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Italiani
Seba Pavia


© Seba Pavia

Un ampio reportage sull'Italia e sugli italiani, realizzato come work in progress a partire dal 1999. Il giovane Seba Pavia osserva con ironia e con sguardo disincantato le abitudini degli italiani e ci racconta gli aspetti paradossali di un paese pieno di contraddizioni e oscillante tra inossidabili tradizioni e i segni che una rapida e caotica trasformazione hanno lasciato nel tessuto sociale.
Una fotografia dell'immediatezza, scanzonata e divertente, ispirata dalla curiosità verso la gente e dalla capacità di farsi stupire dalle situazioni. In mostra alla Galleria Grazia Neri fino al 16 ottobre 2003. Di seguito Seba Pavia illustra il suo lavoro.


Il tema è un classico del reportage. Mi è stato proposto come argomento di ricerca dall'Agenzia con la quale lavoro, Grazia Neri. Mi é piaciuto da subito.... Uso una camera con il mirino a pozzetto che essendo all'altezza della pancia non risulta subito evidente a chi viene fotografato e mi lascia "a volto scoperto". Credo che questo sia determinante sotto il profilo del linguaggio visivo che ne risulta. Scatto dall'altezza di un bambino di sette anni. Una macchina fotografica condiziona lo stile. Spesso vado "a caccia" con amici fotografi. E' molto divertente e stimolante. Non pretendo di fotografare la realtà. Personalmente mi limito a puntare la macchina, seguo l'istinto. Vago guidato dal flusso. In effetti è come se sparassi. Susan Sontag scrive che la fotografia é sempre surreale in quanto riproduzione e riduzione della realtà. Mi piace! In effetti la realtà potrebbe anche non esistere.


© Seba Pavia

Mi piace guardare la gente. Sembra che Dio sia un regista eccentrico e poco rispettoso che appioppa ai suoi attori dei personaggi difficili e non del tutto dignitosi; anche trattandosi solo di una fiction. Mi piacciono le persone. Non credo di essere diverso dagli altri, anzi il mio lavoro mi spinge ad una continua autocritica e a riconsiderare quelli che sono i miei valori. Non credo di somigliare alla gente, mi sento completamente diverso. Il mio lavoro porta ad avere una visione molto cinica e distaccata della gente. I bambini sono una copia grottesca degli adulti che, senza personalità, imitano modelli di vita prospettati da altri. Peraltro con biechi scopi commerciali. Molte persone dicono che ci vorrebbe una guerra. Ad Acicastello (CT) davanti una scuola elementare c'è un giardinetto con un cannone della seconda guerra mondiale con cui giocano i bambini.


© Seba Pavia

Perché? Perché viene alimentata in loro la passione per le armi? E non parlo dei monumenti. Quando c'è stata l'alluvione ad Alessandria, qualche anno fa, sono andato a fare foto. Mi sono sentito uno sciacallo. La gente aveva piacere che fotografassi, per loro ero una speranza. Io sfruttavo i loro problemi per il mio successo, foto fortissime ... le volevo mandare a World Press Photo ... insomma … preferisco i supermercati. Viva la normalità, belando, grugnendo agli estranei, ruminando, ringhiando per il parcheggio da dietro i finestrini ci sentiamo tanto superiori agli altri animali. Grunt! L'unica cosa che ci rende veramente diversi dalle altre specie è ridere… ma non lo consideriamo un valore. Ridere sarebbe l'ultima risorsa, noi lottiamo per cose completamente vuote, che non ci servono e che non migliorano la nostra vita. Speriamo, almeno, di andare in onda in prima serata.

