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Fotogiornalismo: fatti e misfatti
(Era "Robert Capa")...
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Messaggio: #81
QUOTE(_Nico_ @ Apr 4 2005, 12:24 AM)
QUOTE(__Claudio__ @ Apr 2 2005, 04:20 PM)
E chi lo dice che la resistenza spagnola aveva ragione? Questo è uno dei punti di vista possibili, non il solo punto di vista.
Naturalmente non è il solo punto di vista, caro Claudio, ma non si trattava di "resistenza spagnola", bensì dell'esercito che rispondeva agli ordini del governo legittimamente eletto dagli Spagnoli nel corso di libere elezioni. Ma quel governo non piaceva a Francisco Franco...
*



ohmy.gif Nico!!!!!!!!! Tu quoque! laugh.gif

La mia era solo una provocazione! Pensavo fosse chiaro! wink.gif
_Nico_
Messaggio: #82
Ehm, sorry, excusez-moi... unsure.gif

Mi sembrava strano, Claudio, ma ci sono cascato in pieno, brutto disgraziato! laugh.gif
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Messaggio: #83
QUOTE(_Nico_ @ Apr 4 2005, 04:51 PM)
Ehm, sorry, excusez-moi... unsure.gif

Mi sembrava strano, Claudio, ma ci sono cascato in pieno, brutto disgraziato! laugh.gif
*



laugh.gif ....... messicano.gif
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Messaggio: #84
Nella risposta prendo un po' quà e un po' là...
QUOTE
Se pensiamo e accettiamo che la foto sia una rappresentazione fedele della realtà mettiamo in crisi il valore dell’artista (non tutti lo sono ma pensiamo di si)

E' questo uno dei nodi principali che vedo... io non so chi è artista e chi non lo è, non ho la capacità per giudicarlo, ed infatti non mi permetto di criticare l'arte, nella fotografia mi limito a comprendere o non comprendere il significato di ciò che vedo. Ma la definizione stessa di reporter, ma ancor più di fotogiornalista, è a mio modo di vedere, distante anni luce dall'artista. Per far capire, un poema di Dante io lo reputo una forma d'arte e me ne gusto l'aspetto piacevole, un linguista o un letterato ne comprenderanno aspetti di cui io non ho idea. Un articolo che mi parla di una qualunque guerra, o un libro che mi parla dei comportamenti di un popolo, vorrei che avesse una visione di cronaca o antropologica (rispettivamente) di ciò che vede. Ovviamente esso introdurrà delle deformazioni, date dal punto di vista dell'autore, ma queste deformazioni non devono essere coscienti nell'autore, devono nascere dal sentire non dal calcolo. Una testimonainza partecipata di un evento. Non pretendo l'essere robot del fotografo, ma neanche l'essere asservito del fotografo o peggio la volontà di asservire all'idea. Questo reputo creazione falsa, se il fotografo è testimone dell'evento e ne vuole sottolineare ciò che lo ha colpito, nel momento in cui non c'è tempo per pensare, come dice Sergio, allora io so che l'immagine non dirà il vero, ma solo ciò che ha sentito chi scatta e null'altro voglio dal fotografo. Ma se per leggittimare la posizione antiguerra io creo una immagine,non solo, ma cosa più grave LA SPACCIO PER EVENTO ACCADUTO, io non faccio molto differenza dalla Donazione famosa che cita Nico. Che sia leggittima la posizione del potere temporale della chiesa era per l'epoca ovvio, ma qualcuno voleva vedere perchè era leggittimo. Così un anonimo monaco si mette a scrivere un documento che afferma il passaggio di poteri dall'imperatore Costantino ai Papi e lo spaccia come autentico redatto all'epoca. Servirà un Valla tra mille difficoltà per dimostrare che quell'evento riportato non è un evento, non è mai stato. Ciò dimostrato nella storia quel documento è risultato come un falso, come un ombra per la chiesa, non certo come una libera interpretazione di un artista della lingua, per quanto potesse essere eccezionale il modo in cui è scritto. E oggi Valla lo si ringrazia per aver dato il via allo studio della filologia dei documenti, non certo lo si accusa di aver complottato per far cadere la chiesa o il valore della scrittura.
E poco se ne discosta la foto di Capa e le foto sue pari. Esiste un documento che attribuisce ai Papi il potere temporale sugli Stati della Chiesa, ma non è quello.
Che i falsi esistano è chiaro, non sono così ingenuo da non saperlo, ma che l'importante della testimonianza è il fine a cui porta non lo trovo corretto.
E quindi c'è da vedere se il fotogiornalista e/o il giornalista debba testimoniare o inventare per ottenere un fine. Mi sembra evidente come la vedo.

QUOTE
“La Fotografia diventa allora per me un medium bizzarro, una nuova forma di allucinazione: falsa a livello della percezione, vera a livello del tempo: un’allucinazione in un certo senso temperata, modesta, divisa (da una parte <<non è qui>>, dall’altra <<però ciò è effettivamente stato>>): immagine folle, velata di reale

Purtroppo come tutte le citazioni andrebbero contestualizzate, perchè da questa frase io potrei trarne esattamente la mia posizione, ma un altro potrebbe trarne una completamente diversa.

QUOTE
Una fotografia può essere testimone fedele della realtà, ma quella stessa realtà non è in grado di raccontarla, da sola.

