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Micromosso e Profondità di Campo
Sul digitale nel formato DX....
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lory66
Messaggio: #1
Ciao a tutti,felice possessore di D100....mi trovo però molto spesso con problemi di micromosso.Domanda,la regola lunghezza obiettivo uguale tempo di posa (tipo 200mm tempo minimo 1/200) deve tener conto che a causa della dimensione del sensore non ho più un 200 ma bensì un 300mmm? Come devo impostare l'autofocus per renderlo il più veloce possibile (mio soggetto preferito i miei bimbi,mai fermi) Grazie a tutti
Utente cancellato
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Messaggio: #2
QUOTE (lory66 @ Jul 6 2004, 07:25 AM)
Ciao a tutti,felice possessore di D100....mi trovo però molto spesso con problemi di micromosso.Domanda,la regola lunghezza obiettivo uguale tempo di posa (tipo 200mm tempo minimo 1/200) deve tener conto che a causa della dimensione del sensore non ho più un 200 ma bensì un 300mmm? Come devo impostare l'autofocus per renderlo il più veloce possibile (mio soggetto preferito i miei bimbi,mai fermi) Grazie a tutti

Esatto!

Dato che l'angolo di campo del tuo 200 diventa quello di un 300 anche gli effetti di "spostamento" diventano quelli di un 300 quindi devi riaddatare la regola considerando come focale quella con l'angolo di campo corispondente sul 24x36.

ciao

Lorenzo

www.lorenzocevavalla.it
praticus
Messaggio: #3
QUOTE (lory66 @ Jul 6 2004, 07:25 AM)
Ciao a tutti,felice possessore di D100....mi trovo però molto spesso con problemi di micromosso.Domanda,la regola lunghezza obiettivo uguale tempo di posa (tipo 200mm tempo minimo 1/200) deve tener conto che a causa della dimensione del sensore non ho più un 200 ma bensì un 300mmm? Come devo impostare l'autofocus per renderlo il più veloce possibile (mio soggetto preferito i miei bimbi,mai fermi) Grazie a tutti

Ciao, smile.gif smile.gif

se imposti l'AF in continuo e metti a fuoco il soggetto premendo a metà il pulsante dell'otturatore, la macchina lo tiene a fuoco anche se si sposta, "allertando" tutti i 5 sensori AF.

La velocità della messa a fuoco dipende anche dall'obiettivo, quelli dotati del SWM, il motore a ultrasuoni, sono nettamente più veloci degli AF diciamo normali.

Ciao wink.gif wink.gif wink.gif smile.gif smile.gif
gigigno
Messaggio: #4
Ciao,
non credo che tu debba tener conto del fattore di moltiplicazione 1,5
quando calcoli il tempo in base alla lunghezza focale. Le caratteristiche
dell'obiettivo ritengo che rimanganno invariate, profondità di campo
relativa al diaframma, e tempo di otturazione utile.
E' ovvio che se vuoi scattare con un'ottica lunga devi posizionarti in
modo da gestire l'inquadratura senza bruschi movimenti rispetto al
soggetto che vuoi ritrarre. I consigli precedenti sono utili, ma ,secondo
me, puoi scattare in AF-S (singolo) anche perchè non sono F1, ma bimbi.
Devi imparare ad impugnare il tele all'altezza quasi del filtro (all'estremità
esterna) perchè così i movimenti che imprimi risultano più dolci e devi
seguire il soggetto sino ad un attimo dopo lo scatto.
E' ovvio che se usi un 200mm il tempo di scatto deve essere più breve
del reciproco della lunghezza focale, cioè 1/200, ma se il tempo di scatto
è più rapido è sicuramente meglio. wink.gif
Ricordati di seguire con dolcezza il soggetto e soprattutto non trasmettere
vibrazioni (non essere troppo energico) quando scatti, perchè è lì che
avviene il fattaccio. Serve solo calma ed esercizio. Eseguo servizi fotografici
di avvenimenti sportivi e ti posso assicurare che "nessuno nasce imparato"
come si suol dire. Pollice.gif
Buone foto, e famme sapè. biggrin.gif
Bye, Gigi.
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Messaggio: #5
QUOTE (l.ceva@libero.it @ Jul 6 2004, 07:46 AM)
Dato che l'angolo di campo del tuo 200 diventa quello di un 300 anche gli effetti di "spostamento" diventano quelli di un 300 quindi devi riaddatare la regola considerando come focale quella con l'angolo di campo corrispondente sul 24x36.

