Creazioni


David LaChapelle, Lost+Found, + Patti Smith, Higher Learning



Con David LaChapelle e Patti Smith, ci muoviamo nel campo della fotografia creata, messa in scena, tra finzione e visione, in un periodo storico segnato dall’affermazione dell’immagine come uno dei principali strumenti di comunicazione. Da una parte, c’è l’iperrealismo provocatorio e spesso trasgressivo di David LaChapelle, uno dei più dissacranti fotografi contemporanei, fantasia e sogni che si tramutano in immagini eccentriche dalla sgargiante declinazione cromatica e dal forte impatto visivo ed emotivo. Dall’altra, le immagini di Patti Smith, sospese tra ricordi e universo onirico, un diario visivo di viaggi, incontri, scoperte.




Nativity, 2012 ©David LaChapelle

L’universo surreale, barocco e pop di LaChapelle è ospite fino al 10 settembre alla Casa dei Tre Oci di Venezia. Una grande monografica, curata da Reiner Opoku e Denis Curti (catalogo Marsilio, italiano/inglese, pp. 256, 115 ill. a colori, 35 euro), con oltre 100 immagini che ne ripercorrono la carriera: dai primi progetti in bianco e nero degli anni novanta fino ai lavori, solo a colori, più recenti, opere divenute in gran parte iconiche e che gli hanno garantito un riconoscimento internazionale da parte di critica e pubblico.




Aristocracy Two, 2014 ©David LaChapelle

La rassegna propone l’anteprima mondiale di New World, una nuova serie realizzata negli ultimi quattro anni, esito del complesso percorso compiuto da LaChapelle negli ultimi trent’anni: 11 fotografie che segnano il ritorno alla figura umana e che ruotano attorno a temi come il paradiso e le rappresentazioni della gioia, della natura, dell’anima. Osservandole, si scopre come la sua fotografia si nutra - da una parte - del rapporto privilegiato con le riviste e la pubblicità, dove le icone della moda e dello star system agiscono come materia grezza per l’ispirazione; e si alimenti - dall’altra - della pratica creativa di esprimere la propria visione del mondo per immagini, influenzata senza dubbio dalla generazione di giovani artisti a lui coetanei, formata da Andy Warhol.




The First Supper, 2017 ©David LaChapelle

«Dalle viscere più profonde del complesso sistema della comunicazione, dell’advertising e dello star system - afferma Denis Curti - LaChapelle inizia a considerare l'“icona” il seme vero di uno stile che si fa ricerca e contenuto; nella Pop Art, trova l’ispirazione per riflettere sull’infinita riproducibilità dell’immagine; nel fashion e nel merchandising l’eccesso di realismo e mercificazione che, appunto, si converte in sogno […] Prepariamoci a guardare le forme di una nuova e sempre rinnovata liturgia. Un'azione visuale che trova la sua sintesi in una serie di fotografie pensate e costruite fin nei minimi dettagli per arrivare a tutti in modo diretto. Senza mediazioni o sottrazioni. Prepariamoci a celebrare un rito collettivo senza ideologie, senza colpe, senza scandali».




Lightness of Being, 2017 ©David LaChapelle

Lost+Found parte dagli anni novanta, quando Andy Warhol gli offre il primo incarico professionale fotografico per la rivista Interview. È in quel periodo che LaChapelle riflette sulle possibilità comunicative e divulgative dell’editoria, legate alla Pop Art. Le sue foto denunciano le ossessioni contemporanee, il rapporto con il piacere, col benessere, con il superfluo e con una sfrenata esigenza di apparire. Il tutto ammantato da colori elettrici e superfici laccate, e caratterizzato dalla presenza ricorrente di un nudo sfacciato e aggressivo. I soggetti sono le celebrità, da Michael Jackson a Hillary Clinton, da Muhammad Ali a Jeff Koons, da Madonna a Uma Thurman, da Andy Warhol a David Bowie, le cui immagini sono utilizzate come merce prodotta in serie, consapevolmente sacrificata sull’altare del sistema fondato sull’icona.




News of Joy, 2017 ©David LaChapelle

Il punto di svolta che segna il passaggio a una nuova fase della ricerca di LaChapelle è il viaggio a Roma del 2006. È in quest'occasione che, visitando la Cappella Sistina, rimane folgorato dagli affreschi di Michelangelo e dai fasti del potere religioso, che lo condussero ad abbracciare la monumentalità e la grandiosità del Rinascimento italiano. Proprio il Diluvio universale di Michelangelo gli suggerì la creazione di The Deluge (Il Diluvio), in cui i rimandi al capolavoro michelangiolesco si mescolano ai marchi della società consumistica e alla bellezza ostentata dei corpi nudi.
La mostra prosegue con After the Deluge, fotografie che mostrano una realtà in cui tutti gli oggetti e i simboli del mondo attuale vengono sommersi, e Awakened, in cui ritrae persone immerse in acqua in uno stato embrionale: una sorta di resurrezione dopo il diluvio.