Ne sono perfettamente cosciente. I miei studi tendono infatti a ricostruire la realtà il più simile possibile alla verità, quindi ne sono perfettamente cosciente. ma la foto di Capa (e simili) storicamente non ha valore, non mostra nulla... quindi ripeto a che scopo fare la fatica di andare a fare una foto di un uomo che fa finta di morire su un prato in Spagna?! e perchè poi spacciarla come testimonianza di un evento?! Credo che chi andò in Spagna e chi ancora parte dovrebbe partire con l'animo di essere gli occhi del mondo, non di andare a fare un videogame

QUOTE
La fotografia può raccontarti qualcosa solo se tu hai già le basi culturali per capire quello che essa ti mostra, altrimenti può addirittura farti credere il contrario.
Immagina ad esempio di vedere la foto di un uomo in manette, disperato, davanti au un giudice: che cosa puoi capire tu da quella foto, perfettamente impersonale? Assolutamente niente, potrebbe essere un innocente accusato ingiustamente oppure un gerarca nazista a Norimberga.

Infatti è per questo che io voglio che la foto mi testimoni quello che vede, perchè si possa comprendere approfondendo. il manico sta nel far capire che quello è un gerarca o un prete nelle carceri di Castro. Ma se quello non è né un gerarca né un prete, ma un fruttivendolo vestito con gli abiti della festa in maschera ad un finto processo, non posso reputarla una foto di fotogiornalismo. Lo potrei fare se la titolassi "fruttivendolo che ricorda Norimberga", ma non è "gerarca nazista al processo di Norimberga". Il messaggio è lo stesso anzi forse quella al fruttivendolo viene meglio, ma lui non è un gerarca e il fotografo non ha fatto una foto a Norimberga. A pare mio, però spacciandole per vere queste foto, si ottiene il contratto con Life.

QUOTE
La fotografia di reportage, perchè di questo stiamo parlando, manterrà sempre una importantissima componente di interpretazione, sia da parte del fotografo che decide cosa fotografare e come, sia di chi poi guarda quella fotografia e la interpreta secondo la sua cultura e la sua sensibilità.

Certamente ed è proprio quello che voglio, il fotografo decide cosa e come... non QUANDO.

QUOTE
Credo, invece, che in circostanze, nelle quali vincoli obiettivi (spazio, tempo) impediscono movimenti e ragionamenti, il manico incida poco


Per i motivi che ho detto prima non concordo, io non credo che stando a New York, intorno le torri gemelle sarei riuscito a fare la foto di Natchwey in merito.

QUOTE
Quello che forse ci divide è il considerare il fotogiornalismo di allora con gli stessi parametri di oggi.


Non credo. Io accetto il concetto più volte dettomi di considerare il fotogiornalismo di allora diversamente da quello di oggi, ma non ritengo quello fotogiornalismo. Capa (e compagnia) non ha raccontato un fatto in quella foto, se l'è inventato. e questo non è questione di mezzi tecnici, ma di onestà intellettuale. Avrei preferito una orrenda foto mossa (come del resto sono molte dello sbarco in Normandia) di un fatto vero, che una perfetta foto di un fatto falso.

Cris
Francesco T
Messaggio: #85
A questa interessante discussione, arrivo con una domanda.
Relativamente alla foto da reportage, sia esso di guerra o di quotidiana normalità, oggi per vederla ci arriviamo tramite giornali, riviste o libri. Più raramente attraverso una personale. Ciò premesso, mi chiedo: quanto vale il contesto intorno alla fotografia? Esempio: quanto vale il qutodiano, la sua linea editoriale, la sua storia, la sua valenza, nell' espressione complessiva del nostro giudizio?
Ovvero può sembrarci una foto più vera perchè pubblicata da X anzichè Y?

Qual è la relazione tra i soggetti che percepiscono la realtà, sia come singoli che come comunità, la realtà stessa e le fotografie che la rappresentano?

Spero di essere stato chiaro...

Saluti.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #86
Moltissimo purtroppo!
Spesso il giornale su cui viene pubblicato è considerato ( a volte a ragione, a volte a torto) più o meno affidabile di un altro nel riportare le notizie.
Del resto visto quanto prima detto sulle falsificazioni delle foto e sulla logica redazionale, come si potrebbe sapere la veridicità di una foto o di una testimonianza qualunque? Si va a fiducia sulla storia della testata
Cris
_Nico_
Messaggio: #87
Un altro mito che crolla... blink.gif Avete presente il bacio di Doisneau?

user posted image

Siamo alle solite... laugh.gif Ecco stralci da un articolo in rete di Repubblica:

È probabilmente - secondo gli esperti - una delle tre foto più celebri in assoluto, accanto a quella di Alberto Korda che coglie lo sguardo del Che, finito su milioni di poster e magliette, e a quella di Robert Capa che fissa la morte del miliziano in Spagna. Ritenuta per anni uno scatto spontaneo di Doisneau, osservatore attento della vita quotidiana parigina del secondo dopoguerra, "Il bacio dell'Hotel de Ville" è invece stato costruito ad un tavolino di un bar, come lo stesso maestro ha poi successivamente rivelato. "Era l'inizio dell'inverno, ed io e Jacques eravamo seduti al caffè Villars - racconta Francoise - e ci stavamo baciando. Eravamo insieme da qualche mese. Doisneau ci ha visti, e ci ha chiesto di farlo davanti ad una macchina fotografica. Così siamo andati in giro per Parigi con lui. I baci sono stati numerosi e in più angoli della città. Anche quello davanti all'Hotel de Ville è stato ripetuto più di una volta". "Comunque era molto piacevole", dice ora Francoise, sorridendo.