Caro Lorenzo Cavalli... ma che stai dicendo non cambia nulla... laugh.gif laugh.gif laugh.gif
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Messaggio: #6
A Lambretta permettimi di rinfrescarti la memoria!

ti allego un mio intervento in un 3D al quale hai partecipato pure tu attivamente!

eccolo:


La profondità di campo non esiste!

La profondità di campo esite solo perchè la nostra vista non è perfetta, un obbiettivo è in grado di mettere a fuoco un punto (cioè riprodurlo come un punto) solo quando questo si trova esattamente sul piano di messa a fuoco.

Grazie allla "imprecisione" della nostra vista noi percepiamo come punto anche un cerchiolino purchè sia sotto un dato diametro (circolo di confusione).

Ora il diametro di suddetto cerchiolino dipende, oltre che dal diaframma e dalla focale, in modo determinante dal rapporto d'ingrandimento (della stampa finale) ed anche dalla distanza dalla quale guardiamo la stampa.

Alcune marche di materiale fotografico professionale forniscono il diametro del cerchio di confusione calcolato in base ad un ingrandimento finale dato.

HASSELBALD da un diametro di 0.06 per lavori normali ed uno di 0.03 mm per lavori di precisione.

SINAR (banchi ottici) ne fornisce 1 per ogni formato; per il 20x25 C=0.2 mm, per 13x18 C=0.14mm e per il 9x12 C=0.1 mm.

Questi dati sono forniti indipendentemente dalla focale ovviamente il diametro aumenta all'aumentare del formato dato che più grande è il formato e minore sarà il numero di ingrandimenti necessario per ottenere una stampa poniamo 18x24.

Da tutto questo ne deriva che il diametro del circolo di confusione © accettabile per un formato 24x36 è superiore di quello di un formato DX quindi a parità di focale (non di angolo di campo) una DSLR ha meno profondità di campo di una SLR.



Per quanto riguarda il micro mosso vale esattamente lo stesso discorso infatti l'ingrandimento maggiore (partendo dalla proiezione del fotogramma) amplifica anche gli effetti del micromosso quindi la foamosa regoletta del micromosso deve essere adattata.


La risposta vale anche per quanto asserito da Gigigno.

ciao

Lorenzo

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Messaggio: #7
LAmbretta ne ho trovato un altro ecolo era una risposta a Diego:

Caro Diego la questione è molto complessa!


Se tu intendi il paragone tra una stampa dalla totalità dell’formato digitale ed una di una parte dell’ immagine del 24x36 tale che sia uguale a quella digitale allora avrai lo stesso effetto di micromosso.

Il micromosso come lo sfuocato divengono più o meno percepibili a seconda dell'ingrandimento che avrà la foto finale.

L'ingrandimento maggiore amplia anche i difetti quindi anche il micromosso (che a livello di formato sensore è identico a quello rilevabile a livello di formato 24x36 nativo senza ingrandimento) sarà reso più evidente.

Il punto è che in questo caso tu del 24x36 stai utilizzando solo una parte del fotogramma (quella appunto equivalente a quella ripresa dal sensore digitale) quindi usi un angolo di campo effettivo più stretto e dunque per ottenere una stampa 18x24 dovrai ricorrere ad un ingrandimento maggiore (di quello che dovresti fare se utilizzassi tutto il formato) quindi il problema del micromosso sarà più evidente che se tu considerassi tutta l’immagine sul 24x36.

