Guida all'acquisto delle fotocamere vai al Forum

La scelta dell'usato
di Gandolfo Blando (Gandalef)

Le reflex digitali
Dove conviene acquistare? Conclusioni

 

Le reflex digitali
La fenomenale diffusione della fotografia digitale e l'offerta quasi giornaliera di nuovi modelli, porta come conseguenza una forte crescita del mercato dell'usato. È facile quindi fare buoni affari a condizione di adottare alcune precauzioni dettate dal buon senso.

Le reflex digitali presentano molti componenti comuni alle reflex analogiche. In realtà una camera digitale è un mix di parti analogiche e parti digitali. C’è la presenza dello specchio, del vetrino di messa a fuoco, hanno il pentaprisma ed anche l’otturatore. Ovviamente non hanno il vano pellicola per cui il supporto di registrazione dell’immagine non sarà la pellicola ma una scheda di memoria. Non hanno il dorso intercambiabile ma mantengono gli stessi principi funzionali delle SLR. Quindi, parte di ciò che è stato detto sulle reflex analogiche riguardo la valutazione dell’usato, può essere tranquillamente applicato alle DSLR.

In questo capitolo di conseguenza si farà riferimento solamente a quei componenti che non sono comuni con le reflex analogiche come, per esempio, il sensore, gli alloggiamenti per le schede di memorie e così via.

Il sensore


Figura 26 - Il sensore della
Nikon D200

Dopo aver controllato la carrozzeria, iniziamo a dare uno sguardo all’interno. Il componente che viene percepito da molti come il più a rischio è sicuramente il sensore (v. figura 26). In realtà si tratta di un elemento prodotto ogni anno in molti milioni di pezzi, impiegando tecnologie ampiamente consolidate, e che dovrebbe durare per molto tempo, ma tutto dipende da come la fotocamera è stata utilizzata. È facile per chiunque capire che continuare a fotografare il sole a mezzogiorno può rendere la vita difficile al CCD, mentre ritrarre il gatto di casa non provocherà alcun danno o usura.

Nelle DSLR la prima cosa da fare per verificare la “salubrità” del sensore è di scattare alcune foto, preferibilmente salvandole su una nostra scheda di memoria per controllare sul nostro computer (in alternativa potrà essere utilizzata la revisione nel display della fotocamera stessa avvalendoci della funzione zoom sull'immagine) che le immagini non presentino difetti evidenti.


Figura 27 - Si può notare a sinistra l'erosione provocata da parte di un solvente troppo “aggressivo”,
mentre a destra si possono notare
le abrasioni causate dalla pulizia effettuata con materiali
poco morbidi

Il fotografo in generalmente ad un esame visivo superficiale, nota peli e pilucchi, e talvolta anche graffi o striature dovuti il più delle volte ad un’operazione pulizia eseguita in modo improprio (v. figura 27), difficilmente però riesce a notare le particelle di polvere (a meno che queste non abbiano dimensioni macroscopiche) o addirittura la presenza di eventuali microschegge di metallo, nella parte bassa del box specchio, create dall'erosione dell'innesto a baionetta dell'obbiettivo, questa polvere depositata sul sensore immagine e sul sensore autofocus, può rendere le immagini poco nitide, piene di puntini neri, e nei casi peggiori può causare problemi al sistema di messa a fuoco automatico (ghiera del fuoco che passa da un fine corsa all'altro, senza completare la messa a fuoco), o se si riuscirà a focheggiare, si avrà un’immagine con una messa a fuoco imperfetta. Ma esiste uno sporco assai più fine, paragonabile per dimensioni a quelle minuscole dei pixel del sensore e che solo un esame approfondito può evidenziare.


Figura 28 – Si noti nella foto come la polvere si manifesta nell'immagine

Per verificare la presenza di sporco basta scattare verso una superficie bianca uniforme o verso il cielo con un’ottica preferibilmente di lunga focale e con valori di diaframma molto chiusi (f/11 – f/22).
La presenza di polvere o altri corpi estranei risulterà evidente osservando l'immagine a video (v. figura 28). Rimuovere tali nefaste presenze non è mai un operazione elementare, data la difficoltà di raggiungere il sensore e la sua delicatezza, inoltre non sempre si riesce a pulire il sensore in modo completo e talvolta è necessario mandare la macchina in assistenza per una pulizia approfondita.
Va ribadito comunque che qualora il sensore venisse danneggiato va inevitabilmente sostituito ad un costo decisamente elevato. La presenza di sporco sul sensore purtroppo è inevitabile data la natura stessa delle reflex, ed è un fattore con cui occorre convivere, da limitare coi mezzi a disposizione, ma di certo non drammatico nella scelta di una DSLR.

La presenza di polvere ci da soltanto un’indicazione di come è stata utilizzata la macchina. Una fotocamera posseduta da un professionista, che quasi certamente ne ha fatto un uso intenso con frequenti cambi di ottica, è più probabile che sia affetta dalla presenza di polvere sul sensore. Viceversa, il classico amatore che la tiene bella lucida sullo scaffale e la usa una volta alla settimana è meno probabile che abbia il sensore sporco. Finora abbiamo parlato di polvere sul sensore, in realtà va precisato che l’elemento su cui si deposita la polvere o le impurità, non è il sensore stesso ma il filtro cosiddetto low-pass, ovvero il filtro che si trova a protezione del sensore.