Così è nato il Bacio dell'Hotel de Ville. Più di una coppia - all'inizio degli anni '90, quando la commercializzazione del poster avviata nel 1986 si era già rivelata un successo straordinario con 410.000 esemplari venduti - ha cercato di accreditarsi come i due amanti della foto, probabilmente anche in buona fede. Come se baciarsi camminando, davanti all'Hotel de Ville, fosse cosa non rara. A troncare le voci fu nel '92 lo stesso Doisneau, rivelando quello che fino allora non si sapeva, e cioè che la foto non era un attimo irripetibile, non era stata catturata all'insaputa dei due amanti, ma costruita. "Non avrei mai potuto fare - disse il fotografo - uno scatto del genere, perché raramente chi si bacia in mezzo alla strada è una coppia legittima". A quel punto è venuta fuori Francoise, cognome da ragazza Delebart, che nel frattempo aveva sposato un regista, Alain Bornet. Non aveva detto niente fino ad allora, perché riteneva che il fotografo volesse che si credesse alla spontaneità dell'immagine. "Sono andata da Doisneau - racconta - e gli ho fatto vedere l'originale della foto, firmata sul retro proprio da lui. E l'ha riconosciuto". E così il mistero del Bacio dell'Hotel de Ville si è dissolto. L'originale della foto - della prima tiratura del 1950 Doisneau non ne fece più di una decina - è stimata dalla casa d'aste Artcurial 15.000-20.000 euro. Sarà battuta dal 22 al 25 aprile all'Hotel Dassault, vicino agli Champs Elysees.

Francesco T
Messaggio: #88
Nico grazie del contributo.

In effetti, semplificando un pò, quello che dà fastidio è l' inganno.
Cioè, nulla toglie alla bellezza dello scatto ma, se avessi (-mo?) saputo di come è stato fatto, ovvero preparato, lo avremmo giudicato diversamente?
Ovviamente una risposta oggi è superflua, però...

Però allargando un pò il discorso, vorrei far notare come siamo sempre più portati a credere che la verità sia sinonimo di spontaneità.
Anche nei discorsi, nel parlare tra le persone, siamo soliti dire che una persona è sincera perchè spontanea. Infatti in nome di questa spontaneità, siamo disposti ad accettare anche qualche espressione colorita.
Non appena ascoltiamo parole diverse dal nostro solito vocabolario, non appena leggiamo frasi correttamente costruite, pensiamo a qualcosa di costruito apposta, cioè premeditato, cioè opportunistico.
Bene, accingendo a esperienze e lavori di psicologia, possiamo arrivare a dire che anche questo è un mito da sfatare.
Il punto di partenza rimane quindi la verità. Con noi stessi, innanzitutto.

Saluti.
Giuliano_TS
Messaggio: #89
QUOTE
tre foto più celebri in assoluto, accanto a quella di Alberto Korda che coglie lo sguardo del Che, finito su milioni di poster e magliette, e a quella di Robert Capa che fissa la morte del miliziano in Spagna

Che sono divenute famose, e rispolverate ancor oggi, per la loro forza ed utilità propagandistica!
Provate ad immaginare se analoghe foto avrebbero avuto tanto successo se fatte sul fronte opposto. Sarebbero state subito dimenticate e dell'autore si sarebbe dimenticato anche il nome, poichè colpito da "damnatio memoriae".
Qui la fotografia c'entra poco, trattasi di propaganda.
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #90
Ueh Nico hai deciso di deprimermi fino in fondo?! tongue.gif
Continua ad essere estremamente triste la questione. Soprattutto dopo che uno si sente un fotografo di serie B perchè non riesce ad avere quella capacità di cogliere l'attimo e poi queste pietre angolari della fotografia, fatta da fotografi che solo il nominarli ti porta a deferenza, non sono che banalissime costruzioni.
mad.gif
Grazie ugualmente Nico
Cris
elwood67
Messaggio: #91
Proprio stamattina ho letto quell'articolo e mi sarebbe piaciuto aprire un 3d dedicato ad esso: possibile che ognuno di noi (come dice giustamente Cristiano) cerchi di fare un certo tipo di foto in maniera spontanea (e qualcuno ci riesce pure! o qualcuno particolarmente timido manco ci si mette) mentre UNA DELLE TRE FOTO più famose della storia si scopre essere stata pensata a tavolino? mad.gif

Anche una delle altre tre (quella della morte del miliziano in Spagna di Robert Capa) è stata più volte messa in discussione in quanto "studiata" se non falsa! blink.gif

A questo punto che dire? hmmm.gif

Senza fare i nomi (per non rischiare di dimenticarne qualcuno) diciamo che in questo nostro forum ci sono persone che riescono a fare foto STUPENDE, CERCATE ma SPONTANEE mentre alcuni dei mostri sacri della fotografia facevano solamente delle ISTANTANEE? blink.gif

A sto punto non è vero che nella "street" ci vuole occhio e c..o basta portarsi appresso qualche comparsa... wink.gif

Stefano
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #92
hmmm.gif ... in effetti un po' di depressione viene ...
Tutto il lavoro di chi si fa in 4 per "cogliere l'attimo" viene molto svilito da queste notizie ...

Caro Nico,
aspetto con ansia, ma senza fretta, il giorno in cui ci confermerai che queste sono definitivamente ritenute foto false blink.gif (insieme a "tutte" le altre).
A quel punto non ci scandalizzeremo più di nulla (credo) ...

Ciao wink.gif
Angelo
_Nico_
Messaggio: #93
No Angelo, non intervengo per segnalare che anche quelle foto sono costruite... smile.gif
L'ipotesi che si sia trattato d'una messinscena gira da un po', e ci han girato anche un film. Né scrivo per deprimere ulteriormente Cristiano... smile.gif

Scrivo per sottolineare quale ruolo svolga la parola nella foto documentaria. In altre parole -un po' secche- la foto documentaria risulta zoppa senza didascalia. Quasi sempre.

Ho dato un'occhiata ai premi per il fotogiornalismo mondiale nell'apposita pagina del World Press Photo of the Year 2004, e direi che non riesco a trovare una sola foto che possa fare a meno della didascalia.

