anche in esterni » A tutta M: impostazioni manuali possibili

 

Guardare e fotografare sono “cose” che si imparano

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Doppia possibilità di inquadratura: monitor LCD TFT da 3 pollici e mirino galileiano con correzione diottrica.

Dopo l’ottica e ben prima della risoluzione in megapixel del sensore, la seconda cosa da guardare in una compatta è il sistema o, eventualmente, i sistemi di inquadratura. La COOLPIX P7000 dispone innanzitutto di un monitor LCD TFT da 3 pollici.
Ciò significa disporre di un display che ha una diagonale di 7,5 cm, ampio tanto, se non di più, dei monitor a corredo delle reflex.
La composizione dell'immagine, con qualsiasi compatta, avviene appunto attraverso il monitor.
Il Live View di recente introdotto nelle reflex, da più di dieci anni è una prerogativa delle compatte. Inquadrare attraverso un monitor è indubbiamente un modo diverso di osservare il soggetto: in molti casi l’inquadratura risulta facile e chiara. In altre situazioni invece, inquadrare attraverso il mirino ottico rimane la soluzione migliore. Bene, per molti utenti la compatta ideale dovrebbe offrire sia la possibilità di inquadrare attraverso il mirino, come si fa con le reflex, sia mediante il display elettronico.

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Un controluce impossibile inquadrato attraverso il mirino ottico della P7000: i palloncini erano ancorati
a un paletto su un campo innevato e assolato. Il forte riverbero e la semi-cecità causata dagli occhiali
fotocromatici che in montagna diventano più scuri di un paio di occhiali da saldatore,
rendevano impossibile la composizione dell’immagine sul monitor LCD. Ottima, tra l’altro, la tenuta dell’obiettivo:
il controluce è appena ammorbidito dai palloncini che eclissavano il sole.

Oggi ci sono diverse compatte e mirrorless che integrano un mirino elettronico o permettono di montare sulla slitta del flash un mirino elettronico opzionale. Alcuni mirini elettronici sono di ottima qualità e tutti permettono un’inquadratura TTL, quindi del reale campo inquadrato attraverso l’obiettivo, con la completa restituzione anche della differente prospettiva con cui ciascun obiettivo risolve l’immagine.
Nikon, per la COOLPIX P7000, ha optato per l’integrazione di un mirino ottico con regolazione diottrica. Un mirino ottico integrato, pur non reflex, ha diversi vantaggi: non aumenta in nessun modo la volumetria e quindi la grandezza della fotocamera, non influisce sul design e non obbliga l'utente a una spesa aggiuntiva.

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Nel mirino ottico, che dispone di una ghiera per la regolazione diottrica, rientra l’80% dell’area inquadrata.
Traguardando attraverso è sempre possibile osservare il LED della corretta messa a fuoco AF e la spia di pronto Flash.
Il mirino rimane un modo differente di inquadrare in quelle situazioni in cui la luce ambiente è molto forte o c’è un
fortissimo riverbero: mare, spiaggia o neve, non di meno quando si utilizzano occhiali da sole molto scuri.
Nei casi, cioè, in cui la visibilità del display risulti compromessa.

Ancora, un mirino ottico non ha alcun consumo di corrente e permette una visualizzazione dell’inquadratura diretta, senza quella sensazione di realtà differita e indiretta che si prova guardando in un mirino reflex, maggiormente acuita se il mirino è anche elettronico.
Non dimentichiamo che la forza di fotocamere blasonate come Leica è sempre stata – anche in alcuni modelli digitali – quella di adottare un mirino galileiano con telemetro incorporato. Certamente un mirino galileiano, soprattutto in una compatta, restituisce una visione decisamente miniaturizzata della realtà e non permette di verificare visivamente né la reale prospettiva dell’inquadratura, né gli oggetti a fuoco e fuori fuoco, né la profondità di campo.
Ma rimane indubbiamente una valida alternativa alla composizione e visualizzazione dell’immagine attraverso il monitor. In ultimo, ma non per importanza, inquadrare e scattare attraverso il mirino permette di mantenere le braccia adese al corpo e quindi di impugnare e di mantenere in modo più stabile la fotocamera, evitando il rischio di trasmettere piccole vibrazioni.

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L'inquadratura a monitor è, nella maggior parte dei casi, la soluzione perfetta: sopra, un panorama creato
utilizzando la funzione Panorama Assistito della P7000. Senza un monitor adeguato sarebbe impossibile seguire
la procedura di sovrapposizione parziale delle esposizioni per comporre poi, in post-produzione,
l’immagine panoramica definitiva.

 

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Per entrare nella funzione Panorama Assistito, così come negli altri programmi di ripresa pre-impostati, basta ruotare la ghiera principale su “Scene”.

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A questo punto sul monitor si apre la selezione delle “Scene” ed è sufficiente selezionare quella desiderata.

