a cura di Gerardo Bonomo

AI, AI-S e AF / AF-S
Vecchie ottiche, nuovi corpi
Capture NX: il vetro non è tutto Stessa baionetta, stessa filosofia nel tempo
Il bello dell'AI Conclusioni

 

AF sì, AF no

Se l'autofocus è indubbiamente una grande comodità ed è essenziale in molte situazioni fotografiche "veloci" come la fotografia sportiva o naturalistica, sono comunque molte le situazioni in cui ci si vuole e ci si può prendere una pausa dagli automatismi per decidere in modo libero e più personale cosa la fotocamera deve fare e non il contrario. Nelle situazioni fotografiche che lo permettono abbandonare gli automatismi e decidere con le sole proprie forze e in assoluta libertà cosa fare, dove mettere a fuoco e che esposizione utilizzare, rende il traguardo più difficile ma la soddisfazione a tagliare un filo di lana così sottile è decisamente superiore, senza dimenticare il fatto di poter contare su una fotocamera dell'ultima generazione utilizzandola con ottiche vecchie di venti, trent'anni fa, ancora perfette e funzionanti.

Questa tendenza non è relegata a una piccola nicchia di appassionati: la stessa Zeiss ha di recente presentato sul mercato una intera serie di obiettivi manual focus espressamente realizzato proprio per Nikon, senza contare che Nikon ha ancora a catalogo – e ancora produce – un certo numero di focali AI.

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Una baionetta F artigianalmente modificata in AI, questa vecchia ottica
Nikon ha un innesto compatibile anche con la Nikon D40

Esporre a vista

Utilizzando le ottiche AI, e qualsiasi ottica priva dei contatti CPU, non è possibile utilizzare l'esposimetro incorporato nella fotocamera: bisognerà quindi effettuare uno scatto di prova e valutarne la correttezza dell'esposizione sul monitor della fotocamera, aiutandosi anche con la visualizzazione dell'istogramma e della visualizzazione delle alte luci, che in un'immagine sovraesposta lampeggiano per indicare le zone troppo esposte e quindi prive di dettagli. Paradossalmente è più facile ottenere un'immagine perfettamente esposta in questo modo, quindi scattando e valutando l'immagine a monitor per poi eventualmente scattarne una seconda, che con la migliore delle reflex professionali a pellicola, dove comunque le variabili in gioco sono così tante che, nonostante la perfezione degli automatismi esposimetrici, è solo guardando le foto sviluppate – troppo tardi quindi per rimediare anche alle impostazioni automatiche che la macchina ha applicato in modo corretto ma diverso dalla personale interpretazione del fotografo – che si può valutare se la macchina ha scattato non solo in modo corretto, ma perfettamente integrato con la visione che il fotografo ha avuto di quella foto osservando la scena. Macchine professionali come la Nikon D2Xs o prosumer come la Nikon D200 permettono di utilizzare l'esposimetro con le ottiche Nikon Manual Focus AI: sono progetti diversi e molto più costosi sia in termini di realizzazione della fotocamera che di costo al pubblico e riservati ai professionisti e ai prosumer, ma tant'è.

Restano comunque delle differenze tra la qualità di una vecchio progetto AI e di un'ottica AF dell'ultima generazione: la differenza non sta solo nel fatto che le seconde possono lavorare anche in AF ma nel progetto ottico stesso e nell'evoluzione che l'industria ottica ha percorso e sta ancora percorrendo.

 
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