Il monitor e gli sportellini

Il monitor (v. figura 29) è il vero centro di controllo delle DSLR, ed anche se non è indispensabile ai fini della realizzazione e memorizzazione della foto, lo è certamente per quanto riguarda i settagli della macchina. Quasi tutte le impostazioni vanno effettuate tramite menu visibili a monitor. Occorre quindi accertarci che questo si illumini regolarmente in tutta la sua superficie, che tutte le informazioni siano ben visibili ed i cristalli liquidi integri. Proviamo a visualizzare i vari menù e se disponibile l’opzione proviamo a variare anche la sua luminosità per vedere come rispondono i cristalli liquidi. Può capitare che in certe condizioni ambientali i cristalli liquidi appaiono temporaneamente scuri, ma questo è normale e non deve farci allarmare. Non considerate fotocamere che abbiano monitor danneggiati (lesioni, graffi profondi, ecc..) (v. figura 30).


Figura 29 – Il monitor della
Nikon D200 perfettamente integro

Figura 30 – In questo caso la rottura
del proteggi LCD ha graffiato
anche lo schermo (Nikon D100)

Altro aspetto non meno importante a cui a volte i possibili acquirenti non prestano molta attenzione sono le condizioni degli sportellini a protezione delle connessioni (v. figura 31) e del vano di alloggiamento delle schede di memoria (v. figura 32). Controllate che le cerniere degli sportellini siano in buone condizioni e tutti gli innesti (del cavetto USB, delle memory card, ecc..) siano integri. Non di rado capita che dopo un incauto acquisto ci si accorge che gli sportellini non si chiudono perfettamente a causa del cedimento delle cerniere o peggio ancora che il cavetto USB non si innesta poiché l’attacco è danneggiato o la memory card non rimane ferma a causa della rottura del fermo di aggancio. Provate ad inserire ed estrarre le schede di memoria, i cavetti, la batteria e se avete un PC a portata di mano potete anche provare a collegarla e verificare che le interfacce di connessione funzionano correttamente. Il fatto che le connessioni siano in buono stato non vuol dire che non vi siano difetti celati ed una volta ritornati a casa col tanto agognato acquisto, ci si ritrova a non poter scaricare le foto perché la porta USB non funziona.


Figura 31 – Vano connessioni
della Nikon D200

Figura 32 – Vano di alloggiamento della scheda
di memoria (Nikon D200)

L’otturatore
L’otturatore, come il sensore, è l’elemento più critico e delicato in una DSLR, parimenti alle fotocamere analogiche andrebbe verificato il suo corretto controlliamo. Anche se in linea generale valgono i principi esposti al capitolo precedente, in questo caso una sua verifica, quanto meno visiva, è molto più difficile poiché com’è noto in queste macchine il dorso non è apribile ed possibile fare una sua ispezione solamente accedendo dal bocchettone anteriore. Questo componente (come le batterie, le schede di memoria, ecc..) ha ciclo di durata, seppur notevole, comunque limitato. Fortunatamente le DSLR hanno il vantaggio di poter visualizzare subito lo scatto, così è possibile fare delle prove per vedere se esso funziona correttamente, inoltre è buona regola accertarsi del numero di scatti che la macchina ha eseguito fino a quel momento in modo da sapere quanto l’otturatore (e gli altri componenti) sono stati sottoposti ad usura. Se non ci fidiamo delle parole del venditore, in rete è possibile reperire dei software che analizzando i dati di scatto riescono, con buona approssimazione, a darci il numero complessivo di scatti effettuati dalla fotocamera fino a quel momento.

Hot pixel, Dead pixel
Fra le varie prove che si possono effettuare per verificare la corretta funzionalità del sensore, c’è anche quella degli hot pixel e/o dead pixel. Bisogna però distinguere gli hot pixel dai dead pixel, entrambi comunque normali sui sensori.

I primi, tipicamente di colore rosso, si presentano normalmente in modo esponenziale in forma direttamente proporzionale al tempo di posa elevato alla sensibilità e non sono controllabili via software proprio perchè cambiano il comportamento in base a tempo di posa, sensibilità e temperatura.
I dead pixel sono invece pixel sempre accesi o sempre spenti (diciamo sempre bianchi o sempre neri) indifferentemente dalle variabili sopra descritte. Bisogna oltretutto tenere in considerazione che quanto sopra detto varia nel tempo. Un sensore potrebbe infatti manifestare degli hot pixel che con l'utilizzo divengono “dead”. I primi ci saranno sempre, è praticamente impossibile avere una fotocamera senza hot pixel. I secondi invece possono essere rimappati, cioè in assistenza vengono disabilitati e gli viene “clonato” il valore di un pixel vicino. Normalmente quando ad essere interessato è un singolo pixel è preferibile evitare l'invio della fotocamera in assistenza per una immediata rimappatura, perchè con il tempo potrebbe ripresentarsi. Con ciò non significa che bisogna tenersi un pixel “dead” ma, riscontrato ciò, si potrà decidere se inviare la fotocamera immediatamente per un intervento oppure rimandare la cosa più avanti. L’importante è mettere in conto la eventuale spesa necessaria.


Figura 33 – Presenza
di due hot pixel

Detto ciò, per verificare la presenza degli hot pixel basta porre il tappo davanti all’obiettivo, settare gli iso a valori alti (diciamo da 800 in su) e scattare con un tempo di posa lungo (da 1 a 20 secondi). Si può ripetere la prova senza tappo davanti l’ottica inquadrando un foglio di carta bianco. In figura 33 è possibile notare, ad esempio, la presenza di due hot pixel. Ovviamente non bisogna esagerare con i tempi di esposizione poiché il circuito di amplificazione del segnale potrebbe produrre un elevato rumore da far apparire i pixel come difettosi.

 

 
precedente