Ritratti 1

A cura di:

Faces, ritratti ambientati
LUCCAdigitalPHOTOfest

Il ritratto è un genere che ha accompagnato la storia delle arti figurative fino dalle origini e che riveste un ruolo centrale nella produzione artistica contemporanea. Ritratti, volti, facce. Fino al prossimo 31 gennaio la Fondazione  Ragghianti di Lucca ospita la mostra FACES. Ritratti nella fotografia del XX secolo (nata da un'idea del direttore artistico del LUCCAdigitalPHOTOfest, Enrico Stefanelli, e curata da Walter Guadagnini e Francesco Zanot) inserita all'interno dell'edizione 2008 del festival toscano (in svolgimento fino all'8 dicembre) che vede, tra gli altri eventi principali, le mostre dedicate a Alex Webb, Tim Hetherington, Andrew Zuckermann, Paolo Pellegrin, Massimo Vitali.

 

Alex WEBB
Mexicans arrested while trying to cross the
border to United states. Mexico. 1979.
Copyright Alex WEBB

Tim Hetherington
Battle Company
Copyright Tim Hetherington

Per la prima volta in Italia viene ripercorsa in una mostra la storia della fotografia di ritratto nel XX secolo, attraverso circa 140 opere di 17 artisti: Edward Steichen, August Sander, Edward Curtis, Ernest J. Bellocq, Paul Strand, Dorothea Lange, Arnold Newman, Ugo Mulas, Diane Arbus, Andy Warhol, Larry Clark, Malick Sidibé, Bill Owens, Ed Van Der Elsken, Jitka Hanzlova, Boris Mikhailov, Adam Broomberg & Oliver Chanarin.

Larry Clark
Larry Clark - Untitled, 1963
Courtesy of the artist and
Lurhing Augustine, New York

In mostra sono esposte immagini divenute icone non soltanto della storia della fotografia mondiale, ma anche dell'intero secolo passato, quali la celebre fotografia "A flower girl at a wedding" di Diane Arbus, il ritratto di Isadora Duncan di Edward Steichen e la serie su Marcel Duchamp di Ugo Mulas. A queste saranno affiancate alcune opere rare di esponenti altrettanto importanti della ricerca artistica internazionale, fra cui alcuni scatti ancora sconosciuti al grande pubblico realizzati a Luzzara da Paul Strand nell'ambito del progetto di "Un paese" e conservati presso la casa di Zavattini, oltre alle istantanee di Andy Warhol ripreso nel letto d'ospedale. La mostra prende avvio con un ideale confronto tra i ritratti borghesi di Steichen e quelli dedicati alle popolazioni dei nativi americani di Edward Curtis, individuando così due poli che saranno sempre al centro della ritrattistica ambientata nel corso del secolo. Una selezione di immagini di August Sander, provenienti dall'Archivio Sander conservato alla SK Stiftung di Colonia, permettono poi di vedere il lavoro di quello che è stato considerato il più grande ritrattista del XX secolo, e non manca l'America rurale degli anni Trenta, ritratta con grande partecipazione emotiva da Dorothea Lange in una serie di storici scatti tratti dal progetto FSA provenienti dalla George Eastman House di Rochester. Naturalmente è presente in mostra anche Arnold Newman, il fotografo americano per il quale, nel corso degli anni Cinquanta, è stato coniato il termine di "ritratto ambientato" e che nella selezione in mostra propone una carrellata di volti noti degli artisti e dei fotografi del periodo, da Georgia O'Keeffe ad Ansel Adams.

Una particolare attenzione è dedicata anche al decennio degli anni Settanta, che ha visto una autentica rivoluzione dei costumi che si riflette anche nella ritrattistica fotografica. A questo proposito si possono citare le fondamentali serie di Larry Clark, "Tulsa", autentica pietra miliare della fotografia del XX secolo, le immagini dedicate alla middle class americana da Bill Owens e gli straordinari ritratti di Ed van der Elsken, del quale verrà presentata la proiezione di oltre cinquanta diapositive che rendono appieno il clima di quegli anni. Il percorso cronologico della mostra si conclude con la presenza dei lavori di autori delle ultime generazioni, fra cui in particolare Jitka Hanzlova e Adam Broomberg & Oliver Chanarin, che dimostrano il permanere di questa modalità rappresentativa nella pratica attuale e ne evidenziano le più recenti declinazioni.

Il catalogo, a cura della Fondazione Ragghianti, contiene i saggi introduttivi dei curatori, Walter Guadagnini e Francesco Zanot, da cui sono estratti i brani che riproduciamo di seguito.