Quindi è vero che l’effetto di micromosso sarà uguale ma di fatto la regoletta empirica per evitarlo che suggerisce come tempo più lungo utilizzabile con una data focale = 1/focale è calcolata sul 24x36 inteso come formato pieno.
Si tratta appunto di una formuletta empirica sia perché non esiste una standard di “mano tremante” sia perché l’effetto è determinato molto più dall’angolo di campo ( a parità di focale derivato dal formato) che dalla focale.

Quindi se usi il digitale o hai intenzione di utilizzare solo una porzione equivalente del 24x36 considerando che un 300 usato sul questo formato rimane sempre un 300 mm ma ha un angolo di campo equivalente a quello di un 450 sul 24x36 intero ti conviene usare questo dato per la formuletta di cui sopra quindi 1/450.

Se invece il paragone lo fai usando due stampe tratte una dal formato digitale e l’altra dal formato 24x36 preso nella sua interezza ( e quindi con la dimensione del soggetto sulla stampa finale differente) allora ovviamente a parità di focale e tempo di posa l’effetto sarà più visibile sulla stampa tratta dal formato digitale.

In poche parole quindi possiamo dire sicuramente che se adotti tutte le precauzioni per evitare il micromosso sul formato digitale e le riporti sul 24x36 sei sicuro di non avere problemi mentre nell’altro senso non sempre funziona!


spero di averti chiarito il tuo dubbio.

Lorenzo

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Messaggio: #8
In fine un esempio pratico che risulterà chiarissimo.

Considera una telecamera nel mio caso un “orrida” Canon!

L’obbiettivo di cui è dotata è uno zoom 10x di focale 3,5-35mm.

Ora accendila e metti lo zoom su 35mm (il massimo) tenendola in mano guarda un po’ l’effetto sul visore vedrai una specie di terremoto, adesso prendi la tua fedele nikon (a pellicola 24x36) e montagli un bel 35 mm e sempre tenendola in mano guarda che bella immagine stabile che vedi!

Ma come mai una simile differenza? infondo che cosa è cambiato dato che l’obbiettivo ha la stessa focale?

Sono cambiate 2 cose o meglio è cambiata una cosa e l’altra di conseguenza, primo è cambiato il formato (il CCD della telecamera è un microbo paragonato al 24x36) e secondo, come conseguenza, è cambiato l’angolo di campo (che a parità di focale cambia al variare del formato).

La stessa identica cosa succede nel passaggio dal 24x36 al DX anche se ovviamente in questo caso la differenza dell’effetto è minore dato che minore è salto di formato e di conseguenza anche la diminuzione dell’angolo di campo.

Spero di averti convinto altrimenti mi arrendo!

ciao

Lorenzo

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Messaggio: #9
QUOTE (l.ceva@libero.it @ Jul 6 2004, 05:07 PM)
spero di averti chiarito il tuo dubbio.

Lorenzo

www.lorenzocevavalla.it

Caro Lorenzo Cavalli sarai un grande Fotografo ma quando ti incacchi ci caschi dentro con tutte le scarpe... wink.gif wink.gif wink.gif

Guarda che a me non devi rinfrescare la memoria... per me ormai queste cose sono assodate... vatti a leggere il post sopra il mio... e poi se ti riesce apprezza il sottile filo ironico date le 3 facciotte ridanciane... laugh.gif laugh.gif laugh.gif
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Messaggio: #10
Touchè!

Mi sembrava strano!

In effetti non guardo mai le faccine e non le utilizzo!

Speriamo allora che le risposte servano a Gigigno per chiarirsi le idee!

