Vetrina

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Nudi
L'occhio del senso


© Prabuddha Das Gupta,
"Nudo di schiena nell'acqua", pag. 357

Il corpo nudo, primo e inscindibile tramite fra noi e il mondo, è stato la fonte di ossessione, ma anche di ispirazione e di indagine di molti fotografi, sempre alla ricerca di un ideale estetico assoluto da perseguire e immortalare di fronte al proprio obiettivo, e allo stesso tempo attratti da una sua rappresentazione più realistica, che parla il linguaggio della solitudine e delle lacerazioni interiori dell'uomo del XXI secolo.

Corpo come sintesi di bellezza, perfezione e armonia, secondo quegli intramontabili canoni classici che risalgono alla Grecia antica, ma anche corpo reale e sensuale, che non teme di mostrasi per quello che effettivamente è e anzi mette in mostra ansie, disagi, difetti e imperfezioni.
Ne scaturisce un'oscillazione continua fra la dimensione ideale, prettamente estetica e la rappresentazione del corpo "vero", concreto, spogliato da ogni velleità di piacere e ogni volontà di sedurre; una tensione in cui le immagini si incontrino e si scontrino, si richiamino l'una con l'altra per analogia o per contrasto, nelle espressioni e nelle pose più diverse.

 

 

 


© Thomas Karsten, "Franziska", pag. 205

Ci si imbatte così in amanti sdraiate, in donne voluttuose e in femmine senza desiderio, in fisici statuari e in maliarde ammiccanti: tutti protagonisti di un affascinante viaggio nel mondo del nudo che viene interpretato, riletto, quasi reinventato dalla sensibilità dei fotografi presenti in questo volume edito da Federico Motta (collana Photo Tools, pagine 384, euro 19,90).

Scrive Raffaele Morelli - medico, psichiatra e psicoterapeuta, direttore di Riza Psicosomatica - nell'introduzione: "Contemplare è vedere tutto l'Universo in uno sguardo, è infinirsi con gli oggetti che vediamo. Tentativo questo che nella fotografia chiama l'osservatore a uscire dai canoni del reale, dell'apparenza per cercare il senso degli oggetti che "capitano" sotto il suo obiettivo, sotto le lenti del suo sguardo. A chi guarda con l'occhio del senso, del Tao direbbe Richard Wilhelm, i corpi non sono più macchine, oggetti sdraiati nel mondo, non sono più cose… Si riempiono di gesti inconsueti, di azioni impensabili agli occhi limitati della Ragione, per divenire mondi vivi, pronti a "trasgredire" ogni dimensione dello spazio usuale, pronti a ricordarci che la vita è prima di tutto creatività e ancor di più Eros".

 

 

 


© Veturián, "Di sotto in su" - pag. 63


© Yuri Dojc, "Sbirciando" - pag. 115

Gli autori presenti nel libro sono dieci. Come Miguel Venturián Arana, nato in Messico nei 1959: le sue immagini, apparentemente prive di inibizioni, quasi fossero attimi di intimità rubati, illustrano spesso una ministoria, talvolta velata di malinconia o caratterizzata da una forte ironia. Il suo è un sapiente girovagare sui corpi di donna, in cerca di bellezza ma anche dei lati oscuri della sessualità. Ci sono poi le donne provocanti, narcisiste e sicure di sé di Thomas Karsten (Eisenach, 1958, dal 1982 residente vicino a Monaco di Baviera), che esprimono il loro eros posando in piena libertà senza manierismi e falsi pudori. Sono donne che non hanno paura di sembrare ridicole, donne che hanno vinto il complesso di corpi non sempre perfetti, donne "vere" – nessuna è una modella professionista – che hanno carattere e non vogliono essere confuse e assimilate a quei nudi artificiosi, levigati e patinati che popolano tante riviste per soli uomini. Sono donne che hanno un nome e un volto, donne che attraverso il proprio corpo dicono molto di più di quanto non riuscirebbero a esprimere a parole, donne capaci ancora di stupire e di sorprendere.


© Yuri Dojc, "Nudo sul letto" - pag. 97

Di tutt'altra natura e impostazione le immagini di Jeff Dunas (Los Angeles, 1954), dove il nudo, pur carnoso e prorompente, diventa fonte di sogni, fantasie e astrazioni dell'eros più profondo, come dimostrano le sue invenzioni cromatiche e formali delle Blue Series e dei Paris Studio, in cui prevalgono le cromie dei blu. Yuri Dojc (di origine ceca, rifugiatosi prima a Londra e poi in Canada dove attualmente vive in seguito all'invasione russa nel 1968), è rappresentato in questo volume da una serie di fotografie di vago sapore surrealista. Anch'egli dà una sua personalissima interpretazione al nudo femminile, affermando che "ritrarre una donna è come suonare la musica jazz: non vi sono limiti, non c'è regola. Appena si delinea una melodia, sparisce subito, inghiottita dal proprio ritmo".

 

A Dojc fanno da controcanto le parole di Karin Székessy, la quale, nata in Germania nel 1939, ha dato inizio, nel 1963, allo studio di nudi in collaborazione con un bravo litografo, Paul Wünderlich, che ora è anche suo marito: "Sono una donna timida e non mi piace essere fotografata. Capisco la difficoltà di una persona, specialmente quando non è una modella professionista, a spogliarsi davanti all'obiettivo. Tra me e il soggetto deve nascere una simpatia, altrimenti è impossibile fidarsi l'uno dell'altro". Ciò spiega l'estrema delicatezza e il pudore con cui riprende le sue ragazze in pose che richiamano alla mente antichi giochi di fanciulle in fiore, con i loro desideri, la loro complicità e la reciproca confidenza.

Per approfondire ulteriormente l'universo dell'eros, il volume, accanto a questi cinque grandi maestri, presenta altre cinque interpreti del genere come Joyce Tenneson, John Knill, Hywel Jones, Prabuddha Das Gupta e Scott Cunningham.

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