Inevitabile che i premi finiscano per essere collegati con gli eventi più significativi dell'anno: la guerra in Iraq, lo tsunami in estremo oriente, il massacro nella scuola di Beslan e, per lo sport, le Olimpiadi. La foto che ha ricevuto il primo premio è probabilmente una delle decine di migliaia scattate dopo lo tsunami. Superfluo aggiungere che senza la didascalia 'vediamo' solamente una donna disperata, abbigliata alla maniera indiana, vicina a un corpo disteso...

La terza premiata ritrae inequivocabilmente un salvataggio in mare, ma anche in questo caso non potremmo cogliere il dramma dell'emigrazione clandestina senza la didascalia...

Forse l'unica che collegheremmo allo tsunami anche senza didascalia è questa. Ma solo perché abbiamo visto altre foto del genere, e sicuramente il palazzo sullo sfondo desterebbe in noi diversi dubbî: non potrebbe trattarsi d'un cataclisma avvenuto in un'altra parte del mondo, per esempio in medio oriente?

Segnalo di sfuggita Natchwey, la sua impeccabile composizione che sembra voler trasformare il singolo dramma in un'icona universale del dolore.

Tornando alla funzione della didascalia, è scontato che la scelta delle parole sia decisiva nell'influenzare la 'lettura' della foto. Questa foto, a esempio, non avrebbe alcuna rilevanza documentaria senza la didascalia, e francamente si fatica a considerarla un'immagine fotogiornalistica in senso stretto.

In questo caso è proprio la didascalia a creare l'evento. Due domande d'obbligo: è sensato che abbia vinto il primo premio di categoria (Peoples in the news - Stories)? Avrebbe vinto questo premio senza la didascalia -e senza la testata (Life...)? Domande retoriche: se uno di noi avesse scattato una simile foto non si sarebbe visto riconoscere alcun premio, penso.

Chiudo qui, ma attendo le vostre considerazioni... smile.gif
nuvolarossa
Messaggio: #94
blink.gif
Non avevo visto l'ultima foto che hai citato....
Non credo veramente che meriti il premio, ma non credo che meriti neanche il premio di un concorso fotografico di paese, cosa che sarebbe successa se a scattarla fossi stato io o tu.... Ma qui, si sa, il nome e la testata contano, così come contano le didascalie.... Così una foto che non comunica, non è bella esteticamente, non rispetta nessuna delle regole della composizione e neanche le infrange vince un importantissimo premio....
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #95
Sono perfettamente d'accordo con te Nico. Certe foto non meritano affatto i riconoscimenti che hanno e di queste ne abbiamo esempi a non finire. La didascalia, molto spesso non può essere sciolta dalla foto a cui è collegata e, a mio parere, questa è una enorme pecca del fotografo che l'ha scattata. Ovviamente per inquadrare una foto nel suo preciso contesto occorre una vasta cultura, credo che anche tu possa confermare che molti quadri, tecnica a parte, possono avere valore documentaristico, solo e unicamente se si inquadrano in un dato contesto storico. Quindi se determinati quadri non sono letti da persone che hanno una cultura ampia probabilmente non si riuscirebbe a riconoscere o inquadrare il soggetto. Sicuramente, il world press photo per le edizioni che ho visto, è enormemente influenzato dal sentire comune, ciò che tutti ricordano e questo va a danno di quanti si occupano di cose molto meno conosciute e pur tuttavia tragiche o esaltanti. E' una pecca che ho notato spesso. E' pur vero che altre foto sono state ben premiate, a parer mio il secondo posto, e non è la foto che manca di significato è la mai ignoranza che non mi permette di sapere cosa c'è ad Haiti. Il massimo sarebbe riuscire ad inquadrare da un solo scatto, luogo, tempo, fatto e far percepire il futuro dell'evento. Il secondo premio mostar una enormità di cose e potrebbe essere senza didascalia. Si vede un ragazzo che, dallo sguardo, sta RUBANDO qualcosa, un pezzo di carne, quindi dall'ambiente intorno e dal gesto si deduce, che è un paese povero e che lui ha fame e sta attento a che non gli venga rubato. Dove? Guardando dietro si scorge l'insegna Haiti Terminal. Si vedono macerie e segni di casse spaccate, porte divelte. Qundi? Quindi è un saccheggio di un giovane ragazzo ad Haiti, ora dovrebbe intervenire la conoscenza per farcelo datare e si intuisce anche un possibile destino di questo ragazzo, che continuerà una vita povera come gli uomini alle sue spalle. La foto è grandiosa, con o senza didascalia. Purtroppo però c'è la tendenza, evidenziata già nelle altre discussioni a appiattirsi sul sentire comune e quindi ha vinto quella che abbiamo visto. In altre pur se si capiscono tante cose, come il terzo classificato, non è possibile localizzarlo con precisione.
Il discorso in fondo, a mio aprere, ruota sempre intorno al fatto se conta più il valore educativo della foto o il valore documentaristico. Io mis chiero per la seconda ipotesi.
Quella di Beslan è una delle tante schifezze fatte nella premiazione. Se non ci fosse stato scritto Beslan, poteva essere tranquillamente la foto di una scuola italiana negli anni 30, se l'avessimo mandata noi, l'avrebbero buttata al secchio, ma siccome c'è scritto Life...
Del resto Nico, sono state trovate anche da noi, giustificazioni a foto false come giuda, solo perchè le aveva fatte Capa... quindi è un male comune.
Cris
photoflavio
Messaggio: #96
QUOTE(_Nico_ @ Apr 16 2005, 11:30 AM)
[...]
In questo caso è proprio la didascalia a creare l'evento. Due domande d'obbligo: è sensato che abbia vinto il primo premio di categoria (Peoples in the news - Stories)? Avrebbe vinto questo premio senza la didascalia -e senza la testata (Life...)? Domande retoriche: se uno di noi avesse scattato una simile foto non si sarebbe visto riconoscere alcun premio, penso.