ciao

Lorenzo

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Messaggio: #11
laugh.gif laugh.gif laugh.gif
gigigno
Messaggio: #12
Ciao,
è più che scontato che ingrandendo maggiormente le stampe si
evidenzino le iperfezioni di fuoco e così via. Ecco perchè dai vecchi
provini solo un occhio attento come quello di un fotografo riusciva
ad individuare le stampe di cui fare ingrandimenti spinti.
Ma per quanto riguarda la profondità di campo effettiva o apparente
che sia, dato che le foto sono destinate ad un pubblico umano,
almeno penso sia così per tutti, ci basiamo su ciò che vede l'uomo.
Ed un 300 mm resta un 300 mm con le sue proprietà intriseche .
Tempi di scatto e profondità di campo, sia che esse vengano più,
o meno messe in rilievo da un maggiore o minore ingrandimento in fase
di stampa. E ti posso assicurare che avendo dinnanzi un 50x75 scattato
ad 1/400 f/5,6 (300 mm non stabilizzato, con D100) che ritrae una moto
in pista in piena piega a manetta è possibile che cambi idea.
E non è l'unico scatto stampato così grande.
Sperando sempre di non fare la fine dei cerchi . . . di confusione.
Bye, Gigi.
gigigno
Messaggio: #13
Ciao,
dimenticavo, siamo partiti per dare una mano ad un amico che vuole fare
degli scatti con un tele, e siamo finiti ai bordi di una cattedra di un professore
che in segreteria non conoscono.Senza togliere nulla a nessuno.
Delle prorietà intrinseche delle ottiche che rimangono tali ne ha parlato
qualcuno che sicuramente occupa una posizione indubbia: l'ing. Maio.


http://www.nital.it/forum/index.php?act=ST&f=3&t=3666

Detto ciò torno al mio amato lavoro, che mi lascia sempre meno tempo.
Cordiali Saluti, Gigi. biggrin.gif
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #14
QUOTE (l.ceva@libero.it @ Jul 6 2004, 05:47 PM)
Speriamo allora che le risposte servano a Gigigno per chiarirsi le idee!

Così ti impari... laugh.gif laugh.gif laugh.gif

Ciao professo'... laugh.gif laugh.gif laugh.gif
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #15
QUOTE (gigigno @ Jul 6 2004, 06:44 PM)
Detto ciò torno al mio amato lavoro, che mi lascia sempre meno tempo.

Bravo il lavoro nobilita l'uomo...laugh.gif laugh.gif laugh.gif
gigigno
Messaggio: #16
QUOTE (lambretta @ Jul 6 2004, 06:49 PM)
[/QUOTE]
Bravo il lavoro nobilita l'uomo...laugh.gif laugh.gif laugh.gif

Ciao Lambretta,
quando la post produzione è tanta e ti sormota.

IL LAVORO DEBILITA L'UOMO laugh.gif laugh.gif laugh.gif laugh.gif laugh.gif laugh.gif


Bye. wink.gif
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #17
QUOTE (gigigno @ Jul 6 2004, 06:44 PM)
Ciao,
      dimenticavo, siamo partiti per dare una mano ad un amico che vuole fare
      degli scatti con un tele, e siamo finiti ai bordi di una cattedra di un professore
      che in segreteria non conoscono.Senza togliere nulla a nessuno.
      Delle prorietà intrinseche delle ottiche che rimangono tali ne ha parlato
      qualcuno che sicuramente occupa una posizione indubbia: l'ing.  Maio.

               
  http://www.nital.it/forum/index.php?act=ST&f=3&t=3666

        Detto ciò torno al mio amato lavoro, che mi lascia sempre meno tempo.
        Cordiali Saluti, Gigi. biggrin.gif

Visto il tono della tua risposta mi limiterò a 2 considerazioni dal "basso del mio modesto banco".

1)Ciò che dice Maio nel 3D da te lincato non contradice affatto quello che ho sostenuto io!

2)Se percaso hai tra le mani il libro "fotografia digitale" dell'appunto ottimo Maio ti consiglio,visto che ne citi l'autore, di leggere a pagina 141 potresti avere una sorpresa!

ciao e buona lettura!


Lorenzo

www.lorenzocevavalla.it

Marco Negri
Messaggio: #18
QUOTE (gigigno @ Jul 6 2004, 06:44 PM)
siamo finiti ai bordi di una cattedra di un professore
che in segreteria non conoscono.Senza togliere nulla a nessuno.