Diane Arbus

Diane Arbus - A flower girl at a wedding, Conn. 1964, printed late
San Francisco Museum of Moder Art, Sale of Photographs Fund, © Estate of Diane Arbus

 

Broomberg & Chanarin
Adam Broomberg & Oliver Chanarin
Mandlekosi Noqhayi, Dentistry Student, Motherwell, South Africa, 2004

L'ossessione dei volti
(e dello spazio intorno)

di Francesco Zanot

… Il ritratto fotografico costituisce una svolta fondamentale per la storia sociale dell'umanità. Se si escludono gli anni immediatamente successivi alla nascita della fotografia, esso determina una sostanziale occasione di democratizzazione. Agli albori di questa tecnica, tempi di esposizione che si prolungavano fino a qualche minuto a causa della scarsa sensibilità dei materiali fotosensibili facevano preferire ai soggetti umani (pure intrappolati in ‘gabbie' e piedistalli che favorivano il mantenimento della posa) paesaggi e nature morte. Allo stesso tempo la difficoltà di esecuzione e i costi elevati rendevano questo mezzo appannaggio di pochi esperti e benestanti. Ma nel pieno della rivoluzione industriale tutto ciò si è risolto molto velocemente, così che in meno di venti anni il ritratto è diventato il primo genere fotografico di massa. Modificando l'ordine di questa proposizione, si deve dire che attraverso il ritratto la fotografia è diventata un medium di massa …

… Nasce il 'ritratto ambientato', secondo una denominazione che verrà coniata molti anni più tardi per Arnold Newman, pratica che si consolida con l'inizio del Novecento e con questo secolo finisce per identificarsi. La sua definizione è molto semplice: il soggetto appare all'interno di un contesto che partecipa attivamente alla sua descrizione. Questo può essere indifferentemente un interno o un esterno, ma normalmente ha una relazione con la biografia del protagonista, diretta o indiretta. Talvolta anche l'abbigliamento di quest'ultimo, così come gli oggetti che porta in scena o le azioni che compie, possono essere considerati parte dell'ambientazione, la quale a sua volta può venire attentamente controllata e ricomposta dal fotografo oppure lasciata nello stato originario …


© Aperture Foundation Inc.

Paul Strand - The Family, Luzzara, Italy 1953
© Aperture Foundation Inc., Paul Strand Archive

E. J. Bellocq, fotografo commerciale che, senza velleità artistiche o di propoaganda, intorno al 1912 raccoglie in un centinaio di lastre di vetro le sembianze delle prostitute del quartiere a luci rosse di Storyville. Anche questi, come quelli di Sander e Curtis, sono ‘ritratti ambientati'. Il fotografo raggiunge le giovani donne in stanze ricolme d'ogni cosa, tanto che il suo lavoro risulta una ricca antologia di volti e corpi, ma anche di specchi, lampade, cartoline, decorazioni e carte da parati. Il lessico di Bellocq è estremamente raffinato e moderno, seppure la sua pratica si sviluppi molto probabilmente al di fuori degli ambienti dell'arte e della ricerca. È lucido e sintetico. "Era un realista ultra-pulito", afferma Lee Friedlander, scopritore di questo patrimonio alla fine degli anni Cinquanta. Questo non significa che non intrattenga un rapporto di fiducia ed empatia con le sue modelle: osservando la naturalezza dei loro comportamenti si direbbe tutto il contrario, e sarebbe un grave errore ritenere che ad un atteggiamento rigoroso debbano corrispondere distacco e indifferenza. Ad essere certa è soltanto l'ossessione del fotografo per la figura umana, che spartisce con tutti coloro di cui si è parlato fino ad ora.

© The Andy Warhol Foundation
ANDY WARHOL
"Royaltone" album and wallet sized photo set.
Andy Warhol at Columbus Hospital, New York, June 1968, recovering from bullet wounds
inflicted by Valerie Solanas. Facsimile from an original chromogenic color print
Andy Warhol (photographer) © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts By SIAE 2008

 