Chiudo qui, ma attendo le vostre considerazioni... smile.gif
*



Nico,
la tua frase "se uno di noi avesse scattato una simile foto non si sarebbe visto riconoscere alcun premio, penso" mi ha fatto subito tornare alla mente un pensiero che mi accompagna da quando coltivo la passione per la fotografia (ma si tratta di un concetto generico applicabile a qualsiasi altro campo).
Nel caso del Reportage, del Fotogiornalismo, la testata giornalistica ha un peso determinante nel giudizio che la gente (o le giurie) daranno alle immagini pubblicate.
La stessa cosa, nel piccolo, accade in ogni ambiente, sia esso un circolo fotografico, un forum come questo. Ci si conquista una certa fama - o credibilità che dir si voglia - e da qual momento qualunque cosa si faccia è considerata magia pura. Si pubblica una volta su Life - si fa una copertina su una rivista famosa, e da qual momento si diventa dei geni della fotografia. Magari si è trattato solo di pochi scatti fortunati tra migliaia di immagini banali... la vita è fatta anche di occasioni fortunate e/o fortuite.

Diciamolo, anche tra i fotografi affermati in Italia (per non andare lontani) c'è chi vive di rendita. Ogni tanto fa qualche scatto di indubbia bellezza, ma poi può permettersi di inquadrare ed immortalare qualunque cosa che tanto la maggior parte delle persone giudicheranno lo scatto un capolavoro. Vi fa venire in mente qualche fotografo in particolare?

Va bene, lo ammetto... è solo invidia. Forse la "lunga" lettura di tutto il 3d mi ha appassionato troppo e mi sono lasciato trascinare un po' fuori dal discorso iniziale... Forse la triste consapevolezza che lo scatto di Capa, o il bacio di Doisneau... non riuscirei a realizzarli neppure costruendoli come hanno fatto loro! huh.gif

Flavio

_Nico_
Messaggio: #97
QUOTE(Cristiano Orlando @ Apr 16 2005, 12:29 PM)
Quella di Beslan è una delle tante schifezze fatte nella premiazione. Se non ci fosse stato scritto Beslan, poteva essere tranquillamente la foto di una scuola italiana negli anni 30, se l'avessimo mandata noi, l'avrebbero buttata al secchio, ma siccome c'è scritto Life...

Suppongo che tu ti riferisca a questa, e concordo con te. Ma a confronto di questa è un capolavoro, anzi due... smile.gif

Visto che stiamo esprimendo alcune perplessità in merito ai criterî di premiazione, aggiungo anche questa alla vostra attenzione, per sapere se riuscite a capire la ragione di questo primo premio... Anche questo secondo premio mi lascia perplesso. Senza la dicitura «Iraq» nella didascalia, varrebbe poi così tanto?

QUOTE(Cristiano Orlando @ Apr 16 2005, 12:29 PM)
E' pur vero che altre foto sono state ben premiate, a parer mio il secondo posto, e non è la foto che manca di significato è la mai ignoranza che non mi permette di sapere cosa c'è ad Haiti. Il massimo sarebbe riuscire ad inquadrare da un solo scatto, luogo, tempo, fatto e far percepire il futuro dell'evento. Il secondo premio mostar una enormità di cose e potrebbe essere senza didascalia. Si vede un ragazzo che, dallo sguardo, sta RUBANDO qualcosa, un pezzo di carne, quindi dall'ambiente intorno e dal gesto si deduce, che è un paese povero e che lui ha fame e sta attento a che non gli venga rubato. Dove? Guardando dietro si scorge l'insegna Haiti Terminal. Si vedono macerie e segni di casse spaccate, porte divelte. Qundi? Quindi è un saccheggio di un giovane ragazzo ad Haiti, ora dovrebbe intervenire la conoscenza per farcelo datare e si intuisce anche un possibile destino di questo ragazzo, che continuerà una vita povera come gli uomini alle sue spalle. La foto è grandiosa, con o senza didascalia.
M'era sfuggita la scritta, decisiva per contestualizzare il luogo, perciò non ho parlato di quest'immagine, proprio perché mi sembrava mancasse il 'dove'. È come dici tu, si capisce perfettamente cosa sta succedendo, e la scritta consente di capire anche dove...

Sarà anche invidia, quella di Flavio, ma come non dargli ragione? «Nel caso del Reportage, del Fotogiornalismo, la testata giornalistica ha un peso determinante nel giudizio che la gente (o le giurie) daranno alle immagini pubblicate.
La stessa cosa, nel piccolo, accade in ogni ambiente, sia esso un circolo fotografico, un forum come questo. Ci si conquista una certa fama - o credibilità che dir si voglia - e da qual momento qualunque cosa si faccia è considerata magia pura». Quanto scrive Flavio ci potrebbe aiutare a essere meno indulgenti con noi stessi... smile.gif

A questo punto rilancio, dopo la lunga riflessione sul problema della veridicità e l'efficacia del fotoracconto. Scontato che oggi rifiutiamo la propaganda, anche se continua a essere portante nella comunicazione visiva... Scontato che chiediamo dunque onestà intellettuale, e dunque resoconti veritieri.

Vogliamo dunque provare a cercare d'individuare quali criterî possano rendere una foto il meno dipendente possibile dalla parola e dunque dalla didascalia?

