Marco Milani

A cura di:

Sulle vette della Terra

Tutto è nato dall'incontro tra due passioni dominanti, l'alpinismo e la fotografia, che si sono fuse e hanno dato origine a una professione a tempo pieno, quella di fotografo specializzato in montagna. Un lavoro che mi porta a non stare mai fermo, a spostarmi continuamente tra le valli alpine dalla Francia alla Slovenia, oltre ai viaggi più lontani, in Himalaya, Patagonia, Nord Europa e in tutti quei posti dove ci sia un paesaggio che abbia a che fare con le montagne.

La macchina fotografica è in genere l'accessorio che accompagna qualsiasi viaggiatore durante il suo percorso, una sorta di taccuino grafico dove annotare in maniera perfetta i ricordi visivi, talvolta persino le sensazioni, che determinati luoghi ed esperienze comunicano.
Per me l'alpinismo è sempre stato una sorta di viaggio: un'avventura profonda, anche se talvolta fatta a pochi chilometri da casa, meticolosamente preparata nell'attrezzatura da scalata e nello studio delle relazioni di salita, condita sempre da un pizzico d'imprevisto e di scoperta.
La macchina fotografica non poteva certo mancare, quasi fosse un diario facile da scrivere; fissare sulla pellicola quelle prospettive così difficili da raggiungere mi sembrava un'occasione da non perdere.

Poi, a mano a mano che si accumulavano le fotografie scattate dalle pareti e dalle creste ghiacciate, mi sono reso conto che quest'archivio non era soltanto il deposito delle mie memorie, ma poteva comunicare qualche cosa anche a chi questi luoghi non li aveva visti o addirittura non ne immaginava neppure l'esistenza.
Ecco dunque le fotografie divenire, da semplici ricordi, le protagoniste di una gita; cominciai a pianificare le mie uscite con l'obiettivo dell'immagine, della luce da cogliere, dell'inquadratura particolare. Lo zaino si riempì di macchine, pellicole, obiettivi, cavalletto ed infiniti altri accessori, raggiungendo dimensioni e peso di tutto rispetto.

Le uscite in montagna non avevano più lo scopo di guadagnare una cima ma piuttosto seguivano il disegno della luce durante le varie ore del giorno, secondo i capricci delle nuvole.

Tuttavia accade spesso che, raggiunto il punto scelto sulla carta da dove scattare le foto, il tempo decide diversamente, costringendo a tornare una seconda, se non una terza volta.
Capita speso di bivaccare in vetta nel sacco a pelo, scaldato dal tè che bolle nel fornelletto a gas. Poi, nei primi chiarori rosati dell'alba, di precipitarsi intirizziti a montare cavalletto e macchina per non perdere neanche un istante degli attimi magici di colore che solo il sorgere del sole a 3000 metri sa dare.
Ormai sono dieci anni che mi muovo continuamente tra le montagne, alla ricerca delle visioni più particolari, percorrendo in media 50.000 metri di dislivello all'anno. Con le mie immagini cerco di raccontare quanto sia meraviglioso e selvaggio questo mondo, anche quelle delle Alpi alle porte delle grandi città, augurandomi che le mie fotografie servano da stimolo per qualcun altro nell'intraprendere un viaggio, fosse anche nelle valli di casa e per un giorno soltanto.
E quella giornata sarà ricca di sensazioni quanto una spedizione nell'angolo più remoto del pianeta: basta fermarsi ogni tanto e osservare in silenzio.

L'attrezzatura
La fotocamera compatta usata durante le prime scalate è stata rimpiazzata da macchine ben più sofisticate e pesanti, che mi hanno assicurato una qualità superiore. Innanzi tutto la reflex 24x36, da sempre una Nikon.
Ne ho avute e provate tante, ma la coppia di F90x è quella che mi accompagnato veramente dappertutto, anche nelle situazioni più estreme a 20° sotto zero. Un 16 mm, il 20 mm, lo zoom 24-120 ed il flash sono il minimo che porto ovunque. Se nello zaino c'è ancora posto aggiungo anche l'80-200 f/2.8, una lente eccezionale.

Spesso mi si chi chiede se ho utilizzato filtri o manipolazioni al computer; per quanto riguarda i filtri mi limito ad impiegare talvolta un polarizzatore o un graduato neutro grigio, unicamente per togliere un po' di foschia o ribilanciare le luminosità sulla pellicola, mentre non utilizzo il computer per alterare una fotografia, cancellando elementi o sostituendo gli sfondi, poiché credo che le infinite variazioni della natura offrano degli spunti ben più fantasiosi e sorprendenti dei fotomontaggi.
Per i libri in grande formato utilizzo un panoramica Noblex che sforna fotogrammi da 5x12 cm con un dettaglio insuperabile negli altri ingrandimenti. Il computer è divenuto il compagno di lavoro inseparabile nella post-produzione.

Tutte le migliori fotografie vengono infatti scansionate in alta risoluzione, didascalizzate e gestite da un database, l'unico modo per districarsi in un archivio che ha superato le 100.000 immagini.
Le macchine digitali da poco hanno cominciato a raggiungere quasi la pellicola in termini di qualità e recentemente una Coolpix 5000 è sempre in tasca; devo dire che i risultati di questa compattina dal peso piuma sono sorprendenti, comodissimi inoltre da gestire in quanto non esistono più i tempi morti di sviluppo e di scansione.

Chi sono
Nato nel 1961, ho cominciato a fotografare fin da bambino, una passione trasmessami da mio padre. Dal 1980 mi dedico all'alpinismo, con centinaia di salite all'attivo sulle Alpi e in India, Pakistan, Nepal, Cina, Usa, Norvegia, Marocco, Islanda, Patagonia. Insieme ad Alessandro Gogna, noto alpinista e scrittore, ho fondato la K3 Photo Agency, agenzia fotografica specializzata in immagini di montagna e natura.

www.marcomilani.com

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