Ritratti
di Walter Guadagnini

… Conviene forse partire proprio dalle parole di colui per il quale il termine di "ritratto ambientato" è stato coniato, vale a dire Arnold Newman: «In realtà penso che il ritratto ambientato, del quale si suppone io sia il padre, aveva centinaia d'anni. Guardate tutti i dipinti fatti in Olanda, tutti i grandi pittori fiamminghi - un dipinto in particolare, dove un uomo è nella sua stanza e sulle pareti ci sono tutti i segni del suo commercio di importazione: note attaccate sul muro, un piccolo disegno, ed egli sta contando delle monete d'oro, e poi nel mezzo c'è una grande finestra, e fuori questi vecchi velieri, che portavano le sue merci nel porto dov'era il suo ufficio. Naturalmente è stato composto dall'artista, e questi erano quelli che gli portavano i soldi. E questo è, in un certo senso, un ritratto ambientato. Volevo mostrare lo spazio, perché noi viviamo nello spazio». È una rivendicazione di ascendenze nobili, certo, ma è anche la dimostrazione della piena consapevolezza tanto della storicità del proprio agire, quanto delle tecniche di concezione e creazione dell'immagine sottese all'elaborazione contemporanea di un genere che, come tale, non può sfuggire ai codici di rappresentazione elaborati nel corso dei secoli …


Ed Van der Elsken

Ed Van der Elsken - Cuba , 1967

Gli Americani di Robert Frank, come il suo omologo letterario On the Road, sono il sintomo più evidente della ricerca di una nuova identità di un'intera generazione, non solo negli Stati Uniti, come dimostra il loro immediato riscontro planetario. Non sono più, in questo caso, al centro dell'attenzione le figure pubbliche, ma le individualità, sovente senza storia, che costituiscono però la storia di una società, anche attraverso la rappresentazione cruda dei suoi modelli di vita. Gli spazi della migliore ritrattistica degli anni Sessanta e Settanta sono spazi privati che si fanno pubblici non per via di esemplarità, ma di singolarità, rivendicata e posta al centro della riflessione degli autori e dei loro soggetti. I nuovi documentaristi, la street photography, impongono come linguaggio comune, al di là delle differenze di stile e di impostazione dell'immagine, il contatto diretto con la realtà quotidiana, individuando di frequente (anche se non in maniera esclusiva) nelle condizioni di marginalità – a volte imposta, a volte ricercata – la fonte più attendibile di quel reale alle cui manifestazioni non ci si vuole più sottrarre, anche quando esse possano essere estremamente sgradevoli per lo spettatore. È quella rivoluzione del costume che trova nella fotografia una delle sue armi predilette, e allo stesso tempo nelle fotografie di questi anni si riflette in maniera esemplare. Non è più una questione di codici né, verrebbe da dire, di generi, poiché le definizioni sono ormai entrate in una crisi irreversibile; è una questione, piuttosto, di atteggiamenti e di persone. In questo senso, la ritrattistica non sembra più tanto interessata a misurarsi con una tradizione, né a scardinarla, quanto a individuare i luoghi, fisici e mentali, dove essa possa farsi trascrizione di un continuum di vita, che naturalmente finisce per incarnarsi in un andamento diaristico di straordinaria intensità emotiva …


© Die Photographische Sammlung/SK Stiftung Kultur

August Sander
Middle-class Children, 1925
© Die Photographische Sammlung/
SK Stiftung Kultur
August Sander Archiv, Koln By SIAE 2008
 

… Le esperienze qui presentate di Mikhailov, Hanzlová e Broomberg&Chanarin dicono - per via di esemplarità - della stagione nuova di un ritratto ambientato che si confronta direttamente con gli spazi della società. Si tratta non casualmente di esperienze che provengono da ambiti culturali e geografici diversi da quello della tradizione occidentale, da territori che per ragioni storiche vivono, proprio nei decenni che vanno dagli Ottanta ad oggi, situazioni politiche e sociali di grande tensione, di reale portata rivoluzionaria, dalla caduta del Muro di Berlino alla fine dell'apartheid in Sudafrica. Di fronte a tali sconvolgimenti, la presenza umana, e la sua traduzione in ritratto fotografico, non può avvenire se non inserendo la figura all'interno del proprio ambiente, non importa che questo fatto avvenga in termini conflittuali – come nel caso di Broomberg & Chanarin – o in termini di recuperata intimità con i luoghi, come nel caso di Hanzlovà. In tutto ciò, rimane centrale l'aspetto di costruzione dell'immagine e del suo significato, come evidenzia un'affermazione di Mikhailov che si può considerare come un esergo di questa selezione di nomi e immagini, poiché contiene in sé quell'elemento di complicità tra autore e soggetto che è alla base della nozione stessa di ritratto ambientato, in quanto rapporto complesso tra lo spazio del fotografo e quello dell'individuo, all'interno di un più ampio spazio sociale: «Se una persona accetta questa recita che io gli propongo, in una certa misura rimane se stesso, mette in scena una parte di sé realmente esistente».  Il teatro nel quale questa messa in scena prende vita, è il mondo.

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