Durante la prova della COOLPIX P7000 sono stato, come è facile desumere dalle immagini, in montagna: giornate di sole senza l'ombra di una nuvola. Ho dovuto quindi scegliere tra il comporre l'inquadratura dentro il monitor, subendo l’accecante riverbero della neve, e l'osservare lo stesso indossando gli occhiali da sole fotocromatici che, manco a dirlo, in presenza di grandi quantità di raggi UV, diventano neri come occhiali da saldatore. Né l’uno e né l’altro caso mi hanno creato difficoltà a comporre l'inquadratura.
Ebbene, il mirino ottico della COOLPIX ha rappresentato la soluzione del problema: ho potuto riporre gli occhiali “da saldatore” e non soffrire del riverbero accecante del display.

Derivato da alcune fotocamere Nikon reflex, nella P7000 è stata anche introdotta una sofisticata livella a bolla elettronica in grado di tenere sotto controllo l’orizzonte, sia impugnando la macchina in orizzontale, sia in verticale.
La livella a bolla funziona solo sull’asse orizzontale e non sull’eventuale basculaggio verso il basso o verso l’alto. Una mancanza trascurabile visto che a contare maggiormente è il livellamento sul piano orizzontale. Questo controllo, unitamente al fatto che la macchina è in grado di essere telecomandata a distanza mediante l’intramontabile comando a distanza ML-L3, permette un utilizzo perfetto della fotocamera anche su treppiedi.

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Ecco come si presenta, sul campo, la livella a bolla integrata nella COOLPIX P7000;
quando l’orizzonte virtuale e la tacca triangolare di riferimento diventano verdi, la fotocamera è perfettamente in bolla.
La livella è utilizzabile sia con la macchina posizionata in orizzontale, sia in verticale.


I comandi della P7000, un balzo avanti guardando indietro di trent'anni

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A confronto la calotta e i comandi principali della P7000 e della Nikon F3. Le fotocamere digitali offrono una infinità di funzioni rispetto alle vecchie macchine analogiche. La Nikon P7000 si distingue per aver reso accessibili diverse funzioni mediante ghiere e comandi posizionati sul corpo macchina. Le stesse sono comunque raggiungibili attraverso la navigazione dei menu.

Rimaniamo in casa Nikon e proviamo a ricordare una macchina, non a caso, come la F3. Negli anni '80 era l’ammiraglia e il suo manuale di istruzioni, rigorosamente cartaceo, contava poco più di una settantina di pagine. Il manuale di istruzioni della Coolpix P7000 si compone invece di 225 pagine. E non stiamo parlando di una reflex ammiraglia come la D3s, perché in tal caso le pagine diventano addirittura 432.
Non vi sembra incredibile? Siamo passati da una settantina di pagine a quasi cinquecento, non perché sia cambiata la dimensione del testo, ma perché è cambiata le tecnologia racchiusa nel corpo macchina. Voglio dire che oggi, le caratteristiche e le potenzialità di una buona fotocamera sono pressoché infinite.
Però voglio anche dire che la voglia di studiarsi due- o trecento pagine di manuale spesso e volentieri manca e che non è detto che, dopo aver letto e mandato a memoria tutte queste pagine, l'utente si ricordi di quella o quell'altra procedura necessaria a scattare secondo il momento.
Appurato questo, torno a dire che i comandi della Nikon F3 si riducevano sostanzialmente a una ghiera a forma di torretta attraverso cui si impostava il tempo di scatto, e ad gli altri due comandi posti non sul corpo macchina ma sull’obiettivo, ossia la ghiera dei diaframmi e quella della messa a fuoco. Dopodiché sul corpo macchina c’era qualche altro “pulsantino” ma di poco conto. C’erano al contempo cose stupefacenti come l’autoscatto che si attivava premendo un pulsante e non ruotando in senso antiorario una leva come per la maggior parte delle macchine del tempo, e una leva difficile da attivare, per la doppia esposizione!
Per non parlare poi del microscopico pulsante che accendeva una fioca e microscopica lucina che rischiarava l’altrettanto piccolo display LCD su cui appariva il tempo di scatto selezionato.
Ma comunque, e tornando ai comandi necessari, mettere a fuoco piuttosto che impostare tempi e diaframmi erano cose fattibili e attraverso comandi naturalmente analogici nonché ergonomici e ben in vista.


La ghiera di comando principale della Reflex Nikon F3...

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...e la ghiera di comando principale della P7000: l’unica voce che ancora
le accomuna è l’impostazione della priorità dei diaframmi, quindi la “A” Aperture.

Non si può dire lo stesso del digitale: la maggior parte dei comandi è celata in riposti e sfuggenti sottomenu. Comunque, va be', schiacci qui, premi là, giri qui e alla fine l’impostazione salta fuori. Ma provate anche solo a pensare di premere uno di quei micro-pulsanti, non dico con un paio di muffole per impiego artico, ma anche con un semplice paio di guanti imbottiti.

 

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