Seismic Shift, 2012 ©David LaChapelle

Dopo il 2006 LaChapelle inizia a lavorare per serie fotografiche. Benché nascano autonomamente, ciascuna di esse si lega all’altra con un’evidente coerenza, in un sottile equilibrio tra sacro e sacrilego, alternando soggetti differenti sul tema condiviso della Vanitas. Infatti, se in Earth Laughs in Flowers questo motivo è trattato attraverso la bellezza dei fiori appassiti, in Still Life viene rappresentato da una serie di statue di cera distrutte dai vandali che riproducono le sembianze di alcune stelle hollywoodiane.




Land Scape: Kings Dominion, 2013 ©David LaChapelle

Nel corso della sua carriera, l’artista statunitense non ha certo trascurato il confronto con la fotografia di paesaggio, che diventa un suo ambito artistico a partire dal 2013. A Venezia sono esposte alcune fotografie appartenenti al ciclo Gas Station and Land Scape, nelle quali ricostruisce modelli di impianti petroliferi e stazioni di rifornimento in scala, attraverso materiali riciclati, come cartoni delle uova, schede madri per computer, bigodini, cannucce e altro. Per gli allestimenti più elaborati, LaChapelle ha fotografato questi piccoli plastici nella foresta pluviale di Maui, nel deserto e lungo la costa californiana. È proprio per queste sue oniriche raffigurazioni della realtà, che la critica lo ha definito “Il Fellini della Fotografia”.




Patti Smith © Férial

Da Venezia a Parma, che omaggia Patti Smith - icona rock, cantautrice, poetessa, scrittrice, fotografa, scultrice e performer - con una laurea ad honorem in Lettere Classiche e Moderne, un concerto (Grateful, il 4 maggio al Teatro Regio), una mostra di opere fotografiche (Higher Learning, al Palazzo del Governatore fino al 16 luglio): oltre 120 immagini scattate in bianco e nero durante i viaggi dell’artista per il mondo. Il volume Photology (96 pagine con più di 80 illustrazioni stampate in tricromia, 29 euro), con immagini ispirate a - tra gli altri - Pierpaolo Pasolini, Frida Kahlo, William Burroughs, Arthur Rimbaud, Jean Genet, Gabriele D’Annunzio, Virginia Woolf, Sam Shepard, Paul Verlaine, Albert Camus.




Patti Smith, Winged Cherubim, San Severino Marche, 2009

«Da giovane sognavo di frequentare una grande università. È un onore ricevere la Laurea honoris causa dall’Università di Parma, una delle più antiche e prestigiose Università d’Europa. Ho sempre creduto nell’importanza dell’istruzione, e ottenere un riconoscimento da parte di questa eminente istituzione di istruzione superiore è sia motivo di imbarazzo sia di stimolo. Il senso della mostra è un omaggio a un altro genere di istruzione.




Patti Smith, Johnny sleeping, London, 2010

L’università della vita, dei viaggi, dei libri, artisti, poeti e insegnanti. Le immagini sono rappresentazioni visive del pellegrinaggio e della gratitudine, e un continuo amore e rispetto per le nostre voci culturali, per le loro grandi opere e per l’umiltà dei loro strumenti. Un pennello, una macchina da scrivere e i letti in cui hanno sognato. I luoghi della loro pace eterna».




Patti Smith, Hermann Hesses's typewriter, Lugano, 2003

Higher Learning è un’evoluzione di Eighteen Stations. Ruota intorno al mondo del libro M Train (2015) nel quale, partendo da un piccolo caffè del Greenwich Village, l’artista «affronta un percorso attraverso i ricordi più cari, viaggia tra vita vissuta e universo onirico, suo fedele compagno di sempre», come ha scritto la rivista Rolling Stone, e traccia di fatto un’autobiografia, «una tabella di marcia per la mia vita».




Patti Smith, Pier Paolo Pasolini's grave, Giulia, 2015

È una sorta di meditazione sull’atto della creazione artistica e sul passare del tempo, nella piena consapevolezza del potenziale di speranza e consolazione di arte e letteratura. Un diario visivo che ritrae oggetti, statue, strumenti, lapidi, appartenuti a personaggi che hanno fatto la nostra cultura: le stampelle di Frida Kahlo, il letto di Gabriele D’Annunzio, l’accappatoio di Johnny Depp, l’appartamento di Carlo Mollino, il bastone di Virginia Woolf, le tombe di Pier Paolo Pasolini e Jean Genet e la sedia di Roberto Bolaño.




