Di Ludovico Fossà

Dimensionalità e progettualità

 

Esempio di interpretazione
Vorrei proporre un esempio di interpretazione. Un tentativo di tradurre in immagini l'approccio mentale di cui fin'ora ho parlato.
Una foto semplice nella sua struttura ma per la quale, proprio perché giocata tutta sulla descrittività del soggetto, ho adottato una metodologia che vorrei descrivere.

Metodologia di lavoro:
Prima ho fotografato la bottiglia appoggiata ad un supporto per rialzarla e poter così far correre per tutta l'altezza il riflesso a sinistra sul vetro.
Se fosse stata appoggiata su un piano, ciò non sarebbe stato possibile.
 

Ho, poi, fotografato l'etichetta utilizzando in questo caso, ma non è la norma, un vetro davanti all'obiettivo messo a 45° in modo da poterlo utilizzare come specchio semiriflettente e poter illuminare quindi anche la parte frontale della stessa.
Questa procedura è stata necessaria per la sua particolare superficie metallizzata.
 

Il tappo appoggiato al piano:

Sono, poi, andato avanti con il primo bicchiere.
Anche in questo caso, sollevato dal piano (stesso problema della bottiglia).
 

E il secondo, questa volta con ghiaccio (finto naturalmente).
 

Poi mancavano le ombre. Eccole.

Il bicchiere:

La bottiglia:

Sono passato poi al montaggio con Photoshop.

L'assemblaggio dei due bicchieri ancora in fase di lavorazione.
 

E quello definitivo con le ombre.

Il montaggio della bottiglia, l'etichetta e l'ombra.

E la foto definitiva che ripropongo.

Nonostante sia una foto del tutto costruita ad hoc e del tutto innaturale, la sensazione è quella di una foto reale.
Ecco perché a noi stillaifisti spesso viene detto: "E' solo la foto di una bottiglia, …e che sarà mai!".

Altro punto da evidenziare è la necessità di abituarsi ad analizzare ogni angolino che compone l'immagine. E questa operazione va fatta durante la sessione di ripresa naturalmente.

Il Banco Ottico o le Medio Formato danno un grosso aiuto in questo senso. La visione innaturalmente rovesciata e staccata dalla scena inquadrata, costringe ad analizzare l'inquadratura in modo particolare.
Con l'utilizzo di una reflex invece, la cosa è un po' più complicata.
Vediamo nel mirino ciò che vedremmo (più o meno) anche senza l'attrezzo davanti agli occhi.
Attraverso il mirino di una reflex siamo portati a "guardare" in modo, quindi, naturale. Puntando, cioè, l'attenzione solamente verso il soggetto. Verso quello che stiamo guardando, senza tener conto di ciò che vediamo con la cosiddetta "coda dell'occhio", così come facciamo normalmente.
Ma quando inquadriamo una scena, tutto ciò che entra nell'angolo di campo utilizzato, farà parte integrante della nostra fotografia. E' necessario, perciò, tenerne conto.

Un esempio: l'orizzonte pendente si può notare solamente mettendolo in relazione con i margini esterni dell'inquadratura. In realtà noi vediamo l'orizzonte sempre dritto, come lo vedremmo (anzi lo interpreteremmo) dritto anche avendo la testa storta.

Abituarsi a togliersi dalla testa i formati "standard". Il formato 4/5 o 2/3 delle carte fotografiche e delle nostre pellicole/sensori. (inevitabili convenzioni industriali, …ma non obblighi di taglio).
Progettare la foto pensando già al taglio "dedicato".

Anche in questo caso un grande aiuto è una Medio Formato 6X6 (fortunato chi la può utilizzare).
Un bel formato quadrato, entro il quale esistono tutti i formati possibili, compreso quello quadrato naturalmente.

Nell'ambito professionale, questa è una prassi normale. Viene realizzata una foto con un "margine" di abbondanza per poi "croppare" al taglio corretto.

precedente  

 

Metodi di pagamento: