di Gerardo Bonomo

 

Conclusioni
Ci pare superfluo aggiungere qualsiasi commento sull’estrema valenza data dalla possibilità di incorporare direttamente negli exif di ciascuna immagine le coordinate per poter poi rintracciare su una carta il punto preciso in cui ci si trovava al momento dello scatto, e questo vale per molte applicazioni fotografiche, dal semplice trekking fino alla ricerca o alle applicazioni sul campo.


Internati: questa è una lanca all’interno del fiume, all’altezza di Boretto, nel Po emiliano, si chiama degli internati
perché dopo la guerra era stata messa a disposizione dei profughi dei campi di concentramento per consentire loro
di sfruttare la pesca e l’agricoltura locale quindi di sopravvivere in mancanza di altre forme di sostentamento.
La palafitta su cui è sistemata la casupola dà un’idea molto evidente di quanto il Po possa crescere,
ben al di sopra dei suoi argini.

Il Garmin è certamente leggero e miniaturizzato, ma resta sempre un oggetto in più che deve necessariamente essere collegato via cavo alla macchina all’atto dello scatto. Visto che deve anche puntare esattamente nella direzione in cui sta puntando l’obiettivo, forse la collocazione migliore – con un poco di bricolage – è innestandolo sulla slitta portaflash sopra il pentaprisma.


Ponte: i resti di una piena si individuano nel legno sfasciato che è rimasto
infilato nei piloni, zona Viadana.

L’importante comunque è che il sistema funziona ed è preciso. In attesa di una miniaturizzazione ancora più radicale, o del giorno in cui il GPS verrà incorporato nella reflex, siamo comunque già oggi, rispetto solo a pochi anni fa, nell’assoluta fantascienza…


Il ricevitore GPS collegato alla Nikon D200


Beppe Bolchi sul campo

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