Messaggio modificato da _Nico_ il Apr 16 2005, 01:14 PM
Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #98
Io direi che una singola foto o una serie di foto, che documentano un qualcosa, non devono far altro che rispondere alle domande giornalistiche
"Chi? Cosa? Come? Dove? Quando?" per avere un valore di racconto. Il valore artistico lo lascio invece a chi più esperto di me.
A parer mio il come deve avere duplice valore:
-Come sta accadendo l'evento o come sta facendo la determinata cosa
-ma anche come soggetto e fotografo "compatiscono" (nel senso di provano vicendevolmente sensazioni) il dato evento.
Non necessariamente una singola foto deve rispondere contemporaneamente a tutte le domande, ma sicuramente deve essere privilegiata quella che riesce a rispondere in un singolo scatto.
Se invece per criteri ti riferisci a criteri tecnici, allora non so rispondere, poichè credo che ogni singolo evento è irripetibile; costruire un modello di inquadratura o di stile, sarebbe una generalizzazione artificiosa. Quel che tecnicamente potrebbe essere giudicato è se la data visione fotografica o inquadratura, raggiunge lo scopo di rispondere alle domande suddette nonché alla duplice valenza del "come".
Punto nodale, a mio parere ovviamente, è che il soggetto dello scatto documentaristico sia sempre il "documentato", anche se filtrato tramite gli occhi del "documentatore".
Ho capito l'argomento della riflessione? hmmm.gif
Cris
_Nico_
Messaggio: #99
Sì, hai inteso perfettamente... smile.gif

Non ponevo questioni tecnico-estetiche, ma di metodo. Anch'io ho pensato alle fatidiche e spesso trascurate cinque domande, e mi sembra che le due che più facilmente sfuggono e non sempre siano facili da includere nell'immagine siano il dove e il quando... Ho l'impressione che talvolta anche il come possa risultare di più difficile documentazione, ma potrei sbagliarmi.

Emblematica è proprio quella 'haitiana' di ci si parlava. Senza la scritta sarebbe di difficile ubicazione... Ma d'altra parte non si può pensare che gli eventi accadano in corrispondenza di scritte od oggetti esplicativi (come potrebbero essere il Colosseo, la Tour eiffel, per fare esempî macroscopici).

Messaggio modificato da _Nico_ il Apr 16 2005, 02:06 PM
photoflavio
Messaggio: #100
QUOTE(_Nico_ @ Apr 16 2005, 01:13 PM)
[...]
Vogliamo dunque provare a cercare d'individuare quali criterî possano rendere una foto il meno dipendente possibile dalla parola e dunque dalla didascalia?
*



Nico,
giuro... non saprei rispondere. Ho riletto più volte gli ultimi passaggi, ed ho riguardato "tutte" le immagini della prima pagina da te segnalata, worldpressphoto.nl.
La risposta forse è che la foto giornalistica, chiamiamola così, senza la didascalia non risponde quasi mai alle domande di cui si è parlato (salvo alcuni casi... che so, se fotografo uno schiacciato da un treno e si intravvede il cartello della stazione, la foto mi dice almeno "dove" e "cosa")
Prendi ad esempio questa Foto - potrebbe essere una che è caduta dalle scale, oppure una che ha avuto un frontale con l'auto. Invece si tratta di violenza domestica.
Oppure questa - penserei a tutto tranne che all'Alzheimer.
E questa qui potrebbe essere qualunque scuola di qualunque posto, e non dirmi nulla sotto il profilo emotivo - non trasmettermi nulla. Ma poi leggo la didascalia, ed alla parola Beslan sento il sangue gelarsi nelle vene.
La didascalia è, a mio avviso, superflua nella foto fine a se stessa, nella foto che mi fa vedere un bell'albero - indipendentemente dal contesto, od un bellissimo viso, ovunque sia ripreso.
Questa è una bella ragazza, il ritratto è a mio avviso tecnicamente ineccepibile, ed il fatto di essere scontestualizzato non pesa. Scattata a Parigi, a Roma, poco imposta; resta un bel ritratto che non vuole dire nulla di più.
Questa invece potrebbe essere scattata fuori da uno stadio, ma la didascalia mi chiarisce che si tratta della rivoluzione in Kyrgyzstan.

Proverò a riflettere ancora sulla domanda da te sollevata... hmmm.gif alle prossime.

Flavio



Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #101
QUOTE(giulianodits @ Apr 8 2005, 12:45 PM)
QUOTE
tre foto più celebri in assoluto, accanto a quella di Alberto Korda che coglie lo sguardo del Che, finito su milioni di poster e magliette, e a quella di Robert Capa che fissa la morte del miliziano in Spagna

Che sono divenute famose, e rispolverate ancor oggi, per la loro forza ed utilità propagandistica!
Provate ad immaginare se analoghe foto avrebbero avuto tanto successo se fatte sul fronte opposto. Sarebbero state subito dimenticate e dell'autore si sarebbe dimenticato anche il nome, poichè colpito da "damnatio memoriae".
Qui la fotografia c'entra poco, trattasi di propaganda.
*



Proviamo, una volta, a non buttarla sempre in politica e a fare dietrologie infondate?
La famosa foto del "Che" è tutto fuorchè una "ricostruzione propagandistica".

Riporto Parte di un'intervista di Jaime Saruski all'autore, Alberto Korda:

Viene da chiedersi se Korda fosse consapevole del fatto che quelle foto...sarebbero andate al di là dell'istante in cui furono scattate. Ma Korda, in tutta franchezza, risponde che non era consapevole, nè che se lo aspettava. "Neanche quando facesti la famosa foto diChe Guevara, il 5 marzo del 1960, ai funerali dei caduti nel sabotaggio del vaporettoLa Couvre nel porto di La Habana?"
"Quella la feci senza che lui se ne accorgesse. Mi trovavo a circa 8 o 10 metri dalla tribuna...la mia macchina fotografica aveva un piccolo teleobiettivo. Improvvisamente mi accorgo che il Che si avvicina al parapetto della tribuna, dove si trovavano ancheJean Paul sarte e Simone de Beauvoir....Fino a quel momento il Che si era tenuto in seconda fila, capitò che si sporgesse a guardare il fiume di gente...allora potei scattare un paio di volte, niente di più perchè poi si ritirò indietro".