Personalmente in questo 3D non riesco a riconoscere Docenti, ma solamente Utenti con una formazione professionale altisonante che hanno voluto trasmettere la loro esperienza al fine di arrivare ad una soluzione al problema proposto.
Impariamo dunque ad accettare e soprattutto ascoltare, senza sterili polemiche.

Marco
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #19
Rendendomi conto del “disordine” dei miei precedenti interventi sul presente ed altri 3d vi propongo questo che spero riesca a fare chiarezza augurandomi che qualcuno nonostante l’inevitabile lunghezza abbia la pazienza di leggerlo.

Credo che la confusione ed i malintesi siano dovuti al non aver stabilito un punto di partenza comune dal quale impostare un ragionamento, infatti, al variare del punto di partenza immancabilmente cambiano le conclusioni.

Stabilito che un 200 mm nato per la reflex 24x36 mm usato sul formato digitale (15,5x23mm) ha lo stesso angolo di campo di un 300mm usato su una reflex 24x36 ci troviamo di fronte a 2 differenti scelte operative:

1) Utilizzare o lo stesso obbiettivo mantenendo la stessa distanza di ripresa per sfruttare il maggiore ingrandimento (ovviamente sulla stampa finita e non sul fotogramma dove in questo caso il rapporto di riproduzione è il medesimo).
Non variando i rapporti di distanza tra punto di ripresa, primo piano e sfondo la prospettiva non subisce alcun cambiamento.

2) Utilizzare sempre lo stesso obbiettivo per fare la stessa inquadratura che abbiamo ottenuto con il 24x36 mm, di conseguenza variando il punto di ripresa, ottenendo quindi il medesimo ingrandimento (questa volta sulla stampa finale dato che ovviamente il rapporto d’ingrandimento sul fotogramma subirà una variazione).
In questo caso avremo un effetto prospettico diverso, infatti, avvicinandoci al soggetto i rapporti di distanza (punto di ripresa/ primo piano/ sfondo) cambiano.


CASO 1

In questa parte del ragionamento la differenza di angolo di campo sarà sfruttata per avere un maggiore ingrandimento quindi mantenendo la stessa distanza fotocamera/soggetto.
Rispetto a quanto ripreso con la 24x36 inquadreremo dunque un dettaglio.

Paragonare una stampa ottenuta partendo da uno scatto in digitale (formato DX) con un dato obbiettivo con una stampa di uguale formato tratta da uno scatto realizzato in 24x36 utilizzando lo stesso obbiettivo (poniamo un 300 mm) e lo stesso punto di ripresa, equivale a paragonare una stampa ottenuta dalla totalità del formato 24x36 con una, di pari formato, ottenuta utilizzando solo la porzione centrale del fotogramma (appunto 23,7x15,6 mm).

Stabilito questo punto di partenza facciamo un esempio pratico:

Ipotizziamo che il fotografo abbia una mano decisamente tremante e che dunque sullo scatto realizzato con 1/60 sia presente dell’evidente micromosso.
Su questo scatto, causa il mosso, quello che sul soggetto era un punto avrà l’aspetto di una piccola “riga” poniamo lunga 1 mm (misura effettuata sul piano focale prima di qualsiasi ingrandimento).
Ora osserviamo le due stampe di uguale formato (per comodità diciamo 24x36 cm) una ottenuta appunto dal totale del 24x36 mm (stampa 1) e l’altra ottenuta dalla porzione di fotogramma 23,7x15,6 mm equivalente al formato DX (stampa 2).
Nella stampa n.1 la righetta avrà la lunghezza di 10mm (misura derivata dall’ingrandimento di 10x necessario per passare dal 24x36mm al 24x36 cm); per la stampa n.2 (dal formato DX) dovremo usare un ingrandimento di 15.38X come conseguenza la righetta avrà la lunghezza finale di ben 15 mm (il 50% in più di quella sulla stampa tratta dal 24x36).
Evidentemente una differenza del 50% è una differenza di un certo rilievo e che di conseguenza sarà ben distinguibile.
Se consideriamo, per assurdo e per comodità, che la soglia di percezione del micromosso su una fotografia 24x30 cm osservata ad una data distanza sia di 1mm risulta evidente che nella stampa tratta dal formato digitale l’osservatore percepirà un fastidioso effetto di mosso che al contrario non avvertirà nella stampa tratta dall’intero formato 24x36mm.