© Seba Pavia

Chi sono (autobiografia semiseria sul tema Fotografia e quant'altro)
Sono nato da Ciccio Pavia e Orietta DeSimone il 7 agosto del 1972 sotto un mandorlo in fiore, fuori stagione, alle pendici dell'Etna. Mio padre, nato nel '26, era un ricco commerciante di tessuti, seguiva la moda e l'arte, è morto nell'agosto del 1983, avevo 11 anni. Era un signore all'antica, ma collezionava quadri, dischi e riviste, dall'architettura al sexy. Mia madre, del '50, figlia di industriali decaduti, è appassionata di sport, arte e natura. Ho un fratello coetaneo, Nanni è skipper e maestro di snowboard, e un fratellastro carissimo di soli 11 anni, Carlo.
Ho ricevuto una prima educazione classica in famiglia e poi una, più pratica, nelle strade vicino casa. Dopo dieci anni di scuola privata mafioso-cattolico-pseudo altoborghese ho trovato me stesso al Liceo artistico, un liceo assolutamente inutile… ma un mio compagno ultraripetente mi ha portato con se a fare foto di matrimonio e mi sono divertito imparando moltissimo.
Nel frattempo sono entrato in un giro di amicizie di musicisti filo Led Zeppelin catanesi. Ho frequentato il corso di Scenografia all'Accademia di Belle arti che a causa degli ottimi caffè del bar Manganelli e della squisita tavola calda dei bar della vicina via Etnea si è rivelato dispersivo e vago: non si riusciva a trovare gli insegnanti; ma ho incontrato Carmelo Nicosia, insegnante di fotografia artistica, che controvoglia mi ha introdotto alla sperimentazione.
A diciannove anni, ho lasciato Catania per Milano (insieme a Mariolina, mia musa e compagna), nella prospettiva d'iscrivermi ad un corso pluriennale di batteria. Un'invasione di cavallette mi ha costretto a ripiegare sul corso quadriennale di fotografia all'IED dove ho avuto la fortuna di avere Edward Rozzo come Maestro e di trovarmi in una bella classe, dove ho conosciuto Emanuele Colombo, mio grande amico.
Nel '93 ho fatto la mia prima esposizione personale. Finito il corso ho vinto una borsa di studio (grazie ad Alfredo Albertone) a Fabrica. Lì ho conosciuto Michele Cavaliere (ex Cuore) amico bello. Dopo i nove mesi trevigiani, passeggiando per campi e orti, ho trovato Tea Pavia, mia figlia. Con Mariolina erano anni che coltivavamo cavoli, in effetti, e non avevamo pensato alle conseguenze.
Tornati nella capitale delle tangenti ho ripreso i rapporti con Grazia Neri, con le agenzie di modelle e con Carlo Spoldi (capo di grafica a Fabrica). Durante questi anni ho frequentato come documentatore l'atelier Lui di Enrico Lui: un laboratorio di ricerca sul corpo molto espressivo e libero. Lui purtroppo muore nel '99.
Le riviste hanno riposto fiducia in me, e durante la new-economy ho lavorato veramente moltissimo con quasi tutte le riviste italiane, specialmente per Amica di Fabrizio Sclavi. Ho imparato tanto. Campagne per Samsonite e Cappellini nel '97 con Claudio Dell'Olio; successivamente per Mandarina Duck per quattro stagioni consecutive con Giorgio Demitri. Importante e stimolante l'amicizia con Maria Calderara e Daniela Lepori con cui lavoro dal '99.
Nel 2002 durante un passaggio migratorio di cicogne mi sono ritrovato un bimbo in braccio, Ciccio Pavia.
Adesso mi trovo a fare una mostra di reportage sull'Italia. Ci lavoro dal '99. Un paese allungato, attraversato dalla storia del mondo, finché non ne verrà cancellata del tutto la memoria… la cosa é già in corso. Ho premuto il pulsante di scatto senza un progetto preciso. Sono andato in giro per vari motivi e interessi imbattendomi nelle cose più svariate. Della fotografia m'interessa l'aspetto documentativo, grammaticale (come l'uso del parallasse) e accidentale come nelle foto comuni delle vacanze.

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