Una istantanea, dunque, frutto del caso e del colpo d'occhio di Korda.
Diego
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Messaggio: #102
Potrebbe sembrare ovvio per voi che io sia daccordo con Cristiano, ma visto che non sempre accade, stavolta devo dirlo francamente, sono in sintonia con lui sulle domande cui deve o dovrebbe rispondere una foto per essere considerata un racconto completo di un evento.
Come detto da Nico, questo non sempre è possibile e ne sono convinto anch'io, ma che ci si sforzi per avvicinarsi a queso concetto mi pare uno sforzo che un fotografo "deve" fare. Il come sta alla sua sensibilità e soprattutto al suo occhio fotografico.
Ci sono state foto che mi sono rimaste impresse per la loro completezza, da quella vincitrice del WPP 2002, a quella del solito McCullin "Operaio al primo turno" se non ricordo male il titolo. Foto insomma che non abbisognano ci una didascalia per raccontarci una storia completa. In alcuni casi il dove secondo me, può benissimo passare in secondo piano. In alcuni scatti infatti vi è contemplato più che un avvenimento uno "stato" che può essere comune al dilà dell'ambiente o della Nazione, ma che si fa tratto di congiunzione tra modi di vita o stati sociali.

Messaggio modificato da __Claudio__ il Apr 19 2005, 03:38 PM
Utente cancellato
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Messaggio: #103
Infatti spesso si preferisce affidare il documento ad una serie di fotografie piuttosto che ad un singolo scatto e non è una tecnica sbagliata. Certo la collocazione spaziale e temporale non è facile, bisogna riconoscere abbigliamenti, architetture etc etc e quindi in primis avere la cultura necessaria. Certo non si può aspettare il cartello sempre, però spesso si può riconoscere da altri particolari dalla vegetazione, a un tipo particolare di decorazione, che se non altro può collocarla nell'area culturale probabile. Per questo motivo nonostante sia sempre la più vista e apprezzata, ma sempre la meno studiata, la fotografia di reportage o di fotogiornalismo è una difficilissima "arte". perchè dovrebbe riuscire unire al senso puramente estetico, anche quello tecnico e quello giornalistico. Ad oggi l'immagine fotografica, mi sembra essere più da corredo che un racconto in sé. Se quindi è difficilissimo fare una serie di fotografia che parli da sola è per questo motivo che una foto singola che risponda a tutte le domande citate prima, che abbia gusto estetico, forte contenuto e precisione tecnica, nell'arco di un attimo, dovrebbe diventare un simbolo assoluto e rappresenta per me, ciò a cui aspirare, fotograficamente parlando.
Io credo che ci sia troppa benevolenza, generalizzando e quindi senza citare casi particolari, negli scatti fotografici premiati. C'è troppa influenza del nome, della rivista, come giustamente facevi notare Nico,ma anche troppa partecipazione umana. La foto di una signora con l'Alzheimer come postata da Flavio, seppur potrebbe essere corretta nella serie di foto, perde valore come scatto singolo, anche perchè magari non era così stata pensata. Nonostante questo si tende ad immedesimarsi (ovviamente) o nel dolore che si vede o in quello che vede il fotografo e quindi considerare non la foto in se, se risponde a determinati criteri, a mio parere imprescindibili, ma le emozioni che trasmette la conoscenza dell'evento raffigurato. Tutti hanno una idea del disturbo dell'Alzheimer e quindi passano sopra ai dati rappresentati oggettivamente dell'immagine, votando più l'emozione che suscita il volto più o meno commovente della signora. E questo succede sempre, anche su questo forum e dovunque.
Quando io prendo i rullini sviluppati anche solo delle vacanze, mi chiedo se sono riuscito a trasmettere quello che io ho visto del posto, almeno dell'area ( a volte la collocazione esatta è superflua), e le sensazioni che io ho visto in quel paesaggio. E mi chiedo se faccio capire questo con una, dieci o cento immagini. Quando riuscirò a far capire tutto con uno scatto sarò un grande reporter, fino ad allora ho ancora da imparare.
Invece troppo spesso il reportage è considerato alza e scatta, poi scrivi cos'è e quindi a corredo delle tue parole ci sono le immagini. Un modo onesto per vendere, ma di un non elevatissimo spessore fotografico. Così se noi invece che cestinare una foto dalla quale non si capisce quello che si sta vedendo senza spiegazioni, la teniamo e la mostriamo con le speigazioni. Allo stesso modo le giurie hanno preso l'abitudine di valutare non direttamente e solo e unicamente la foto.
Senza riferirmi a nessuno in particolare, ma anche su questo piccolo angolo di mondo che è il forum, spesso vediamo immagini acclamate per motivi molto molto diversi dalla foto in sé. Se noi non siamo critici con noi stessi, non possiamo pensare di esserlo con gli altri e non possiamo quindi pensare che le giurie siano tanto diverse da noi.
Cris
photoflavio
Messaggio: #104
Vedere una discussione appassionata, interessante e ricca di opinioni così diverse finire in quarta pagina è stata una sofferenza. Almeno in segno di ringraziamento per chi l'ha promossa, Nico, e per chi l'ha mantenuta viva con l'ardore delle proprie idee, Cristiano, Claudio, Tembokidogo, Pagaso... scusate se non vi cito tutti, ma vi ho tutti presenti - e tutti vi ho letto con eguale attenzione, dovevo fare questo ulteriore intervento.
Ho stampato tutta la discussione - 83 pagine - e l'ho riletta un paio di volte sottolineando, evidenziando, appiccicando Post-it. La lettura è stata più interessante e costruttiva di molti costosi libri che si trovano in giro di questi tempi.