Patti Smith, Pinocchio, 2007

Patti Smith utilizza una macchina fotografica vintage Land 250 Polaroid, prodotta alla fine degli anni ’60 con un telemetro Zeiss Ikon. La fotocamera si serve di una speciale pellicola che produce una stampa a sviluppo istantaneo. Le fotografie Polaroid di Patti Smith sono stampate su gelatina d’argento in edizioni limitate da dieci. Nell’epoca degli scatti digitali e della manipolazione delle immagini, le sue opere combattono per l’uso della fotografia nella sua forma più classica, come strumento per documentare e fissare per sempre un istante, un momento ritrovato.




Patti Smith, Slippers of Pope Benedict XV, New York City, 2007

Chi Sono
davidlachapelle.com

David LaChapelle
LaChapelle (Fairfield, 1963) è famoso a livello internazionale per il suo eccezionale talento nel combinare un'originale estetica iperrealistica con profondi messaggi sociali. La sua carriera fotografica inizia negli anni Ottanta quando LaChapelle comincia a esporre le sue opere d'arte nelle gallerie di New York. Dopo aver frequentato la North Carolina School of Arts, si trasferisce a New York dove si iscrive alla Art Students League e alla School of Visual Arts. Grazie a mostre in galleria come 303 Gallery e Trabia McAffee, il suo lavoro attira l'attenzione di Andy Warhol, che gli offre il suo primo incarico fotografico professionale. Le sue fotografie di personaggi famosi su "Interview" sono accolte positivamente e ben presto LaChapelle si ritrova a fotografare per svariate testate di prestigio e a creare alcune delle campagne pubblicitarie più memorabili della sua generazione. Dopo essersi affermato nel campo della fotografia contemporanea, LaChapelle amplia il suo lavoro fino a comprendere la regia di video musicali, eventi teatrali dal vivo e documentari. Ha all'attivo la regia di video musicali per artisti come Christina Aguilera, Moby, Jennifer Lopez, Amy Winehouse, Britney Spears e No Doubt. Il suo lavoro per il palcoscenico comprende The Red Piano di Elton John, lo spettacolare show del Caesars Palace che ha ideato e diretto nel 2004. Il crescente interesse per il cinema lo porta a realizzare il cortometraggio documentaristico Krumped, premiato al Sundance, da cui sviluppa il film RIZE. Negli ultimi anni LaChapelle torna alle origini, esponendo le sue opere in alcune delle gallerie e dei musei più prestigiosi al mondo, come Paul Kasmin Gallery di New York, Jablonka Galerie di Berlino, Robilant + Voena Gallery di Londra, Museo de Arte Contemporáneo in Perù, Palazzo delle Esposizioni di Roma, Palazzo Reale a Milano, Barbican di Londra, Helmut Newton Foundation a Berlino.

Patti Smith
Cantante, cantautrice e poetessa, Patricia Lee Smith (Chicago, 1946) approda, poco più che ventenne, a New York, dove inizia a lavorare con Robert Mapplethorpe, grande fotografo e ritrattista, cui si lega fino alla morte di Mapplethorpe nel 1989. Scegliendo la poesia performativa come mezzo artistico privilegiato, si esibisce in reading pubblici che la introducono nel circuito artistico di New York. Si dedica alla scrittura, pubblicando collezioni di poesie e collaborando come freelance con riviste musicali come "Creem" e "Rolling Stone". Tra le sue pubblicazioni, "Just Kids", best-seller premiato con un National Book Award, e "M. Train", memorie dei viaggi compiuti durante i tour. La carriera musicale inizia con il singolo"Hey Joe / Piss factory" (1974), anno zero della new wave americana. L'anno successivo, dopo che Bob Dylan partecipa a un suo concerto tra il pubblico, Patti Smith diventa nota al grande pubblico. Agli albori del punk arriva il primo album "Horses" che le vale subito un'enorme fama nel circuito underground americano. Il secondo album, "Radio Ethiopia", è del 1976, ma è con il terzo, "Easter" (che contiene il singolo "Because the Night", scritto a quattro mani con Bruce Springsteen) che Smith raggiunge un successo commerciale, non eguagliato da "Wave", del 1979. Poi, per 17 anni, Patti Smith si dedica alla famiglia, pubblicando solo un album, "Dream of Life", nel 1988, in collaborazione con il marito Fred "Sonic" Smith, che contiene una delle sue maggiori canzoni: "People Have the Power". Dopo la morte del marito, ritorna sulle scene discografiche, nel 1996, con un nuovo Album, "Gone Again", seguito poi da altri album come "Peace and Noise" (1997), "Gung Ho" (2000) e "Trampin'" (2004). Come artista visuale, è rappresentata dalla Robert Miller Gallery di New York. Nella vasta attività espositiva si segnalano in particolare la personale "Strange Messenger", presentata dall'Andy Warhol Museum nel 2002, e "Land 250", prodotta dalla Fondazione Cartier, a Parigi, nel 2008.

Patti Smith, Auto Portrait 2, 2003


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