La stessa cosa avviene relativamente alla profondità di campo infatti come un maggiore ingrandimento esalta la dimensione della scia dovuta al micromosso allo stesso modo esalta anche la dimensione percepita del famigerato circolo di confusione (non è colpa mia se si chiama così).
Un punto fuori fuoco sarà rappresentato (sul fotogramma e quindi tanto più sulla stampa finale) non come punto ma come un circoletto (da cui il nome); se questo circoletto rimane sotto un certo diametro l’occhio lo percepisce come punto e quindi saremo a posto, se al contrario detto diametro, a causa dell’ingrandimento, supera una certa soglia ecco che lo coglieremo come sfuocato.

Mentre per quanto riguarda l’effetto del micromosso le cose sono di immediata comprensione relativamente alla PDC in un alcuni casi potremmo essere tratti in inganno.

Immaginiamo di riprendere un righello posto su un piano obliquo rispetto al piano focale in questa situazione lavorando in 24 x36 con la messa a fuoco fatta a piena apertura a 7 cm poniamo di ottenere, con un diaframma chiuso a 16, un campo nitido, al centro dell’inquadratura, che si estende da 5cm a 10cm (intesi come segni sulla riga).
Osservando la stampa tratta dal 24x36 considerando solo l’area centrale del fotogramma questa appare tutta nitida. Se noi stampiamo solo la porzione centrale del fotogramma (come se stessimo facendo una foto dallo stesso punto con lo stesso obbiettivo ma con una Nikon DSLR) potremmo pensare di avere un’immagine nitida dalla parte bassa dell’inquadratura a quella alta vanificando quanto detto sopra.
In realtà le cose non stanno così infatti nel momento in cui noi realizziamo la stampa partendo dal formato ridotto dovremo, come nel caso precedente, effettuare un ingrandimento maggiore per questo ciò che prima appariva nitido ora non lo sarà più quindi su questa stampa la zona nitida non si estenderà più dai 5cm ai 10 cm (sono misure ipotetiche) ma ad esempio da 6cm a 7cm.
In altre parole quei numeri intorno al punto di messa a fuoco che sulla stampa tratta dal fotogramma 24x36 sembravano nitidi, nell’ingrandimento si riveleranno come sfuocati.

Da quanto esposto sopra se ne deduce che, come giustamente dice Gigigno, ingrandendo maggiormente i difetti (messa a fuoco imprecisa e micromosso) si rendono più evidenti; da questo deriva appunto la difficoltà di giudicare la riuscita di una foto analizzando il provino a contatto che sembra quasi sempre perfetto. Tutto ciò non solo è esattamente in linea con quanto da me sostenuto sino ad ora, ma è proprio il fulcro della questione.
L’aspetto che può sfuggire è che per ottenere la stampa di uguale formato partendo da un fotogramma formato DX siamo obbligati ad effettuare un ingrandimento maggiore e questo non è questione di scelta!

Occorre chiarire che la percezione della PDC come quella dell’effetto del micromosso, che pure sono effetti fisici oggettivamente misurabili, può essere molto soggettiva anche a parità d’ingrandimento finale.
La percezione di questi può cambiare anche sensibilmente a seconda della qualità della stampa stessa, di quella della vista di chi esamina la foto ed anche, aspetto spesso trascurato, dalla distanza di osservazione.
Tutto quanto esposto sopra, dunque, presuppone che l’osservatore sia lo stesso, che osservi la stampa dalla medesima distanza e che la qualità della stampa (intesa come risoluzione) sia identica.

