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Incontro con Josef Koudelka

In occasione della pubblicazione del libro Koudelka (Edizioni Contrasto, pp. 276, 158 foto in b/n, 60 €), Josef Koudelka sarà a Forma, il Centro internazionale di fotografia di Milano, il 30 novembre alle ore 19. Il libro, arricchito dai testi di Robert Delpire, Dominique Eddé, Michel Frizot, Anna Fárová, Petr Král, Otomar Krejca, Gilles Tiberghien e Pierre Soulages, raccoglie le varie tappe dell'opera di Koudelka e ne mostra l'intensità sempre crescente: i suoi lavori iniziali, pubblicati qui per la prima volta, le sue foto di teatro, il lavoro sugli zingari, l'invasione di Praga nel 1968, la serie Exils, fino alle panoramiche più recenti. Koudelka ha lasciato Praga nel 1970. Aveva già fotografato l'invasione sovietica della Cecoslovacchia e realizzato un eccezionale lavoro sugli zingari dell'Europa dell'Est. Solo, in esilio volontario, attraversa il mondo e va incontro agli uomini con un'eccezionale sensibilità verso le loro vite, le loro tristezze, i loro dolori, le loro gioie. La sua «rabbia di vedere» è fuori dal comune; le sue immagini, di grande compostezza formale, appaiono fuori dal tempo, senza altri riferimenti cui agganciarsi. Ognuna di queste testimonia la vicinanza e la profondità della sua esperienza esistenziale. E nessun'altra certezza. Solo l'evidente intensità dello sguardo, carico d'emozione, di Koudelka su luoghi, oggetti e uomini particolari.

 

Il premio W. Eugene Smith 2006 a Paolo Pellegrin


Paolo Pellegrin, romano, membro Magnum Photos dal 2005, ha vinto l'edizione 2006 del prestigioso premio intitolato a W. Eugene Smith per la fotografia umanitaria, istituito dal 1978 e organizzato ogni anno dal W. Eugene Smith Memorial Fund per premiare i fotografi che dimostrano un particolare impegno nel documentare la condizione umana, con il suo progetto Maktab - It is written. A Journey Through the Lands of Islam. Un viaggio attraverso le molte patrie dell'Islam di oggi, che da Marsiglia lo ha portato in Algeria, Libia, Egitto, Darfur, Iraq, Afghanistan, Israele e Palestina e che lo porterà (anche grazie ai 30 mila dollari del premio) in Libano, Siria, Iran e Arabia Saudita. Al newyorkese Teru Kuwayama sono andati i 5 mila dollari della borsa di studio per il suo progetto No Man's Land: Survival at the Ends of Empire, nell'area dell'Hindu Kush, tra Afghanistan, Tagikistan, Pakistan e Kashmir.

 

Franco Fontana a Brescia


Parigi 2005 © Franco Fontana

Il Museo Ken Damy di fotografia contemporanea di Brescia ospita fino al 20 gennaio la mostra di Franco Fontana Asfalti e Antologica 1961-2006, realizzata in collaborazione con la galleria Photo&Co di Torino, composta da oltre 130 immagini, alcune di grande formato e inedite.
"Sono fotografie coltissime, sottili, raffinate", secondo Vittorio Sgarbi, "che segnano il trionfo degli equilibri precisi e solidi, con un'architettura di pura geometria, che sono il risultato della costante, arguta attività di ricerca e creazione di Franco Fontana che, esente da ogni mitologizzazione tecnica del mezzo, si afferma attraverso il colorismo fino a creare il suo stile artistico e comunicazionale, stile che trionfa nelle sempre più richieste mostre, nei workshop, nei libri come nei calendari e nei cataloghi, nelle campagne pubblicitarie".
Per Achille Bonito Oliva "Fontana ha sempre operato all'interno dello specifico fotografico, riuscendo a calibrare il proprio occhio fisiologico in sintonia con quello della camera, oscillando in maniera equilibrata tra capacità di riconoscere il reale e capacità di sorpassarlo mediante una perizia sensibile, quella di portare il dato nella condizione di segno di un linguaggio astraente rispetto alla realtà fotografica".

 


Asfalto 2003 © Franco Fontana

Modena 2005 © Franco Fontana

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