Molte sono le domande emerse nel corso della discussione, molti gli spunti interessanti, forte la tentazione di correre alla ricerca di un libro per approfondire, o meglio avvicinarmi, allo studio del periodo storico relativo allo scatto "incriminato" del miliziano di Capa.
Senza dilungarmi troppo, vorrei rispondere - sarebbe più corretto dire "fare un paio di considerazioni" su alcuni concetti espressi da alcuni di voi.

Cristiano, "la foto giornalistica dura un attimo - è l'attimo in cui l'evento accade" - hai scritto; parole sacrosante. La foto giornalistica è, o dovrebbe essere, solamente questo. La fotografia di quel preciso fatto realizzata nel preciso momento in cui accadeva.

Le foto create con il principio del "Yo lo vi" citato da Pegaso appartengono ad un'altra categoria, alle "ricostruzioni fotografiche", e come tali potranno essere giudicate esteticamente belle, tecnicamente corrette, perfettamente fedeli alla realtà, ma pur sempre delle ricostruzioni, non delle testimonianze "reali" dell'accaduto. "Yo lo vi", d'accordo, "io l'ho visto e vissuto così", ma forse non dalla stessa angolazione, con lo stesso punto di vista, con il medesimo angolo di campo. Prima ipotesi: vivo in prima persona una scena e la vedo non con il mio occhio, ma con il mio occhio attraverso l'obiettivo, con un angolo di campo ed una prospettiva che sono quelle del mio obiettivo; scatto e realizzo una fotografia della realtà che in quel momento vivevo attraverso la mia macchina fotografica, una "foto giornalistica". Oppure, seconda ipotesi: vivo la medesima scena, mi trovo nel medesimo campo di battaglia, ma con la macchina al collo, e lo sguardo che spazia libero senza l'intromissione dell'obiettivo. Adesso vedo la scena direttamente con i miei occhi, in un certo modo. Quando ricreo la scena, magari nel modo più fedele possibile, porto finalmente la macchina fotografica tra i miei occhi e la scena, forse mi sposto di mezzo metro rispetto alla realtà da me vissuta, solo per ricostruire ancora meglio quell'immagine, quel "Yo lo vi" così drammatico. Scatto e realizzo una bella, bellissima "ricostruzione fotografica".

Nico, resta ancora apertissima l'ultima questione da te sollevata, quella sulle DIDASCALIE. Questa sera si stà facendo tardi, mi prometto di riflettere ancora su questo argomento e di tornarci su al più presto.

Nella speranza che qualcuno di Voi abbia la voglia e l'entusiasmo per proseguire questa bellissima discussione che, quasi ogni giorno, si arricchisce con nuove sfaccettature.

Grazie a tutti, grazie.gif
Flavio

Utente cancellato
DEREGISTRATO
Messaggio: #105
QUOTE(_Nico_ @ Apr 16 2005, 11:30 AM)
No Angelo, non intervengo per segnalare che anche quelle foto sono costruite... smile.gif
...
*


Quando ti deciderai a farlo per me sarà un sollievo smile.gif !!!

Questa discussione ha fatto aumentare il volume della mia libreria; proprio mentre stavo cercando "Slightly out of Focus" e "Apocalisse Criminale" ( grazie guru.gif , read in progress) sono passato a dare un'occhiata al volume relativo al World Press Photo 2004.
Ora, non vorrei che sembrasse una "leccata" al fresco NPU ( Pollice.gif ) però, giuro, quello che ho pensato (con una sfumatura diversa da quella di Nico) è stato: "ma se non leggo la didascalia di queste foto non capisco molto !!!"
Scene di guerra, povertà, soprusi, disastri, uomini con elmetto .... sono tutte cose che so verificarsi nel mondo ma a me interessa sapere dove e quando.
E qui esce il lato drammatico della domanda che mi sono posto: una foto di guerra va contestualizzata perchè ce ne sono talmente tante in giro che non so a quale ci si possa riferire ... unsure.gif ... tristemente tragico.

Didascalie: io, per principio, le ho sempre detestate per un semplice e banale motivo: se devi descrivere con le parole quello che "dice" la tua immagine vuol dire che non hai saputo "scrivere" sufficientemente bene con la luce. E per un Fotografo è, secondo me, la sconfitta.

I premi: per me, come si dice dalle mie parti, "contano come il due di picche quando briscola è cuori"... In generale li vedo solo come delle sponsorizazioni ben mirate (anche se non tutti i Contest vanno catalogati allo stesso modo).
La foto premiata nel 2004 è sì tragica ma, come dice Cristiano, frutto dell'onda emozionale del momento, una foto che "sembrava" obbligatorio dover mettere in risalto.
Io avrei fatto sicuramente altre scelte per lanciare messaggi di ben altra levatura e soprattutto per premiare immagini "simboliche", valide anche fuori dal contesto specifico: rispettiamoci un po' di più, oppure non molliamo mai o ancora cerchiamo di tollerarci anche se diversi ... e ce ne sarebbero molte altre.
Nico ha beccato quelle veramente più assurde (la ragazza con la bandierina e la partita di hockey avevano lasciato senza parole anche me: ma che diavolo di foto sono !?!?!) ma credo comunque che, guardando tra le righe, ci siano "lavori" veramente validi.
In tema di "didascalia", non ditemi che senza leggerla non riuscireste a capire come e dove è stata scattata questa ?!?!?
Documentare un'evento in maniera completa, contestualizzata ed efficace è secondo me un'arte veramente difficile e forse mancano i "manici" veri .... o forse è solo che non perdono tempo con i contest ?!?!

La mia firma (anche se Pippo non è proprio un filosofo) è il mio modo di approcciare ma anche di comprendere la vita: non esiste mai una sola unica chiave di lettura delle cose ....

Devo lasciarvi, ci risentiamo ...

Ciao wink.gif
Angelo
 
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