Quanto scritto da Maio, come ho già detto, non contraddice assolutamente questa “posizione” infatti è assolutamente vero che un obbiettivo conserva le sue caratteristiche ottiche indipendentemente dal formato sul quale è utilizzato, il punto è stabilire cosa si debba intendere per caratteristiche proprie di un ottica.
Le caratteristiche proprie di un ottica sono appunto: la focale e la luminosità sui quali certamente il cambio di formato di ripresa non ha nessuna influenza. L’angolo di campo, la profondità di campo e la sensibilità al micromosso non sono caratteristiche fisiche intrinseche di un obbiettivo ma al contrario dipendono strettamente dal formato sul quale le utilizziamo e dalle dimensioni della stampa finale.

A conferma della totale coerenza di quanto da me asserito con quanto scritto dall’ottimo Maio mi limito a citare il suo libro a pagina 75 nel paragrafo intitolato “TEMPO DI POSA E RISCHIO DI MOSSO” in questa occasione l’autore dopo avere esposto la regoletta empirica per evitare il micromosso (utilizzo di un tempo inverso alla focale) scrive:

“In fotografia digitale, l’aspetto legato al tempo di posa minimo impiegabile a mano libera cambia leggermente. Il fattore di moltiplicazione apportato pari a 1,5 comporta infatti l’impiego di una più ristretta porzione descritta all’interno del cerchio di copertura 35mm. Ne consegue una richiesta di maggiore ingrandimento fisico tra “originale” sul sensore e stampa o visione a monitor che di fatto rende più percettibile l’effetto”.

Stesso concetto è ribadito in modo più succinto a pagina 141 sempre dello stesso volumetto.

CASO 2

Consideriamo il caso 2 ovvero quello in cui utilizziamo sul digitale un 200 mm destinato al 24x36mm ma lo usiamo volendo ottenere lo stesso rapporto d’ingrandimento sull’immagine finita (quindi questa volta variando il rapporto di riproduzione sul fotogramma). In questa situazione le cose cambiano e di molto.

Diversamente dal caso 1 avremo un cambio di resa prospettica dovuto alla necessità di variare il punto di ripresa infatti se ad esempio il soggetto si trova a 2 metri dalla fotocamera e lo sfondo a 10 metri (dal soggetto) nel momento in cui ci portiamo ad 1 metro dal soggetto il rapporto tra le 2 distanze (fotocamera-soggetto e soggetto-sfondo) cambia sensibilmente.
Nello stesso tempo però, avremo la medesima profondità di campo nonché il medesimo effetto dovuto all’eventuale micromosso.

Questo avviene perché in definitiva sia la PDC sia l’effetto del micromosso sono determinati da un fattore comune che è il rapporto d’ingrandimento più questo sarà grande e più entrambe gli effetti risulteranno esaltati.

Tornando all’esempio del righello, infatti, se con la digitale montando lo stesso obbiettivo ci allontaniamo dal soggetto, mantenendo la stessa inclinazione, per realizzare un’inquadratura uguale a quella che abbiamo ottenuto con il 24x36 otterremo una stampa finale con la stessa profondità di campo di quella fatta con la 24x36.
Questo avviene perché se da una parte dobbiamo procedere ad un ingrandimento maggiore, che diminuisce l’estensione della PDC, dall’altra questa diminuzione viene compensata dal fatto che la PDC aumenta all’aumentare della distanza di ripresa (e quindi in buona sostanza al diminuire del rapporto di riproduzione); i due effetti sommandosi logicamente si annullano.
Sempre sul libro di Maio questi concetti sono accennati a pagina 91.


A prescindere totalmente da quanto detto sopra non posso escludere che un fotografo con la mano particolarmente ferma sia in grado di ottenere ottime foto anche lavorando a mano libera impiegando un pesante obbiettivo da 800 mm con un tempo di posa di 1/15!. La regoletta del micromosso è infatti empirica basata cioè sulla comune esperienza che può essere diversa caso per caso.


Lorenzo

www.lorenzocevavalla.it
Daniele R.
Messaggio: #20
Anche se molte cose erano per me assodate, leggere questo post è stato come accendere una luce nella penombra in cui si trovavano i miei neuroni. Finalmente un intervento che chiarisce definitivamente le varie casistiche che si possono venir a creare con le variabili ottiche/distanze e formati di stampa/ripresa.

Ottimo, estremamente comprensivo ed esplicativo.

Grazie Lorenzo!

gigigno
Messaggio: #21
Ciao Lorenzo,
effettivamente il tuo intervento è chiaro e completo, anche se
ti confesso che ho dovuto stamparlo e leggerlo quando ho avuto un
attimo di tempo, perchè lungo. Ma non poteva essere diversamente
per non incorrere in fraintendimenti.
Probabilmente ho focalizzato maggiormente il problema di Lory nella
tecnica di ripresa che nella fattispecie è di rilevante importanza, come
già detto, persino il modo di tenere la fotocamera con relativo tele,ecc.
ecc.. Nei tuoi interventi precedenti si scorgeva un tono aulico atto più
a propinare una lezzioncina che a mettere a disposizione le proprie
preziose nozioni con umiltà, come invece è avvenuto nel tuo ultimo
e prezioso intervento. Con questo ti ringrazio di tutto e spero di
non essere stato frainteso.
Buon lavoro.
Bye, Gigi.
Scozzarella
Messaggio: #22
Concordo completamente con l'intervento di Lorenzo.

A scanso di ulteriori equivoci e a vantaggio, spero, dei molti che preferiscono occuparsi di fotografia piuttosto che di polemiche, riporto il più volte citato passo di pagina 140-141: "Una regola non scritta dice che il tempo più lungo di scatto imèiegabile con un obiettivo corrisponde in frazioni di secondo alla sua lunghezza focale. Con un 50mm quindi il tempo di scatto più lungo impiegabile prima di avvertire il micromosso è 1/50 di secondo........... In fotografia digitale il rapporto andrà adeguato alla nuova focale equivalente ottenuta".

L'intervento di Lorenzo può ricordare a tutti quanto sia importante conoscere bene il mezzo che si utilizza.

Utilizzare un 200mm, equivalente 300mm, non è la stessa cosa che utilizzare un 300mm su unaq fotocamera 24x36, per la semplice ragione che ottengo un certo fattore di ingrandimento ma a distanze diverse, esponendomi pertanto ad una percezione di micromosso maggiore e soprattutto riducendo, talvolta drasticamente, la profondità di campo.



Angelo
lory66
Messaggio: #23
Grazie a tutti per le risposte chiarificatrici.Come sempre un qualsiasi "vorrei sapere" quì nel forum trova la sua morte migliore grazie ai vs. autorevoli consigli
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #24
QUOTE (gigigno @ Jul 8 2004, 10:54 AM)
  Nei tuoi interventi precedenti si scorgeva un tono aulico atto più
        a propinare una lezzioncina che a mettere a disposizione le proprie
        preziose nozioni con umiltà,

Grazie!

Effettivamente nei miei precedenti interventi c'era un tono più che "aulico" forse un po' polemico.
Ad ogni modo quel tono non era certamente dedicato a te ma a Lambretta con il quale avevamo già discusso di questi temi sino alla reciproca nausea.
Ma come si è poi dimostrato Lambretta mi stava prendendo in giro ed io appunto io ci sono cascato come una pera.
Grazie ancora per l'apprezzamento dello sforzo dato che mi è costato non poca fatica, non tanto per il contenuto quanto perchè non sono mai stato un grande scrittore e credo si noti!!

Ciao
Lorenzo

www.lorenzocevavalla.it
gigigno
Messaggio: #25
Ciao Lorenzo,
non sono un critico letterario, ma mi sei sembrato chiaro
e preciso. Certo qui ci si "incontra" giusto per questo tipo di scambi
teorico-pratico atti a crescere, cosa che non si finisce mai di fare.
Per fortuna, anche perchè altrimenti mi annoierei da morire.
Ritorno a ringraziarti per la puntualità e la completezza, che oltre tutto
costa molto in ordine di tempo.
Buon lavoro.
Bye, Gigi.
 
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